Sulle pensioni il governo ha fatto «interventi selettivi, parziali e che creano asimmetrie»: in pratica faranno lievitare e non abbassare i costi. Servivano, invece, «interventi organici e definitivi e elementi di flessibilità possibili». Attacca a testa bassa il presidente dell’Inps, Tito Boeri, e boccia quella parte della legge di Stabilità che riguarda la previdenza.
Lo fa nel corso della presentazione del bilancio sociale 2014 dell’Istituto, ma all’incontro c’è pure il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che preferisce non replicare direttamente a Boeri. Il ddl Stabilità «è buono e socialmente qualificato», sostiene Poletti: quindi «non ci sono ragioni significative di polemica». Sulla riforma della governance dell’Inps, però, il ministro ricorda che «c’è una discussione significativa alle spalle» e il governo ha scelto di non intervenire «al volo, ma è sul tavolo dell’esecutivo e credo che riusciremo a intervenire rapidamente». «Dobbiamo trovare le modalità per arrivare ad una risposta – aggiunge -. Intanto la nostra prima scelta l’abbiamo già fatta scegliendo un presidente e non un commissario».
La necessità di «portare a termine la riforma della governance dell’Inps» la evidenzia anche il presidente dell’Istituto che precisa: «Non chiediamo più soldi, ma flessibilità gestionale». «Avremmo voluto che il 2015 fosse l’anno dell’ultima riforma della previdenza, ma così non sarà – fa notare Boeri -. Si è scelto di fare interventi selettivi e parziali per abbassare i costi. Ma non sarà così, perché ci sarà una domanda di estensione di queste misure. Speriamo che nel 2016 ci sia un intervento organico, strutturale e definitivo». Nella manovra si è infatti scelto di non introdurre elementi di flessibilità nell’uscita, ma solo norme sul part time per chi raggiunge i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2018, una nuova misura di salvaguardia per gli «esodati» e il prolungamento dell’«opzione donna» fino alla fine del 2015 (limite per il raggiungimento di 57 anni di età e 35 di contributi: la decorrenza può scattare nel 2016).
Intanto la stretta sui pensionamenti decisa con la legge Fornero nel 2011 si fa sentire: nei primi 9 mesi del 2015 sono state liquidate in tutto 109.796 pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia a fronte delle 84.840 dell’intero 2014. La percentuale sulle pensioni liquidate nel lavoro dipendente (73.508 contro 57.2013) è passata dal 22% al 34% del totale. Se si guarda al complesso delle pensioni erogate dall’Inps, nel 2014 su 15,57 milioni di persone con almeno un assegno il 42,5% (6,5 milioni) ha una pensione inferiore a 1.000 euro. E va peggio a 1,88 milioni di soggetti (il 12,1%): la loro pensione è inferiore a 500 euro.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 21 ottobre 2015
Inps. Più pensioni d’anzianità: 109mila nei primi 9 mesi. Boeri sulla Stabilità: «Solo interventi selettivi, parziali e che creano asimmetrie di trattamento»
Sarebbe stato «importante» con la manovra per il 2016 «fare l’ultima riforma delle pensioni». Invece in legge di Stabilità si annunciano solo «interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento». E c’è da temere che «in assenza di correttivi, daranno spinta a ulteriori misure parziali che sono tra l’altro molto costose».
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, coglie l’occasione della giornata di presentazione del Bilancio sociale Inps per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. La scelta del governo di limitare il pacchetto previdenza a misure molto limitate senza lanciare l’attesa flessibilità generalizzata sui requisiti di pensionamento, per Boeri, è stato un errore. Nel 2014 e nei primi 9 mesi del 2015 sono andate in pensione grazie alle salvaguardie sui lavoratori esodati 45.000 persone – ha sottolineato il presidente dell’Inps, ricordando che per le sei salvaguardie finora approvate (170.000 persone la platea prevista) sono stati stanziati 11 miliardi. «Spero che nel 2016 ci sia un intervento sul sistema previdenziale organico, strutturale e definitivo» ha infine aggiunto ricordando che una maggiore flessibilità «avrebbe facilitato una gestione migliore anche del personale delle pubbliche amministrazioni». Effetto che una misura con il part-time volontario per gli ultimi tre anni di lavoro non darà perché riservato solo al settore privato.
Dopo le critiche di Boeri al convegno Inps ha preso la parola il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha invece difeso il ddl Stabilità:?è «buona e socialmente qualificata» ha affermato, mentre più tardi in un’intervista tv ha poi aggiunto che la flessibilità in uscita va fatta bene: non potevamo metterla nelle stabilità ma «resta all’ordine del giorno». Riguardo poi alla governance dell’Inps (e di conseguenza dell’Inail), tema sollevato anche dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza, Pietro Iocca, il ministro ha confermato che il tema è sul tavolo «e credo che riusciremo a intervenire rapidamente».
Passando ai numeri del bilancio sociale, nel 2014 l’Inps ha avuto un risultato di esercizio negativo pari a 12,48 miliardi in lieve miglioramento rispetto al risultato 2013 (-12,8 miliardi). Nell’anno il disavanzo finanziario è stato di 7 miliardi, mentre la situazione patrimoniale era pari a 18,4 miliardi per effetto del risultato economico di esercizio negativo per 12,4 miliardi e del contributo per il ripianamento al disavanzo della gestione ex Inpdap per 21,69 miliardi (per effetto di una norma introdotta dalla stabilità 2014; n.147/2013).
Ieri l’Inps ha anche diffuso nuovi dati di monitoraggio sui flussi di pensionamento da cui si evince che nei primi 9 mesi dell’anno sono state liquidate in tutto 109.796 pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia a fronte delle 84.840 dell’intero 2014. La percentuale sulle pensioni liquidate nel lavoro dipendente (73.508 contro 57.2013) è passata dal 22% al 34% del totale, mentre nel settore autonomo si passa dal 17 al 27%. Il balzo è determinato dalla stretta sull’anzianità della legge Fornero, che ha spostato nel 2015 la maturazione dei requisiti rafforzati per l’anticipo a un numero maggiore di lavoratori. Per quanto riguarda le donne un «notevole incremento dei trattamenti di anzianità» sarebbe stato determinato – secondo l’Inps – «dalla scelta dell’opzione donna», ovvero la possibilità di ritiro con 57 anni e 35 di contributi e ricalcolo contributivo dell’assegno.
D.Col. – Il Sole 24 Ore – 21 ottobre 2015