Il tribunale di Udine ha sbloccato la merce stoccata nello stabilimento del prosciuttificio a San Daniele. Preoccupa però la possibilità che la proprietà trasferisca in Friuli le linee di confezionamento ora attive nella sede di Meledo
La vicenda della Brendolan Prosciutti spa, l’azienda agro alimentare leonicena coinvolta in un grave stato di crisi che sta mettendo a repentaglio il lavoro per oltre cento dipendenti, quaranta dei quali occupati nella sede centrale di Meledo, segnala una novità, solo in apparenza positiva. Come comunicato ieri dal sindacalista della Fai Cisl Daniele Zambon all’assemblea dei lavoratori, il tribunale di Udine ha decretato lo sblocco della merce in magazzino che costituiva il pegno rotativo preteso dalle banche a garanzia dei crediti concessi. Si tratta di un’ingente quantità di prosciutti San Daniele dop (quasi 100 mila), stoccata nel centro friulano, che ora può essere messa nel mercato. Il consorzio friulano di tutela del marchio esercita una rigida sorveglianza per impedire che la Brendolan Prosciutti, nell’intento di incassare quanto prima le risorse necessarie per fronte al monte debitorio, possa vendere la merce a un prezzo ridotto creando in tal modo una turbativa di mercato. Le procedure commerciali stabilite dal giudice sono quindi molto severe e prevedono una serie di verifiche incrociate. Non è questo però che preoccupa i lavoratori dello stabilimento vicentino. Come indicato da Zambon, che ha partecipato a un incontro nella sede friulana di Confindustria, i timori per il futuro derivano dalla ventilata possibilità che la proprietà del gruppo decida di trasferire in Friuli le linee di confezionamento e spedizione che costituiscono il core business della sede di Meledo. La logistica aziendale, che conta in tutto quattro stabilimenti tra San Daniele del Friuli, Carpegna, nelle Marche e Meledo, è concepita in modo da far convergere i prosciutti prodotti nelle due zone di competenza alla sede centrale per essere qui controllati, confezionati, imballati e spediti alla clientela. Se si decidesse di rendere autonomi da questo punto di vista i due stabilimenti friulani, la sede vicentina si vedrebbe privata della sua caratteristica peculiare.
IL Giornale di Vicenza – 26 luglio 2013