di Roberto Giovannini. L’accusa è quella più grave possibile per un dirigente di un’organizzazione che dovrebbe vivere con i soldi dei lavoratori iscritti: avere intascato oltre mezzo milione di euro, prelevati dalle casse del sindacato e girati su conti personali, e averli spesi per comprare vestiti, borse e gioielli. Una accusa di associazione a delinquere e appropriazione indebita, quella della procura di Roma, che il segretario generale dell’Ugl Giovanni Centrella respinge recisamente. «Non ho prelevato niente – ci spiega – e non mi dimetto perché non ho fatto nulla di male».
Un vero cataclisma, per il successore di Renata Polverini al vertice del sindacato che fu emanazione del Movimento Sociale, e che anche grazie alle performances televisive dell’ex Governatore del Lazio riuscì ad accreditarsi come un interlocutore del governo e delle altre parti sociali. Fu proprio Polverini a designare nel 2010 come erede Centrella, avellinese di 48 anni, personaggio dall’aspetto semplice ed ex operaio metalmeccanico. Dalla mattinata sono partite le perquisizioni delle sedi dell’Ugl in via Margutta e in via della Botteghe Oscure, ma anche delle case degli indagati: il segretario Centrella, sua moglie, e la segretaria di direzione.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Pesci, è stata avviata dopo una segnalazione di Bankitalia, a sua volta allertata da alcune banche per operazioni sospette. Il denaro sarebbe stato sottratto sin dal 2010 dalle casse dell’Ugl attraverso bonifici, prelievi di contanti e ricariche di ben 37 carte di credito prepagate a nome di Centrella. I soldi sarebbero finiti anche su conti della moglie di Centrella, e usati per comprare orologi di marca, abiti firmati, borse, gioielli. Ma anche per fare la spesa al supermercato. Secondo voci non confermate sarebbero partite denunce anche dall’interno dell’Ugl.
Il sindacalista ha subito negato ogni accusa; nel pomeriggio si è recato negli uffici della Procura per un colloquio con i titolari dell’indagine, e poi in una conferenza ha dato la sua versione dei fatti. «È tutto tracciabile e documentabile – ha spiegato Centrella – le spese contestate fanno riferimento a 37 carte prepagate che io da segretario generale ho provveduto a girare ad altrettanti segretari confederali per le loro spese di rappresentanza». Più tardi il sindacalista ha detto che questo sistema, introdotto nel 2010 su suggerimento del Montepaschi (banca di riferimento dell’organizzazione), serviva anche per garantire un maggior controllo sui rimborsi spese dei dirigenti, che dovevano presentare congrue pezze d’appoggio giustificative. «Le carte erano intestate a me – ha affermato Centrella – poi otto mesi fa la stessa banca mi ha consigliato di disattivarle, per evitare complicazioni fiscali». In tutto, in quattro anni, sono transitati sulle carte 338.150 euro, il che farebbe in media 2200 euro l’anno per ogni carta.
Le complicazioni però sono sorte, e giudiziarie. Per circa 210mila euro transitati sul suo conto personale nel 2010, secondo Centrella, si trattò di un’operazione necessaria ad evitare un tentativo di truffa ai danni dell’Ugl;e i soldi vennero restituiti. Infine, 38.425 euro finiti sul conto della moglie sarebbero parte degli stipendi mensili del segretario, che dichiara 120mila euro di stipendio annuo.
In serata il vertice Ugl ha formalmente confermato la sua fiducia a Centrella, che verrà riconvocato in Procura dopo Pasqua. Vedremo se i magistrati crederanno alla sua versione. Di certo, vista la gestione personalistica e «leggera» delle sue risorse e vista l’oscurità del suo bilancio, per l’Ugl (che autodichiara 1,8 milioni di iscritti, cifra cui pochi addetti ai lavori danno però credito) è un colpo davvero pesante.
La Stampa – 16 aprile 2014