Il negoziato, proseguito per tutta la notte di lunedì in occasione dell’ottava Commissione Intergovernativa Italia-Cina, ha portato ieri alla caduta definitiva del bando sull’export di carni bovine in Cina. A partire da lunedì 18 dicembre l’Italia è autorizzata ad esportare carne congelata da bovini di età inferiore ai 30 mesi.
Cade così un divieto durato 16 lunghi anni dopo che a settembre AQSIQ e MoA cinese hanno compiuto una missione in Italia per rimuovere il bando non solo all’esportazione in Cina di carne bovina, ma anche di seme bovino, legati alla presenza in Italia del morbo della mucca pazza (BSE) del virus di Schmallenberg.
Luigi Scordamaglia, ceo di Inalca e presidente di Federalimentare a proposito dell’esito del negoziato parla «di un vero e proprio cambio di passo». «Sì, è una rivoluzione nel metodo – dice – , perchè grazie a un certo modo di fare sistema e all’impegno dei tecnici finalmente siamo riusciti a imprimere un’accelerazione. Expertise tecnico e capacità di incidere a livello diplomatico, un mix che ha dimostrato di funzionare e che dovrebbe fare da modello in futuro». Scordamaglia non risparmia gli elogi al team guidato da Silvio Borrello, direttore generale della sanità animale e dei farmaci veterinari e alla task force di tutta l’ambasciata italiana guidata da Ettore Sequi.
François Tomei, direttore generale di Assocarni, incalza: «È difficile descrivere il lavoro immenso di anni che si cela dietro questa decisione della Cina. Come industria della carne siamo molto soddisfatti di questo importante traguardo che è il frutto di un lavoro certosino delle nostre istituzioni (Esteri, Salute e Mise) che dimostra che quando fanno sistema ottengono risultati lusinghieri. Il mondo intero – dice Tomei – vorrebbe poter esportare in Cina, è un mercato gigantesco e hanno richieste da molti Paesi e per prodotti alimentari i più disparati. Bisogna insistere e non mollare mai. La recente visita ispettiva autunnale è stata galeotta. Hanno visto un sistema veterinario pubblico che è un unicum in Europa, una capillarità su tutto il territorio, centri di ricerca sulla BSE (Izs di Torino) e la banca dati nazionale bovina (Izs di Teramo) che non hanno eguali nel mondo».
Non a caso, l’Izs di Torino diventerà il nuovo centro di referenza per la BSE in Europa dopo la Brexit.
Che resta da fare, adesso, Tomei? «Adesso dobbiamo fare l’ultimo miglio – risponde il direttore di Assocarni -, negoziare le certificazioni veterinarie per l’export e autorizzare gli stabilimenti. Ragionevolmente questa procedura potrebbe esaurirsi in un anno. Auspichiamo di poter spedire i primi container alla fine del 2018 purché si continui a lavorare con la stessa perseveranza. Oggi con la chiusura del mercato russo, che probabilmente non riaprirà a breve le proprie frontiere alla carne europea considerato che continuiamo come Ue ad applicare loro delle sanzioni, la Cina diventa fondamentale. Certo non sarà facile inserirsi in un mercato molto competitivo in cui spadroneggiano India, Brasile e Australia. Ma siamo certi – conclude Tomei – che il brand Made in Italy accompagnato dalla qualità e sicurezza delle nostre carni saranno il valore aggiunto che ci consentirà di inserirci nel mercato più grande del mondo».
Rita Fatiguso – Il Sole 24 Ore – 20 dicembre 2017