Ci sono anche operatori del settore ittico di Ariano Polesine (Rovigo) tra i quattordici indagati nell’inchiesta del procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, sulle cozze contaminate che avevano causato, nel settembre scorso, diarrea, nausea, vomito e dolori all’addome in numerosi consumatori.
Sintomi che erano da ricondurre all’azione della biotossina Dsp. La causa, secondo quanto accertato dai docenti dell’Università di Padova, era da ricercare in una contaminazione da acido okadaico. Le cozze erano state vendute a ristoratori e mercati (piemontesi, lombardi, liguri, trentini e valdostani) da numerosi commercianti, ma le indagini hanno permesso di individuare il luogo di origine dei molluschi: l’insenatura del mare Adriatico che rientra nel golfo di Trieste. Su queste coste, l’Arpa del Friuli aveva scoperto la presenza delle biotossine e l’Asl, il 15 settembre, aveva vietato la raccolta e la vendita dei mitili. Il blocco, però, non sarebbe stato rispettato. Nel registro degli indagati sono finiti i nomi di allevatori, raccoglitori e commercianti di Ariano, Duino Aurisia (Trieste), Monfalcone (Gorizia), Grado (Gorizia) e Trieste. Devono rispondere, oltre che di distribuzione di alimenti pericolosi, anche di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. In un caso si procede per falso perché uno dei commercianti aveva sostenuto di avere raccolto i mitili due giorni prima del blocco.
il Gazzettino – 15 febbraio 2011