Si è chiuso con le assoluzioni perché il fatto non sussiste dai reati di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari adulterate e di medicinali pericolosi e la prescrizione per le accuse di favoreggiamento il troncone padovano dell’inchiesta della procura di Rovigo sui bovini dopati negli allevamenti. Assolti o prescritti dopo sette anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, Giulio Francese, 69 anni di Agna, difeso dall’avvocato Luigino Martellato; e Claudio Anali 64 anni, di Monselice e difeso dai penalisti Niccolò Ghedini e Piersilvio Cippolloti. L’ inchiesta era nata nel novembre del 2005 con una serie di sequestri e con l’arresto di sette persone nell’ottobre 2007, e si era concentrata su un giro che aveva come obiettivo il commercio e la somministrazione di sostanze dopanti ai bovini. (Corriere del Veneto)
Il troncone padovano sui bovini dopati, si è rilevato una bolla di sapone. I due imputati per alcuni reati sono stati assolti perché il fatto non sussiste e per altri è intervenuta la prescrizione. I due, Giulio Francese di 69 anni residente ad Agna e Claudio Anali di 64 anni di Monselice erano stati rinviati a giudizio dal Gup Fortuna, quando altri avevano già ottenuto l’assoluzione. Anali è mediatore nel ramo dell’allevamento di bovini, Francese è invece un macellatore.
L’inchiesta dei Carabinieri del Nas di Padova era partita più di dieci anni fa e aveva portato nell’ottobre 2007 a sette arresti e 17 denunce. Secondo gli uomini dell’Arma avevano scoperto una catena che puntava a gonfiare illecitamente il bestiame usando sostanze anabolizzanti e cortisonici per risparmiare tempi di allevamento e denaro. L’operazione dei militari aveva coinvolto le province di Padova, Rovigo, Ferrara, Mantova, Verona e Perugia. Un’organizzazione, sempre secondo l’accusa, in cui ciascuno avrebbe avuto un proprio ruolo: chi era incaricato di comprare all’estero le sostanze proibite, chi di preparare i prodotti, mentre gli allevatori, tenendo le forniture di farmaci illeciti ben nascoste (anche sotto terra), le somministravano infine al bestiame. Tutta questa carne piena di farmaci, ancora secondo l’accusa, avrebbe rifornito i supermercati e le macellerie di mezza Italia. Cosi come il latte prodotto da migliaia di vacche cresciute a dismisura con le sostanze proibite. Ma alla fine, almeno per quanto riguarda il filone padovano dell’inchiesta, di quattro persone coinvolte nell’indagine nessuna è stata condannata, ma tutte sono state assolte. (Il Gazzettino)
20 ottobre 2017