La Stampa. Dove non poté la pandemia poté la guerra: nel due anni del Covid nonostante la crisi i risparmi degli italiani erano fortemente aumentati, mentre in quello della guerra e della crisi energetica si stanno prosciugando. Durante il biennio 2020- 2021 l’effetto combinato del coronavirus e delle restrizioni alle uscite di casa, ai viaggi, ai ristoranti, ai bar, a tutte le forme di svago, e persino agli spostamenti per andare al lavoro (con il boom dello smartworking) hanno ridotto le spese delle famiglie e incrementato i depositi bancari e le altre forme di risparmio. Invece nel 2022 il rincaro delle bollette dell’energia dovuto alla guerra in Ucraina e la conseguente fiammata dell’inflazione a due cifre hanno costretto tutti a spendere molto di più, in un periodo in cui le persone erano già bendisposte a farlo, per tornare a vivere dopo la pandemia. Il Centro studi dell’associazione di aziende Unimpresa ha rilevato che nei tre mesi agosto-settembre-ottobre gli italiani hanno prelevato dai conti correnti e dalle altre forme di risparmio 50 miliardi di euro, diminuendo il totale del 2,4%. In cifre assolute, a luglio l’ammontare delle riserve delle famiglie e delle imprese depositate nelle banche ammontava a 2.097 miliardi, mentre ad ottobre il numero è sceso a 2.047 miliardi.
Il fatto è grave per due motivi: il primo è che nella lunga crisi italiana l’unico dato positivo, finora, era la forza del risparmio privato, che dava un po’ di sicurezza a una parte almeno delle famiglie; adesso questo fattore si indebolisce. La seconda considerazione negativa è che i numeri dì Unimpresa riguardano la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ma non c’è indicazione che la tendenza sui sia poi invertita, anzi, casomai sembra che si sia rafforzata. Un’altra associazione, il Codacons (consumatori e utenti), segnala un ulteriore paradosso: quest’anno nei giorni di Natale gli italiani hanno comprato meno ma speso di più: la spesa complessiva per il cenone, i regali e i viaggi ha sfiorato i 20 miliardi, a fronte di meno beni e meno servizi acquistati, e la differenza (ovviamente) se l’è mangiata l’inflazione, a partire dal caro-bollette. In dettaglio, la fetta maggiore delle spese natalizie è andata ai regali, per 6,7 miliardi di euro, mentre 2,7 miliardi sono stati spesi per imbandire le tavole della vigilia e del 25 dicembre. Questo per chi ha deciso di restare a casa, mentre gli oltre 12 milioni di italiani che hanno deciso di mettersi in viaggio hanno generato un giro d’affari di 10,1 miliardi, con una spesa di 350 milioni di euro per il pranzo di Natale nei ristoranti.
Tornando ai calcoli di Unimpresa, sono basati sui numeri della Banca d’Italia. «Quella che abbiamo sotto gli occhi – commenta la presidente dell’associazione di aziende, Giovanna Ferrara – è una situazione drammatica. Stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve».
Fino al luglio scorso, da due anni si era registrata una crescita costante dei risparmi degli italiani: 1.823 miliardi a dicembre 2019, 1.956 miliardi a dicembre 2020 e 2.075 miliardi a dicembre 2021. La tendenza all’accumulo è proseguita nel 2022 fino a luglio, per invertire la rotta da agosto in poi. In particolare nei conti correnti, che costituiscono la forma di accumulo più utilizzata da aziende e cittadini, il saldo era di 1.182 miliardi a fine 2019, di 1.349 miliardi a fine 2020 e di 1.480 miliardi a dicembre 2021, poi era ancora aumentato a 1.497 miliardi a luglio 2022, per arretrare di 45 miliardi (-3,0%) ai 1.452 miliardi toccati nell’ottobre scorso. —