Tito Boeri torna a contestare le scelte dell’esecutivo. Il presidente dell’Inps dopo le critiche alla riforma previdenziale che interviene sulla legge Fornero con l’introduzione della quota 100, i giudizi sull’ipotesi di un condono sui contributi non versati, ora muove una serie di rilievi alla legge di Bilancio, evidenziandone il tratto «maschilista». Tanto da considerare le donne nella condizione di finire in una «trappola». Boeri, intervenendo a un convegno dell’Inps, si sofferma sulla manovra e la tratteggia come una «legge di Bilancio che mantiene le differenze di età nell’accesso alle pensioni per uomini e donne, e va a non rifinanziare il congedo di paternità che era uno strumento molto importante per promuovere un’uguaglianza di opportunità». Un dato che Boeri cataloga come «segnale di maschilismo». A partire dalla mancata proroga alla sperimentazione di congedo obbligatorio riservata ai padri dal 2013. «In Italia si era arrivati a fatica a quattro giorni di stop obbligatorio, credo si dovesse andare oltre, proprio come in molti Paesi nord europei per promuovere il lavoro femminile. Invece, purtroppo la legge di Bilancio non rifinanzia il congedo di paternità».
Boeri, del resto, considera il congedo di paternità «uno strumento molto importante per promuovere un’uguaglianza di opportunità perché andava a intaccare un pregiudizio molto forte che c’è soprattutto tra i datori di lavoro delle pmi in Italia, che tendono ad assumere prioritariamente gli uomini rispetto alle donne perché pensano che le donne siano più costose». Un giudizio che si abbina alla riflessione sull’approccio complessivo dell’attuale maggioranza nei confronti dell’uguaglianza di genere. «C’è poca attenzione da parte di coloro che si definiscono populisti verso la problematica femminile — spiega Boeri— è significativo che nell’atteggiamento di estrema attenzione alle istanze popolari, si parla di populismo, nella volontà di rappresentare direttamente il popolo ci sia una rappresentazione che è molto maschilista di queste necessità».
Un ragionamento su cui si innesta l’affondo alla legge di Bilancio che potrebbe configurarsi piuttosto come un trappola per le donne, nel momento in cui si limita a «favorirne l’accesso al sistema pensionistico» e a mantenere «le differenze di età nell’accesso alle pensioni per uomini e donne». Una critica che Boeri spiega con la convinzione che «l’uguaglianza di opportunità si potrà realizzare nel momento in cui ci sarà maggiore presenza delle donne sul lavoro e invece in Italia si continua a ragionare su questi aspetti promuovendo semmai la partecipazione delle donne al “non” lavoro»
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