Nelle catene della Grande distribuzione organizzata sta arrivando la prima carne bovina prodotta da Bonifiche Ferraresi nell’azienda di Jolanda di Savoia (Ferrara). Nell’eco-distretto zootecnico romagnolo in due anni è sorta la più moderna struttura di allevamento bovino in Europa, concepita e studiata da Luigi Cremonini, presidente dell’omonimo gruppo leader nella macellazione e lavorazione delle carni in Italia. Su una superficie di 33mila metri quadrati sono allevati 9mila capi da carne in rotazione annuale. Le strutture hanno ottenuto l’attestato di valutazione del benessere animale e di biosicurezza dell’Istituto zooprofilattico Izsler. L’allevamento è autosufficiente dal punto di vista energetico mentre i bovini sono alimentati con i raccolti di fieno e mais coltivati su 1.700 ettari dell’azienda. Diventa così realtà il polo zootecnico di Bonifiche, modello di riferimento per la zootecnia italiana da carne, come ha sottolinea il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Su questo progetto si basa la collaborazione tra Coldiretti e Assocarni per un modello italiano di allevamento bovino integrato e sostenibile.
«La missione di Bonifiche Ferraresi – spiega l’amministratore delegato, Federico Vecchioni – è portare sulla tavola dei consumatori un’ampia gamma di prodotti di alta qualità, ottenuti attraverso un’agricoltura innovativa, sostenibile, capace di valorizzare le eccellenze della filiera agro-alimentare italiana e di tutelare il territorio. La filiera agricola italiana rappresenta un asse strategico per l’Italia ed essendo noi leader nella proprietà terriera per estensione di terreno siamo impegnati in prima linea in questo contesto. Siano felici di aver aggiunto alle nostre produzioni un grande allevamento per ottenere carni di altissima qualità, con la possibilità di valorizzare sempre di più anche i bovini italiani».
Secondo il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo «le carni nazionali sono più sane, perché magre e ottenute spesso nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali». Il progetto con Assocarni e Bonifiche Ferraresi è «un impegno importante anche per il 95% degli italiani mangia carne nonostante le fake news, gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie».
Per Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca e vicepresidente di Assocarni, «oggi abbiamo presentato la nuova frontiera dell’allevamento bovino italiano. Siamo nel territorio che meglio rappresenta l’agricoltura del futuro e che al suo interno ha colto la sfida di inserire anche l’”allevamento 4.0”. Qui tocchiamo con mano cosa significa sostenibilità economica, sociale e ambientale dell’allevamento, un esempio virtuoso e concreto di economia circolare. Bonifiche Ferraresi – continua Scordamaglia – ha costruito un modello che ha importanti risvolti anche sotto il profilo del benessere animale, consentendo tra l’altro una sostanziale riduzione dell’utilizzo dei farmaci. Come Inalca siamo orgogliosi di aver potuto partecipare con la nostra esperienza e il nostro know-how alla realizzazione del nuovo centro zootecnico».
Lorenzin e Martina battezzano l’allevamento del futuro. Dieci stalle innovative a Jolanda. Il ministro dell’Agricoltura: “Progetto che farà scuola”. La collega alla Salute: “Basta stigmatizzare la carne”
Fregiato del contributo dei ministri Maurizio Martina e Beatrice Lorenzin il convegno dedicato alla ‘Zootecnia 4.0’ promosso da Bonifiche Ferraresi con Assocarni e Coldiretti per presentare un nuovo centro zootecnico che spicca in sostenibilità e integrazione e si guadagna l’appellativo di “scommessa nazionale” come innovativo modello italiano di allevamento bovino. Una vera e propria rivoluzione per quella che vuole essere la ‘stalla del futuro’.
Dieci stalle realizzate ex-novo con le più moderne tecnologie distribuite su 33 mila mq di superficie, ad ospitare fino a 9 mila capi da carne nutriti con razioni provenienti da 1700 ettari dedicati di proprietà di Bonifiche. “Qui otterremo carni di altissima qualità – ha illustrato l’ad della Sps Federico Vecchioni – portando avanti la nostra missione di valorizzare le eccellenze della filiera agro-alimentare italiana e di tutelare il territorio”.
“Un progetto che farà scuola – secondo il ministro Martina, collegato in videoconferenza -, coerente con il nostro impegno per riconfigurare una strategia nazionale che veda al centro proprio la zootecnia, settore che in questi anni abbiamo cercato di rafforzare e sostenere, con risorse dedicate. L’esperienza di Bonifiche è fondamentale, si propone come il laboratorio sperimentale più avanzato del Paese”.
“Tante le sfide aperte – continua Martina -, in primis l’organizzazione sempre migliore della filiera, obiettivo per il quale mettiamo in campo 260 milioni per progetti di contratti di filiera che potranno essere presentati dal 27 novembre prossimo”. E infine un input propositivo: “Mi piacerebbe lavorare insieme per sviluppare un intervento di massima informazione che renda chiara l’origine delle carni anche nei ristoranti”.
Un campo di battaglia normativo “che esula dalla mia competenza” dirà Lorenzin a riguardo, soffermandosi piuttosto sul contrasto a mode e tendenze che stigmatizzano spesso la carne, mode “fuorvianti” per certi versi – secondo la ministra – simili a quelle dei no-vax.
“Purtroppo ci districhiamo costantemente in mezzo alle mode, grandi ondate che bisognerebbe combattere insegnando ai cittadini la consapevolezza, la capacità di scelta di fronte a notizie fuorvianti. Come ministro sono molto preoccupata per mode alimentari basate sulla disinformazione, che nel caso delle battaglie sui vaccini ad esempio, in cui quest’ultima è arrivata a livelli tali da far sì che una grandissima parte dei cittadini rinunciasse ad un elemento primario di profilassi mettendo a rischio la salute di intere comunità”.
Tra malnutrizione, povertà alimentare, diete prive di proteine o di carboidrati in base alla moda del momento, Lorenzin indica la via. “In mezzo ai radicalismi c’è l’equilibrio: la nostra dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco, con la sua piramide alimentare che vede in cima proprio la carne”. Un alimento, quest’ultimo, costantemente preso di mira da teorie che secondo i produttori dovrebbero essere contrastate con maggiore determinazione. “Rispondo sempre in modo molto netto su questo punto: non dobbiamo mai rinunciare all’evidenza scientifica, né lasciarci suggestionare. È necessario muoversi secondo criteri scientifici e portarli avanti”.
Macellazioni calate di oltre il 10% negli ultimi sette anni, 4 mila stalle bovine che hanno chiuso i battenti e un settore deficitario che costringe a importare il 40% della carne bovina dall’estero. I dati del Censis presentati dal responsabile Marco Baldi sono drammatici anche per il patrimonio bovino italiano, con un totale di capi che è pari a quello di 70 anni fa. “Eppure il notevole peso che il settore conserva nell’economia nazionale e la ‘voglia di carne italiana’ che suggeriscono le statistiche sono punti di forza che potrebbero invertire il trend”. (Estense.com)
Nella foto il ministro Lorenzin all’inaugurazione
Roberto Iotti – Il Sole 24 Ore – 8 ottobre 2017