«Gli spettacoli nei delfinari italiani non rispettano il comportamento naturale dei delfini e sono privi di contenuto educativo». È questo il giudizio netto e deciso a cui il biologo marino Joan Gonzalvo, consulente per l’Unep (il Programma ambiente delle Nazioni Unite), è giunto dopo aver effettuato una valutazione, per conto della Lav (Lega Anti Vivisezione), sulla maggior parte di queste strutture nel nostro Paese.
Joan Gonzalvo ha analizzato l’applicazione dei criteri di legge in nove diversi spettacoli in cinque delfinari italiani (Zoomarine, Oltremare, Fasanolandia, Gardaland, Delfinario di Rimini). Nelle sue conclusione scrive: «E’ errata l’affermazione ricorrente dei delfinari che gli spettacoli con i delfini offrono la grande opportunità di fare un’esperienza educativa. La principale finalità di queste rappresentazioni è quella di intrattenere e divertire il pubblico, invece che fornire informazioni sulla reale natura, celando la crudeltà dell’evidenza, cioè che gli “attori” di questi spettacoli sono animali tenuti prigionieri ed esibiti con il fine ultimo di fare soldi».
In Italia ci sono quattro delfinari ma solo tre sono attivi; quest’ultimi ospitano in totale 27 delfini tursiopi in cattività. L’Italia è uno dei pochi Stati dell’Ue che dispone di una specifica normativa nazionale sul mantenimento in cattività dei delfini. Dallo studio emerge che «in genere gli spettacoli esaminati non hanno dato alcun insegnamento in relazione ai comportamenti naturali, all’ecologia e ai problemi di conservazione dei delfini. I delfini sono stati rappresentati in atteggiamenti con attinenza scarsa o nulla alla vera natura degli animali in mare. Tutti gli spettacoli con i delfini sono stati perlopiù focalizzati sulla teatralità emotiva».
Gonzalvo evidenzia che «soltanto il 10% in media» degli spettacoli esaminati «ha previsto commenti sulla biologia e sul comportamento degli animali esibiti. Nessuno ha fornito informazioni sulla reale distribuzione dei delfini in natura o sugli aspetti chiave di conservazione. In tutti gli spettacoli i delfini hanno eseguito soprattutto acrobazie che mirano alla spettacolarizzazione: hanno espresso soltanto comportamenti condizionati, non paragonabili a quelli dei delfini liberi». Perdipiù «molti esercizi, descritti come “gioco” sono in realtà comportamenti che in mare esprimerebbero aggressività».
La Lav ricorda che sono «almeno 85.000 gli italiani che hanno espresso la loro ferma contrarietà ai delfinari, firmando la petizione» con cui si chiede «con una nuova normativa la riconversione dei delfinari e la creazione di un rifugio per delfini, un’area marina confinata protetta dove poter rilasciare in semi-libertà i delfini provenienti delle strutture dismesse».
La Stampa – 27 maggio 2015