Noleggio, cilindrate più basse e car sharing per passare da 4 a 3,2 mld. Basterà?
Ad un anno di distanza dal primo monitoraggio sulle auto blu avviato dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta vara la prima direttiva, la n. 6/2011, che spiega alle Pubbliche Amministrazioni quali misure dovranno adottare per ridurne il numero e gli enormi costi di gestione. L’obiettivo del dl 78/2010 “Misure di contenimento e razionalizzazione della spesa delle pubbliche amministrazioni – Utilizzo delle autovetture in dotazione alle amministrazioni pubbliche” varato lo scorso anno è quello di tagliare entro il 2012 la spesa dell’80% rispetto ai costi sostenuti nel 2009, una misura che tradotta in cifre significa passare dai 4 miliardi del 2009 a circa 3,2 miliardi per acquisto, manutenzione, noleggio e costi d’esercizio. Ecco cosa dice la direttiva emanata da Brunetta.
MENO AUTO DI PROPRIETA’
Renato Brunetta lo aveva detto: meno auto di proprietà e più formule “tutto compreso”. In primo luogo, la direttiva ministeriale dice che è opportuno che “le amministrazioni procedano alla dismissione del parco vetture di proprietà”. La direttiva fa riferimento fra l’altro anche a precedenti interventi normativi, evidentemente disattesi se la spesa negli ultimi anni è lievitata piuttosto che diminuita, come le leggi 412/1991, 662/1996, la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 1998 e quella del Ministro per la funzione pubblica del 30 ottobre 1991. Secondo la direttiva Brunetta “La riduzione del numero complessivo (solo quelle di rappresentanza sono circa 90.000, ndr) può consentire di ottenere significativi risparmi di spesa e di gestione”.
DOWNSIZING E SOBRIETA’
“L’acquisizione in proprietà – recita inoltre la direttiva n. 6/2011 – potrà essere limitata solo ai casi di documentato risparmio e di acquisto di autovetture a bassa emissione di agenti inquinanti, nel rispetto delle prescrizioni comunitarie. Nella scelta delle autovetture, inoltre, le amministrazioni dovranno porre specifica attenzione alla selezione dei modelli e delle cilindrate”. I minori costi di gestione, dice il Ministro, “dovranno derivare anche dalla riduzione della potenza, della cilindrata, dei consumi, dei premi assicurativi e delle spese di manutenzione, nonché dalla scelta di allestimenti e modelli con caratteristiche di sobrietà e non eccedenza rispetto alle esigenze di utilizzazione delle autovetture”. In poche parole, niente vetture superaccessoriate, tanto non servono.
VIA A NOLEGGIO E “CAR SHARING PUBBLICO”
Puntate maggiormente sull’esternalizzazione, ha detto il Ministero agli amministratori: “Per l’acquisizione di autovetture di servizio – si legge nella direttiva -, le amministrazioni potranno ricorrere in via prioritaria alla stipula di contratti di locazione o noleggio con o senza conducente, o di società di tassisti o di trasporto con conducente”. Il contenuto più innovativo della direttiva del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione è però una sorta di “car sharing” fra amministratori che Renato Brunetta aveva annunciato già qualche emse fa: “Una minore spesa potrà, altresì, derivare dall’adozione di strumenti di razionalizzazione dell’uso di autovetture per percorsi in tutto o in parte coincidenti, attraverso l’utilizzo condiviso delle stesse, anche tra più amministrazioni, a fronte di esigenze di servizio programmate periodicamente, ovvero qualora non programmabili, segnalate tempestivamente”.
MENO PERSONALE
Il grosso dei 4 miliardi spesi annualmente per gestire il parco auto pubblico se ne va in stipendi per il personale, che conta circa 40.000 addetti fra autisti, addetti al parco auto, tecnici ed amministrativi. Il totale fa circa 3 miliardi, di cui 2 miliardi per gli autisti e 1 miliardo per gli altri addetti. Impiegare 1,4 persone per ogni auto pubblica è evidentemente troppo, per cui via libera alla riqualificazione del personale: “La dismissione del parco autovetture, l’adozione di misure razionalizzazione del servizio e di diversi strumenti gestionali può condurre alla riduzione delle esigenze del personale impiegato nel suddetto settore operativo. In tal caso, le amministrazioni potranno programmare la diversa utilizzazione delle risorse umane liberate, realizzando appositi percorsi formativi volti al reimpiego professionale del proprio personale non più impiegato nelle attività di conduzione e gestione del parco auto”. Funzionerà? Lo scopriremo fra qualche mese, quando verranno diffusi i risultati del secondo monitoraggio che permetterà di conoscere se avremo risparmiato davvero qualcosa.
30 marzo 2011 – omniauto