Le visite serali e festive? Sono praticamente ferme in quasi tutto il Veneto. Test diagnostici e visite, radiologie e risonanze. I sindacati dei medici hanno prima diffidato la Regione dal proseguire l’attività, con un atto formale di un avvocato. E adesso, ai primi di marzo, hanno impugnato davanti al Tar la delibera con cui la Regione, a fine 2015, aveva istituzionalizzato le prestazioni serali e festive, inserendola nell’attività istituzionale, e dunque come se ricadesse nella fascia oraria 8-20. Uno scontro senza precedenti. Sulla delibera regionale c’era a una sorta di accordo, a monte, fra sindacati a Regione Veneto. Ma tutto è saltato quando la Regione ha varato la delibera senza prima ascoltare i sindacati su altri temi inerenti la sanità, come avevano chiesto le organizzazioni dei medici.Ed è stata guerra. Immediata.
Ai primi di gennaio otto sindacati dei medici – Aaroiemac, Anaao- Assomed, Anpo, Cimo, Cisl Medici, Fassid Simet, Fials Medici, Fvm, Snr Fassid – hanno diffidato la Regione dal proseguire nell’attuazione della delibera, definita «iniziative unilaterale».
Tanto più perché due direttori generali, a Belluno e Feltre, avevano provveduto a ratificare la delibera sulle prestazioni serali e festive con atti interni alle rispettive Usl. «Abbiamo chiesto un incontro con l’assessore regionale per sciogliere il nodo, e riprendere il confronto», spiega Luigi Dal Sasso, segretario regionale della Cimo, una delle otto sigle sindacali, «ma non si è mosso nulla. E così abbiamo deciso di impugnare la delibera davanti al Tar, chiedendo ai giudici amministrativi l’annullamento dell’atto. La nostra tesi è che non ci può essere confusione sull’attività istituzionale che va dalle 8 alle 20 come da contratto, se si va dalle 20 alle 24, e pure nei giorni festivi, queste prestazioni vanno eseguite su base volontaria e con altra remunerazione».
I sindacati non cedono di un millimetro. E, anzi, rilanciano. «Siamo convinti di aver ragioni, e abbiamo anche un riscontro diretto: il fatto è che a oggi la gran parte delle prestazioni in orario serale e festivo è stata bloccata, di fatto, in tutte le Usl del Veneto», continua Dal Sasso, «e per di più nessun direttore generale ha voluto firmare atti in materia».
Cose c’è dietro la delibera regionale? I maligni fanno osservare che la giunta Zaia ha provato a risparmiare, quando si sarebbe accorta dei costi per le prestazioni in orario straordinario. «Pensavano di fare le nozze con i fichi secchi», dice uno dei medici più agguerriti, «ma così siamo capaci tutti». C’era anche chi aveva pensato a rimodulare l’orario istituzionale 8-20, facendolo slittare di un’ora o due, ma questo non si poteva conciliare con gli organici della sanità pubblica venetai (proprio in questi giorni il direttore generale dell’Usl trevigiana, Francesco Benazzi, ha lanciato l’allarme per la mancanza di radiologi in alcuni ospedali della provincia), nè con la necessità di salvaguardare le prestazioni nella prima fascia oraria della mattina, quando entrano in funzione le sale operatorie.
Ora sarà da vedere l’impatto del blocco sulle liste di attesa. Aspettando i primi monitoraggi, i sindacati sono già certi: «L’impatto? Minimo, se non nullo», conclude Dal Sasso, nei primi nove mesi del 2015 le prestazioni serali e festive sono state meno di 130 mila, su 42 milioni erogate. Meno dello 0,5%. Certo, fanno comodo a chi lavora tutto il giorno, e non vuol prendersi ferie. Ma non siamo contrari a priori: ma La Regione si confronti, su queste e altre questioni».
La Tribuna di Treviso – 15 marzo 2016