Arriva il “commissario alla Brucellosi che affronterà questa criticità per arrivare alla eradicazione della malattia”. Lo ha annunciato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso della conferenza stampa al termine del cdm che ieri h approvato il decreto Agricoltura.
“L’istituzione di un commissario è stata ritenuta necessaria dopo una approfondita valutazione di carattere tecnico-scientifico condotta in seno al Ministero della Salute, con il supporto dei Centri di Referenza, e di concerto con il MASAF, contestualmente all’ascolto puntuale delle istanze rappresentate non solo dagli allevatori e dalle associazioni di categoria ma anche dai parlamentari del territorio. L’obiettivo è quello di integrare e completare gli interventi finora messi in campo operando nei territori non indenni, in rete con i servizi veterinari e tutti gli enti preposti”.
Gli allevatori: serve figura di elevata competenza tecnico-scientifica e gestionale
C’è soddisfazione e attesa tra gli allevatori bufalini dopo l’annuncio della nomina di un Commissario di Governo per l’emergenza brucellosi dato ieri dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida al termine del Consiglio dei Ministri.
Dal Centro don Milani di Casal di Principe, sede della protesta degli allevatori del Casertano che da tre anni si battono contro il piano della Regione Campania di eradicazione di brucellosi e tbc bufaline, la cui mobilitazione si è allargata dallo scorso anno alle altre regioni del Sud i cui allevamenti sono interessati da focolai delle due patologie, ovvero Sicilia, Calabria e Puglia, il portavoce degli allevatori Gianni Fabbris interrompe lo sciopero della fame che andava avanti da 20 giorni, e spiega che “il decreto di nomina del Commissario annunciato dal Governo sarà valutato nel merito rispetto a due indicatori fondamentali, ovvero il nome del Commissario, che auspichiamo sia una figura di elevata competenza tecnico-scientifica e gestionale, e la natura del mandato ad agire, che dovrà essere pieno sia per mettere mano ai piani regionali, che vanno riscritti visto il fallimento di quelli messi in campo fin qui, sia perché dovrà contare su una necessaria riorganizzazione dei servizi”.
Fabbris propone poi quattro azioni che gli allevatori si attendono subito dal nuovo Commissario, a partire dall’avvio di “una iniziativa nelle regioni ancora non indenni di ‘certificazione dei numeri’, per scongiurare letture strumentali e contraddittorie, con l’obiettivo di offrire un quadro trasparente dei dati attuando, come prevedono le normative nazionali ed europee, verifiche di primo e secondo livello sui risultati delle analisi e sulle modalità di attuazione dei rilevamenti in modo da assicurare la reale consistenza dei problemi”.
“Altra azione prioritaria – aggiunge Fabbris – è la costituzione di un tavolo di confronto permanente con gli allevatori per sviluppare le sinergie necessarie per l’attività di eradicazione, monitoraggio, sorveglianza e prevenzione; auspichiamo poi che il Commissario avanzi una stima dei fabbisogni in modo che il Governo possa predisporre le risorse economiche necessarie allo sviluppo delle attività e che proponga la revisione dei piani territoriali per la gestione delle due zoonosi, tenendo conto degli orientamenti assunti dal Senato con cui si impegna il Governo a intervenire riorganizzando i piani di eradicazione sulla base di metodi e criteri desunti dall’Ordinamento Comunitario”. In sostanza gli allevatori chiedono di rallentare sul fronte degli abbattimenti dei capi bufalini – dal 2012 nella sola Campania sono stati abbattuti oltre 140mila capi di cui solo l’1% risultato realmente malato in seguito ad analisi post mortem – e di privilegiare il reale accertamento nell’animale della patologia, come richiede la normativa Ue. Al Ministro Lollobrigida si chiede un’azione concreta sotto il profilo dei risarcimenti agli allevatori che hanno avuto danni per il fallimento dei piani precedenti. “Occorre capire come si rilanciano i sistemi di allevamento territoriali coinvolti e come si assicura lo sviluppo delle filiere artigianali e dei territori che vi gravitano intorno. Fra le prime richieste che abbiamo avanzato ormai oltre due anni e mezzo fa, vi sono sia l’istituzione di un Centro di valorizzazione e ricerca sulla bufala mediterranea e sulla transumanza, sia di un Piano per la tutela generale dei due comparti che, lo ricordiamo sono tutelati da norme nazionali e internazionali. l’allevamento della bufala mediterranea è considerato dalla legge nazionale patrimonio dell’Allevamento nazionale e la transumanza è dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La messa in campo di un Piano sanitario di soluzione delle due zoonosi che le stanno compromettendo deve diventare occasione generale di rilancio nell’interesse del Paese e del Mezzogiorno” conclude Fabbris.
Brucellosi in Italia: dove è più diffusa, quanto è pericolosa e come evitarla
“La brucellosi è una zoonosi causata da batteri che appartengono al genere Brucella. Colpisce diversi tipi di animali, tra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali e cani. I responsabili delle infezioni sono sei specie di batteri gram negativi, che appartengono al genere Brucella, in particolare Brucella melitensis, Brucella abortus, Brucella suis, Brucella canis, Brucella ovis e Brucella neotomae. I primi quattro sono in grado di contagiare anche l’uomo”. Lo precisa all’agenzia Dire la presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid) e responsabile del tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni della Società Italia di Pediatria (Sip), professoressa Susanna Esposito, ordinaria di pediatria all’Università di Parma, sentita in tema di brucellosi nel giorno in cui la politica chiede di istituire un commissario nazionale.
QUANDO L’UOMO PUÒ AMMALARSI
“Si tratta- sottolinea l’esperta- di un problema molto grave per la sanità pubblica perché, soprattutto nelle aree agricolo-pastorali, possiamo avere sia infezioni negli animali da allevamento che nell’uomo, laddove si mangino carni non adeguatamente cotte o latte non pastorizzato”. “Infatti- precisa Esposito- l’uomo può ammalarsi o perché entra in contatto con animali contaminati. È a rischio di infettarsi chi ha contatti, soprattutto negli allevamenti, con diverse specie: ad esempio nel casertano c’è il tema delle bufale o, attualmente, c’è quello delle pecore in Calabria”. “L’infezione- continua la professoressa Susanna Esposito- può avvenire attraverso cibi o bevande contaminate e, tra i lavoratori, anche per inalazione o tramite piccole ferite sulla pelle. Possiamo dire che il batterio Brucella è presente nel latte di animali contagiati e, dunque, se il latte non è pastorizzato l’infezione passa agli esseri umani”. “Per quanto riguarda invece il contagio dal cane- dice ancora- i casi documentati sono pochissimi e, in genere, anche se il cane è infetto non si ha il passaggio dell’infezione da cane a uomo.
E L’INFEZIONE DA UOMO A UOMO?
L’infezione da uomo a uomo è invece estremamente rara: la situazione più comune è dunque quella legata al bere latti infetti non pastorizzati o al mangiare carni non adeguatamente cotte”. “I sintomi- informa Esposito- sono simili a quelli dell’influenza, quindi febbre, mal di testa, mal di schiena e debolezza, però possono esserci anche infezioni nel sistema nervoso centrale oppure condizioni come febbri ricorrenti, stati di affaticamento e dolori alle articolazioni. Uno dei problemi consiste nel fare la diagnosi, perchè spesso è tardiva, mentre la terapia antibiotica è molto lunga. Vi sono antibiotici specifici, che sono doxiciclina e rifampicina, che vanno prescritti in combinazione per sei settimane per evitare ricadute, mentre nei casi più gravi è necessario il ricovero ospedaliero. Il rischio di mortalità è del 2%, quindi abbastanza contenuto”.
LE AREE MAGGIORMENTE COLPITE
“Il sud è particolarmente interessato dalla presenza di brucellosi, il problema riguarda soprattutto Campania, Calabria e Sicilia– rende noto- e vi sono una serie di Circolari ministeriali che prevedono un approccio di prevenzione, seguendo le linee guida europee. Intanto ricordo che la brucellosi è una malattia a denuncia obbligatoria dal 1934. I Paesi europei più interessati sono quelli del Mediterraneo: più dell’80% dei casi interessa, infatti, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, mentre il nord Europa è poco interessato.
MISURE DI PREVENZIONE E DI CONTRASTO
“In Italia- rende poi noto Susanna Esposito- c’è un Piano di eradicazione della brucellosi e per questo sono necessari controlli sierologici presso gli allevamenti bovini, bufalini e ovicaprini, che variano per cadenza e percentuale di animali da controllare in base allo stato sanitario della provincia e della regione in cui risiede l’allevamento. Per quanto riguarda le province di Caserta e Crotone il ministero della Salute ha emanato una ordinanza per misure straordinarie di eradicazione”. “I consigli sono proprio quelli di evitare di consumare alimenti derivati da latte crudo che proviene dalle regioni in cui la malattia è endemica, ovvero Campania, Calabria e Sicilia. Bisogna poi rispettare le norme di biosicurezza negli allevamenti, movimentare gli animali nel rispetto della normativa vigente e utilizzare i dispositivi di sicurezza quando si manipolano animali, organi o matrici potenzialmente infetti”. “Proprio di recente, nel mese di aprile- racconta la professoressa Esposito- in Calabria c’è stata una segnalazione di uno smarrimento di 60mila ovini su un totale di 70mila. L’ipotesi più concreta è che per evitare i costi dello smaltimento delle carcasse infette, che ammontano a 100 euro a capo, le pecore malate siano state lasciate morire e seppellite abusivamente, senza dunque attuare i protocolli operativi per il piano di eradicazione. In tutte le regioni devono invece essere eseguite le ordinanze ministeriali: c’è infatti una grande attenzione da parte della sanità veterinaria”. “Nonostante questo episodio- conclude- c’è un monitoraggio attento anche di eventuali smarrimenti che sembrano assolutamente eccessivi, perchè di recente ci sono state importanti segnalazioni di tubercolosi bovina, e queste malattie possono avere un impatto sulla transumanza del bestiame, dai pascoli alla pianura. È dunque necessario che i controlli sui capi infetti vengano svolti in maniera adeguata”.