“Buco Irap maggiore del previsto, gettito rendite sopravvalutato e rischio di incostituzionalità per la tassa sulle quote Bankitalia”. Dubbi e critiche dai tecnici del Senato sul decreto Irpef, quello che a fine mese porterà nelle tasche di dieci milioni di italiani 80 euro in più. La copertura del bonus non è scontata, annuncia il Servizio Bilancio di Palazzo Madama.
Tre i punti controversi, sui quali gli esperti hanno chiesto al governo spiegazioni più precise di quelle contenute nella relazione tecnica al decreto: il minor gettito derivato dal taglio dell’Irap, le stime sulle risorse ottenibili grazie alla lotta all’evasione e la maggiore tassa che le banche dovranno versare sulle quote di Bankitalia. Ma i rilievi mossi riguardano anche la tassa sulle rendite finanziarie e le maggiori entrate Iva attese dai pagamenti dei debiti pregressi della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda l’Irap, i tecnici del Senato temono che il calo di gettito derivato dal taglio della tassa sia stato sottostimato. Il governo lo ha quantificato in 2.059 milioni l’anno, quota che, sottolinea il dossier, «corrisponde all’8,3 per cento rispetto alle entrate del 2014». Ma tale percentuale, si precisa, «è sensibilmente inferiore a quanto previsto dalla normativa, dato che le variazioni in riduzione vanno dal 9,52 al 10,53 per cento ». Salterebbe quindi una parte della copertura legata a tale voce, ma non solo. Dubbi anche sui 2 miliardi previsti per il 2015 grazie alla lotta all’evasione, visto che «non è stata fornita alcuna informazione su strumenti e metodologie» utilizzabili per ottenerne il recupero. Le entrate preventivate dal Tesoro sarebbero messe a rischio anche da un possibile «profilo d’incostituzionalità » riscontrabile nell’aumento dal 12 al 26 per cento della tassa applicata sulle plusvalenze derivate a banche e assicurazioni dalla rivalutazione delle quote Bankitalia. Una misura che dovrebbe garantire coperture per oltre 2 miliardi sulla quale, secondo il Servizio Bilancio, le banche potrebbero fare ricorso visto che «repentini mutamenti del quadro normativo potrebbero finire per definire la tassazione postuma di una ricchezza non più attuale». Ovvero potrebbero «non garantire quell’esigenza di anticipata conoscenza da parte del contribuente del carico fiscale posto sulle proprie attività economiche, con conseguente possibile violazione di precetti costituzionali ». Ma i tecnici del Senato restano perplessi anche davanti all’automatismo fra sblocco dei debiti della P.a e relativo aumento delle entrate da Iva (600 milioni in più previsti per quest’anno e un miliardo a regime). E fanno notare come, l’aver aumentato dal 20 al 26 per cento le tasse sulle rendite finanziare, potrebbe spingere alcuni investitori a spostarsi su titoli esteri, riducendo quindi le risorse ottenibili da tale capitolo.
Dubbi che il Pd fuga e che l’opposizione cavalca. Palazzo Madama «si metta l’anima in pace: le coperture ci sono e le stime sono state fatte in maniera prudenziale » assicura Edoardo Fanucci del Pd. «Se fossimo malpensanti sottolineeremmo che queste critiche provengono da un’istituzione che è interessata da una riforma radicale messa in campo dal governo» rincara. Opposta analisi da parte di Forza Italia: «Le coperture millantate da Renzi non ci sono e la manovra correttiva è sempre più vicina » ha commentato Renato Brunetta, capogruppo alla Camera.
Repubblica – 3 maggio 2014