Il ministro Brunetta ha dichiarato che la manovra non porterà ad alcuna perdita del potere d’acquisto dei dipendenti pubblici, attirandosi persino l’etichetta di “cretino” dal collega Tremonti durante la presentazione delle nuove misure. Ma al di là della rappresentazione da avanspettacolo da parte del Governo, lo spettacolo in cartellone oggi è tutt’altro. Fare i conti è semplice, basta una semplice massaia, non è necessario essere docenti di economia come Brunetta. I numeri sono questi: un dirigente medico o veterinario dipendente del Ssn, fissata a 100 la retribuzione alla chiusura del contratto il 31 dicembre 2009 e a 100 il valore del l’inflazione, alla fine del 2013 avrà avuto una perdita del suo potere d’acquisto del 12,58 per cento, pari a una perdita economica totale di 29.325 euro.
Come dicevamo i conti visti nel dettaglio sono estremamente semplici. I contratti del pubblico impiego vengono bloccati per cinque anni, dal primo gennaio 2010 al 31 dicembre 2014. Il tasso di inflazione annuo nel 2010 è stato dell’ 1,6%, nel 2011 del 2,6%. Se questo tasso si mantiene invariato nei prossimi 4 anni il risultato finale porterà alla perdita percentuale complessiva che abbiamo indicato, il 12,58 per cento. Questo perché l’inflazione continuerà a incidere, mentre le retribuzioni rimarranno bloccate.
Andando ancora più nel concreto. Consideriamo la retribuzione media annua di un dirigente medico o veterinario, 76.000 euro, l’indennità di esclusività di rapporto, 10.800 euro, e arriviamo a uno stipendio medio annuo lordo pari a 86.800 euro. La perdita annuale dovuta al mancato recupero dell’inflazione sarà di 1.388 euro nel 2010, 3.681 euro nel 2011, 6.034 euro nel 2012, 8.447 euro nel 2013, 9.772 nel 2014. In totale, quindi, la perdita sarà di quasi 30.000 euro nei cinque anni. A cui si deve aggiungere un’ulteriore perdita del 5% per chi percepisce più di 90.000 euro, come deciso dalla manovra dell’estate scorsa.
Non confondiamo, poi, attenzione, lo slittamento al 2014 del rinnovo dei contratti con una lunga vacanza contrattuale. Questi 5 anni senza rinnovo sono 5 anni persi: non vi sarà alcun recupero di quanto non erogato. Una perdita secca di cinque anni di reddito. Si tratta di una situazione mai vista prima nella storia lavorativa. È come dire che la storia si ferma. Non sottovalutiamo poi il fatto che 5 anni di rivalutazioni stipendiali perse avranno anche un impatto fortemente negativo sulla pensione e sulla liquidazione.
«Se tutto questo sia sostenibile – commenta il presidente della Federazione veterinari e medici, Aldo Grasselli – lo lasciamo dire ai nostri colleghi e non ai ministri e ai parlamentari che non hanno ridotto di una lira le loro indennità. Visto e considerato che sono le famiglie a dover affrontare la vita normale di tutti i giorni».
E aggiunge: «Se tutto questo significa mantenere il potere d’acquisto, allora siamo molto curiosi di sapere come e dove fa i suoi acquisti il ministro Brunetta».
Le tabelle con gli effetti della manovra
comunicato Fvm – 7 luglio 2011