Ferragosto amaro per i medici del Servizio sanitario nazionale. Il blocco dei contratti e delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego – in vigore dal 2010 e che verra’ esteso come deciso giovedì dal Consiglio dei ministri a tutto il 2014 – ad ogni dirigente del Ssn, alla fine di questi 5 anni, sarà costato 30 mila euro. Una somma di tutto rispetto, difficile da digerire, ben più alta della famigerata tassa sulla casa. Per l’esattezza 29.480 euro lordi a testa, che moltiplicati per 107 mila medici contrattualizzati con il Ssn porta a un ‘risparmio’ per le casse dello Stato di oltre 3 miliardi in 5 anni, questa sì una cifra che ricorda tanto la somma di denaro che il governo sta cercando di reperire per eliminare l’Imu sulla prima casa. Leggi anche Stipendi e contratti ancora bloccati e niente decreto precari: il Ferragosto amaro dei dipendenti pubblici
A scattare la fotografia sulla perdita del potere d’acquisto dei medici a causa del blocco dei contratti del pubblico impiego – che coinvolge tutti i dipendenti non solo dello Stato ma anche di Ssn, scuola, Regioni ed enti locali – e’ un’analisi elaborata per l’Adnkronos Salute dall’Anaao Assomed, il principale sindacato della dirigenza medica del Ssn.
L’analisi dell’Anaao Assomed parte da un dato certo: la retribuzione totale media annua dei camici bianchi, stabilita nell’ultimo contratto nazionale di lavoro del 2009, pari a 85.978 euro lordi, comprensivi di 10.700 euro di indennita’ di esclusivita’ di rapporto. Analizzando la tabella, che tiene conto dell’inflazione media Istat, emerge con chiarezza la perdita, anno per anno, del potere di acquisto delle retribuzioni dei medici per colpa del blocco contrattuale: nel 2010, con un’inflazione dell’1,50% si e’ registrata una perdita consolidata di 1.311 euro lordi, salita a 3.683 nel 2011, fino a 6.387 nel 2012, con un’inflazione pari al 3%. Quest’anno i camici bianchi dovranno invece fare i conti con una perdita stimata del potere d’acquisto dei loro stipendi pari a 8.150 euro. Parliamo di circa 700 euro lordi al mese. E lo stop ai rinnovi contrattuali anche per il 2014 si farà sentire ancora più pesantemente: la perdita stimata per il prossimo anno sfiora infatti i 10.000 euro lordi.
A tutto questo va poi aggiunta l’ulteriore beffa: l’impatto negativo che la riduzione dello stipendio avra’ sulle future pensioni dei camici bianchi, sul trattamento di fine rapporto e, soprattutto, il danno di avviare il rinnovo triennale del 2015 partendo da una massa salariale più povera. Senza contare il significativo aumento della pressione fiscale con il contributo di solidarietà poi revocato e con costanti incrementi delle addizionali regionali e comunali Irpef.
“Nel momento in cui – commenta l’Anaao Assomed – si negoziano sconti fiscali per la generalità delle categorie (decontribuzione e detassazione dei salari di produttività per tutte le categorie tranne il pubblico impiego, rinnovi contrattuali anche in settori collegati al settore pubblico come le municipalizzate e le farmacie comunali) incrementare le penalizzazioni per i dipendenti pubblici rappresenterebbe una discriminazione di tipo ideologico inaccettabile e gravemente demotivante per il settore dei pubblici servizi”.
Adnkronos salute – 10 agosto 2013