Riportiamo di seguito per completezza, dopo aver pubblicato l’articolo uscito il 19 marzo scorso sui quotidiani veneti del Gruppo Espresso, anche quello seguente, apparso il 23 marzo, e la replica agli stessi giornali del presidente di Unicarve, Fabiano Barbisan, uscita il 25 marzo. Ci eravamo occupati della vicenda perché il primo articolo conteneva una denuncia allarmante per la realtà zootecnica veneta (“sospetto un bovino su due”) che andava presa seriamente. E alcune delle nostre considerazioni sono state riprese dal giornalista. Ora tirando le somme e facendo un po’ la morale di questa storia possiamo dire che avevamo ragione a sostenere che c’era stata qualche incomprensione tra giornalista e intervistato.
Ma soprattutto ha trovato conferma la nostra convinzione che la comunicazione sia un aspetto importantissimo nel campo della sicurezza alimentare. Comunicazione che deve essere fatta sempre con il massimo senso di responsabilità, gestita da soggetti accreditati e che abbiano le necessarie competenze. Un dato che suscita allarme a livello non solo veneto, ma nazionale – ricordiamo che è di provenienza veneta il 25% dei bovini da carne italiani – deve essere commentato e spiegato con tutta la serietà che la notizia richiede. Per parte nostra, come veterinari delle Asl – quindi sanità pubblica – che ogni giorno effettuano i controlli sulla salubrità dei cibi di origine animale, siamo sempre disponibili a fare la nostra parte a tutela e garanzia dei cittadini. E chiediamo alla politica di essere messi nelle condizioni, con risorse e mezzi adeguati, di fare sempre al meglio il nostro lavoro.
Roberto Poggiani – segretario SIVeMP Veneto
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26 marzo 2011
Rischio carne agli anabolizzanti. I produttori chiedono garanzie. SIVeMP: controlli stringenti e sanzioni esemplari
VENEZIA. «Nuovi metodi e tracciabilità dei controlli sanitari nei bovini per dare maggiori garanzie ai consumatori». La richiesta viene da Unicarve, l’associazione dei produttori di carni bovine venete che raccoglie 870 imprese per un totale di circa 300 mila capi di allevamento. Si infiamma la polemica sulla denuncia fatta proprio da alcuni allevatori della presenza di anabolizzanti e steroidi negli animali. Rivolta degli allevatori onesti: «Al consumatore arriva il messaggio che la carne non è più sicura, non è così». Dagli unici dati ufficiali della Regione datati 2006 e pubblicati su alcune riviste specializzate, si vede che sui capi controllati uno su due risultava positivo o sospetto di essere stato «gonfiato». Una percentuale che non si può estendere a tutti i 300 mila bovini, ma il rischio rimane. Tanto che sono i veterinari a ricordare «i rischi per la sicurezza alimentare e la necessità di controlli stringenti e sanzioni esemplari a tutela della salute pubblica e dei consumatori». «Al contrario», denuncia Roberto Poggiani, segretario regionale dei Veterinari pubblici, «è stata di recente soppressa dalla Regione l’Unità di progetto Sanità animale e Sicurezza alimentare, istituita nel 2005 dall’assessore Donazzan». Che fare allora? Gli allevatori denunciano come i prezzi delle loro carne siano rimasti invariati da anni. Lavoro duro che ha bisogno di tempo per vedere realizzati risultati. Gonfiando gli animali con sistemi spesso «invisibili» alle attuali pratiche di controllo, si ottiene una resa maggiore e soprattutto un «risparmio» nei tempi della crescita. Carne rossa, magra, tutta uguale che fa bella mostra negli scaffali della grande distribuzione e spesso non proviene dagli allevamenti veneti. Una denuncia che va avanti, dunque. «Siamo noi a chiedere nuovi controlli e garanzie», dice il presidente di Unicarve Fabiano Barbisan, «attenti a tutelare i consumatori e a non danneggiare gli allevatori onesti, che nel Veneto sono la stragrande maggioranza».
23 marzo 2011 – La Nuova di Venezia e Mestre – Il Mattino di Padova – La Tribuna di Treviso