Un focolaio di Blue Tongue segnato nel Basso feltrino. La presenza del virus che provoca l’infezione catarrale di greggi e mandrie, è stato rilevato in un allevamento bovino nel comune di Quero/Vas e altri due nell’alto trevigiano di confine. I bovini, come si spiega dal servizio veterinario di Feltre, sono “serbatoi” virali, non muoiono come le pecore, che sono le più sensibili alla malattia catarrale che le uccide, ma sono comunque portatori e qualsiasi movimentazione di bestiame senza copertura vaccinale è rischiosa dal punto di vista epidemiologico.
Da Feltre e dal responsabile sanità animale Pierangelo Sponga è stata inoltrata la richiesta, per l’intera provincia di Belluno, di undicimila vaccini gratuiti contro la blue tongue fra gli ovicaprini, per non arrivare all’autunno caldo con le epidemie in corso, come un anno fa. Ma gli allevatori di bestiame, che pagano di tasca loro le dosi vaccinali per ogni capo, si dovranno risolvere per la copertura delle mandrie, pena l’impossibilità di movimentazione degli animali.
«È opportuno effettuare questa operazione al più presto per evitare di trovarsi in autunno con i capi sparsi in alpeggio da vaccinare prima della demonticazione con gran spreco di tempo e di risorse», si evidenzia dal servizio veterinario feltrino. Se infatti per gli ovicaprini, l’operazione viene fatta a scopo di profilassi, per ricomprendere anche gli animali che sono nati quest’anno, l’alta morbilità dei bovini, già documentata un anno fa conferma la tendenza. Il vaccino somministrato nel 2016, quando si sono manifestati tanti focolai soprattutto nel territorio feltrino e si sono contati, fra capre e pecore, oltre 270 animali morti, dà copertura per un anno.
Ma in primavera ci sono stati i nuovi nati che potrebbero non avere gli anticorpi per quando circolerà il virus, trasportato dai vettori zanzara. Nel territorio dell’attuale Usl Dolomiti distretto di Feltre e Belluno sono stati vaccinati 26.469 capi ovini. L’epidemia di Blue Tongue, iniziata a fine agosto 2016, con un’alta mortalità nei capi ovini, e una grande morbilità negli allevamenti bovini, ha impegnato il servizio veterinario per tutto l’autunno 2016 al fine di arginare la patologia, in particolare con una vaccinazione a tappeto conclusa prima dell’inverno di tutti i capi ovicaprini presenti e gran parte dei bovini.
Tenuto conto dei capi transumanti da vaccinare, della presenza già documentata del virus, ma anche dei tempi tecnici della Regione per evadere le richieste di dosi e farle pervenire ai servizi richiedenti, l’Usl Dolomiti si è dunque mossa per tempo. Il fabbisogno dichiarato non supera dunque gli undicimila vaccini, quel che serve per dare copertura agli animali nati da un paio di mesi, considerato che tutti gli altri sono già coperti per la durata di un anno. L’Usl fa anticipazione di cassa, di undicimila euro, con la certezza di poter rientrare dei soldi da parte della Regione.
Il Corriere delle Alpi – 11 giugno 2017