di Laura Cuppini. La microcefalia è una malformazione neurologica che comporta una crescita ridotta del volume del cervello e della circonferenza cranica. Solitamente non comporta problemi cognitivi (o sono presenti in forma molto lieve), ma in alcuni casi si associa a grave ritardo mentale, epilessia, paralisi degli arti e atassia (mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari). Si sviluppa durante la vita intrauterina e può essere dovuta ad anomalie genetiche oppure a cause non genetiche, come infezioni virali, ipossia (carenza di ossigeno) fetale, esposizione a farmaci e alcol. Un disturbo, dunque, che può essere molto grave e invalidante. In Brasile, nell’anno che è appena terminato, c’è stato un numero incredibilmente elevato di casi sospetti di microcefalia: 2.782 (con 40 decessi), contro i 147 casi del 2014 e i 167 del 2013. Da che cosa è dovuta questa improvvisa “epidemia”? Le autorità brasiliane hanno ipotizzato che la causa possa essere il virus Zika (ZIKV).
Scoperto nelle scimmie della foresta di Zika (in Uganda) nel 1947 e trasmesso da zanzare del genere Aedes (responsabili anche della dengue e della chikungunya), in particolare dalla Aedes Aegypti e dalla Aedes Albopictus. Ma non ci sono ancora certezze definitive sulla responsabilità di ZIKV. Anche perché la massiccia diffusione di casi di microcefalia riguarda solo il Brasile, mentre il virus Zika è presente anche in Colombia, Suriname, El Salvador, Guatemala, Messico, Capo Verde, Isole Figi, Vanuatu, Samoa, Nuova Caledonia, isole Salomone e Indonesia. Alcuni però ritengono che questo potrebbe essere dovuto a una carenza di informazioni alle autorità sanitarie sul numero effettivo di casi di microcefalia nelle zone suddette. In Sud America il virus circola dal 2014, in Brasile è stato scoperto per la prima volta a maggio dell’anno scorso. Non è chiaro come ci sia arrivato: secondo alcuni esperti, potrebbe essere stato portato dai molti turisti africani che sono andati in Brasile per il Mondiale di calcio del 2014; secondo altri, la causa potrebbe essere stata una gara di canoe, nello stesso anno, cui hanno partecipato diversi atleti della Polinesia Francese, Paese in cui erano stati registrati molti casi di febbre Zika. Inoltre si teme che il ceppo brasiliano del virus possa essersi rafforzato rispetto a quello africano, anche perché gli abitanti del Paese non godevano di alcuna immunità non essendo mai entrati in contatto con il virus. Il Brasile, anche per il grande numero di poveri, è terreno fertile per le epidemie: sempre nel 2015 ci sono stati 1,6 milioni casi di dengue, con almeno 839 decessi.
Un’infezione solitamente non grave
L’infezione da virus Zika, di per sé, non è grave: i sintomi (simili a dengue e chikungunya) sono una lieve febbre, eruzioni cutanee, congiuntivite, dolore alla testa e alle articolazioni, che compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura della zanzara e possono durare da 2 a 7 giorni. Una persona infettata su quattro non sviluppa alcuna sintomatologia. Sono però documentati casi di gravi complicanze neurologiche e proprio a questo hanno pensato le autorità sanitarie brasiliane, anche perché, in diversi casi, i bambini nati con microcefalia negli ultimi mesi in Brasile sono figli di donne affette da virus Zika durante la gravidanza. Tanto che Claudio Maierovitch, esponente del Ministero della Salute brasiliano, ha consigliato alle donne che vivono nelle aree più colpite di rimandare, se possibile, un’eventuale gravidanza. Malformazioni a livello del sistema nervoso centrale erano già state riportate nella Polinesia francese e sempre in Brasile sono stati segnalati sette casi di sindrome di Guillan-Barré (paralisi progressiva degli arti, che può sfociare in paralisi totale) in pazienti infettati dal virus.
L’allerta emanata anche in Europa
Il focolaio di infezione da ZIKV ha un forte potenziale di diffusione ed è in rapida evoluzione nel continente americano e nel Pacifico meridionale. E proprio per la potenziale associazione del virus con microcefalia, sindrome di Guillan-Barré e altre complicanze neurologiche, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha pubblicato a dicembre un aggiornamento della valutazione del rischio sulla trasmissione dell’infezione in Unione europea e sui viaggi in zone endemiche. Dal documento emerge che il rischio di casi di importazione nella Ue è in aumento, mentre il rischio di trasmissione locale, nonostante la presenza della zanzara vettore, è estremamente basso durante la stagione invernale.
Oms: prepararsi a possibile aumento casi
Già il 1° dicembre, la Pan American Health Organization (Paho) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avevano emanato un’allerta epidemiologica sull’infezione da ZIKV in cui si afferma che, dato l’aumento di anomalie congenite, di casi di sindrome di Guillan-Barré e di altre sindromi neurologiche e autoimmuni in aree in cui sta circolando il virus e vista la loro possibile correlazione all’infezione, gli Stati devono individuare eventuali casi di infezione e preparare le strutture sanitarie al possibile aumento della domanda di assistenza e cura relativamente alle sindromi neurologiche e rafforzare la cura prenatale, oltre ovviamente a cercare di ridurre il numero di zanzare in circolazione. In Italia il Centro nazionale sangue ha raccomandato di tenere alta la sorveglianza sulle donazioni di sangue da parte di persone che sono state in aree dove è presente il virus, mentre i Cdc (Centers for disease control and prevention) americani raccomandano precauzioni contro le punture di zanzare ai viaggiatori diretti in Colombia, Suriname e Brasile.
Il Corriere della Sera – 2 gennaio 2016