Duecentouno allevatori iscritti nel registro degli indagati – 70 sono reggiani – per reati che vanno dal maltrattamento sugli animali, alla somministrazione di farmaci scaduti o custoditi in maniera irregolare, ricettazione; decine e decine di perquisizioni e 4mila confezioni sequestrate per un valore che si aggira sui 280mila euro.
E’ la conclusione dell’inchiesta, avviata tre anni fa, dal Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo Forestale delle Stato di Reggio e coordinata dal procuratore di Mantova Antonino Condorelli su un articolato traffico illecito di farmaci destinati ai capi di bestiame e che abbraccia quattro province: Reggio, Mantova, Parma e Piacenza.
Quello che hanno scoperto gli investigatori è che i farmaci arrivavano negli allevamenti “in nero”, senza fatturazione, né alcuna tracciabilità. Ma soprattutto che venivano somministrati agli animali – si parla di bovini sia da carne che da latte e suini – senza regolare prescrizione veterinaria.
Ma non si tratta semplicemente della scorciatoia, seppure illecita, presa da alcuni allevatori su trattamenti di routine. L’attenzione degli investigatori ora è rivolta al tipo di sostanze trovate – qualche allevatore aveva l’abitudine di nasconderle anche sotto il letto di casa… – e agli effetti sul bestiame. Partendo dalla “singolarità” riscontrata di alte concentrazioni di sostanze con specifici principi attivi in allevamenti di bovini destinati al macello rispetto ad altre in quelli dove si allevano, invece, animali da latte.
C’è però già un dato allarmante: data la clandestinità dei trattamenti, questi sfuggivano completamente alle annotazioni dei registri di stalla, quella sorta di carta di identità obbligatoria per ogni capo destinato all’alimentazione umana, in cui deve essere segnato ogni trattamento a cui viene sottoposto l’animale. Una prescrizione la cui utilità è evidente: serve a ricostruire integralmente la tracciabilità dell’animale, i trattamenti ai quali è stato sottoposto, i lotti di farmaci che gli sono stati somministrati. Ed evitare, così, che animali che hanno subito certe cure vengano macellati o munti in periodi troppo a ridosso dei trattamenti stessi. Invece, operando in questo modo, ogni garanzia viene meno.
Dei 201 allevatori indagati, 70 sono reggiani (titolari di aziende agricole che vanno dalla via Emilia al Po, in Comuni come Reggio, Castelnovo Sotto, Novellara, Reggiolo e tanti altri), 110 sono mantovani (da Suzzara a Dosolo, da Bagnolo San Vito a San Benedetto Po), gli altri sono parmensi e piacentini.
A essere indagati per falso ideologico e materiale sono anche un veterinario e un grossista di Pegognaga, quest’ultimo già finito nei guai nelle altre fasi dell’inchiesta.
A dare avvio al filone di indagine, nella seconda metà del 2010, era stato un controllo in un esercizio commerciale di Reggio specializzato nella vendita di prodotti per colombi viaggiatori. I Forestali avevano trovato farmaci di origine straniera contenente principi attivi vietati in Italia e destinati agli animali da reddito, ma anche farmaci a uso umano.
Seguendo i traffici dei grossisti coinvolti, era partita un’articolata indagine, coordinata dal sostituto procuratore reggiano Valentina Salvi, che aveva portato a 71 perquisizioni in tutta Italia, al sequestro 285mila confezioni di medicinali per 3 milioni di euro e all’iscrizione nel registro degli indagati di 68 persone per abusivo esercizio della professione di farmacista e veterinario, commercio di farmaci guasti o imperfetti, ricettazione.
Il campo delle indagini poi, si era ristretto ulteriormente e un anno fa nell’ambito dell’Operazione Muttley coordinata dalla procura di Mantova c’erano state altre 101 perquisizioni, il sequestro di 16.900 confezioni di medicinali per 1,5 milioni di euro di valore e l’iscrizione nel registro degli indagati di 65 persone, tra grossisti, allevatori, venditori al minuto stavolta per associazione a delinquere, adulterazione di sostanze alimentari, maltrattamenti sugli animali, ricettazione, falso ideologico.
Ora, questa ulteriore svolta. Ma il lavoro degli investigatori è tutt’altro che finito e proseguirà con particolare attenzione ai tipi di farmaci sequestrati. Per capire a cosa servivano quei trattamenti: se per produrre più latte o aumentare il peso degli animali.
La Gazzetta di Reggio – 4 luglio 2014