«Sono pronto a mangiarmi, assieme ai soci, quelle 12 forme prodotte con il latte ritenuto contaminato: sono certo che il formaggio è assolutamente sano». Il presidente di Latteria Soligo, Lorenzo Brugnera, non era fisicamente presente all’assemblea convocata ieri per l’approvazione del consuntivo 2015. Ma malgrado l’infortunio che l’ha costretto a casa, Brugnera ha voluto comunque intervenire telefonicamente per rassicurare tutti: Soligo – ha detto – è un’azienda seria.
«Ci sentiamo sotto attacco, siamo succubi del sistema di produzione del mais e di normative interpretabili e applicate diversamente da Usl a Usl. Ma è chiaro: se c’è stata una violazione, chi ha sbagliato pagherà».
Aflatossine: è questo il termine che sta scuotendo, negli ultimi giorni, il settore. Una sostanza potenzialmente cancerogena (se in quantità superiori a determinati limiti) che si sviluppa, sotto forma di muffa, nel mais consumato dalle mucche. La tossina è stata rilevata nei formaggi prodotti da alcuni caseifici vicentini con il latte fornito, fra gli altri, da Latteria Soligo. Con il latte trevigiano sarebbero state prodotte – e ora sequestrate dal Nas – 12 forme di formaggio stagionato (non ancora sul mercato) e 80 di «Breganze», totalmente vendute. C’è da capire se il latte «buono» sia stato mescolato dai caseifici con altro «cattivo», condotta vietata dalla legge. Da Soligo tranquillizzano: «La nostra azienda è nata nel 1883 e si avvale dello slogan “alimentazione e benessere”. Siamo certi della qualità dei nostri prodotti».
Brugnera insiste sui termini «serietà, trasparenza e onestà» e ottiene il sostanziale appoggio di tutte e duecento le stalle fornitrici della cooperativa. «Questa vicenda ci preoccupa più per il clamore – sostiene Mario Dalla Riva, direttore marketing della Soligo – che per la sicurezza alimentare, siamo certi di operare con il massimo scrupolo». Del resto la società è sana: il bilancio 2015 si è chiuso con un utile di 11.292 euro, con un valore della produzione pari a 69 milioni. Oltre 200 i rappresentanti delle stalle venete e friulane presenti all’assemblea, insieme all’assessore regionale Pan e ai vertici delle associazioni di categoria. «Sono pronto a mangiarmi quel formaggio insieme a Brugnera: in Veneto siamo maniacali nei controlli», esclama il presidente di Aprolav Terenzio Borga. Che garantisce sulla sicurezza del latte trevigiano: «Anch’io, lo scorso anno, ho rilevato un eccesso di aflatossine su 107 quintali. Li subito buttati nel digestore. I controlli di conformità sono scrupolosi. Nel caso dei formaggi sequestrati è possibile che vi sia stato un fornitore fuori parametro, ma la massa del latte prodotto era sicuramente a norma. Eppoi ricordiamoci che se in Italia il limite ammesso è di 50, negli Stati Uniti è 500. Penso che gli americani tengano alla salute dei loro consumatori».
E l’azienda investe su bio e senza lattosio
Nel 2015 la Latteria Soligo è riuscita a pagare il latte ai conferitori 0,467 euro al litro, 10 centesimi in più rispetto alla media nazionale. Il dato è ritenuto importante dopo la caduta del regime delle quote latte, che disciplinava i limiti di produzione di ciascun paese comunitario, e data perciò la conseguente maggiore concorrenzialità in particolare dei produttori stranieri.
La definizione del prezzo, proposta alla luce degli utili conseguiti, è stata votata all’unanimità. «Un grazie a tutta la filiera per il risultato – ha detto il vicepresidente, Luciano Papa – che è uno dei migliori, e non solo in Veneto». Nel corso dell’assemblea sono stati illustrati gli investimenti che si stanno affrontando per l’ammodernamento tecnologico della centrale del latte di Caposile (2 milioni) e per l’installazione di nuove linee di produzione per formaggi molli e pasta filata e mozzarella a Soligo. A ciò si aggiungono nuovi segmenti di prodotti che spaziano dal comparto «Bio» a quelli senza contenuto di lattosio fino al latte vitaminizzato per bambini.
Gianni Favero e Stefano Bensa – Il Corriere del Veneto – 17 aprile 2016