Costruire reni in laboratorio e trapiantarli in persone ammalate. È uno degli obiettivi che si sta perseguendo anche in Italia attraverso la ricerca e la sperimentazione su animali.
Il professore Giuseppe Remuzzi, del Centro di Ricerche per malattie rare «Aldo e Cele Daccò», dell’Istituto Mario Negri e Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’Azienda Ospedaliera «Ospedali Riuniti» di Bergamo ha sostenuto ad Ariano Irpino, presso il Centro Biogem, che se da una parte ci sono le potenzialità per andare avanti, dall’altra c’è l’intoppo rappresentato dalla riduzione delle risorse disponibili. C’è una classe politica insensibile ai temi della ricerca e dell’innovazione . «Abbiamo pochi reni – ha spiegato il professore Remuzzi -; pochi organi in generale per il trapianto e allora lavoriamo per vedere se sarà possibile un giorno (abbiamo dei dati preliminari molto incoraggianti), costruire reni in laboratorio, partendo da cellule embrionali di animali che combinate con cellule umane, per esempio cellule del liquido amniotico, riescano a trovare le condizioni ideali per costruire un organo che possa essere trapiantato in un ammalato».
Non siamo all’anno zero. «Siamo al punto in cui siamo riusciti a convincere queste cellule a formare delle strutture renali in laboratorio molto simili a quelle del nostro rene. Sono strutture capaci di filtrare certe sostanze che noi immettiamo nei reni di alcuni animali e sono capaci di riassorbire alcune di queste sostanze, come le proteine, come fa il rene; questo è molto incoraggiante, perchè apre la prospettiva che un domani tutto questo possa trasformarsi in qualcosa che è utile agli ammalati. Purtroppo in Italia la ricerca è l’ultima cosa; cambiano i governi, centrodestra e centrosinistra, ma sono concordi in una sola cosa: quando c’è da tagliare si va a colpire la ricerca e la medicina. Il nostro paese non ha capito che la ripresa è basata fondamentalmente sulla ricerca, sui giovani; tutti parlano di innovazione, però non ci mettono in condizione di poterla fare. Regge solo la buona volontà e la speranza; alcuni fondi, per fortuna, arrivano dall’Europa, dagli Stati Uniti, altre volte da privati, ma lo Stato non aiuta».
Perché dunque un approfondimento della materia proprio ad Ariano Irpino? «Qui c’è il presidente della società italiana di Nefrologia, Giovanbattista Capasso – ha concluso Remuzzi-; questo è uno dei centri di ricerca genetica più importanti di Europa, non credo che ci sia un gruppo europeo capace di creare degli animali con alterazioni genetiche come sanno fare qui; è un punto di riferimento essenziale e sono contento di verificarlo direttamente in questa struttura». La ricerca del professore Remuzzi è sta messa a confronto con tante altre illustrate nel corso del convegno promosso ad Ariano dalla Società Italiana di Nefrologia che ha costituito «L’Accademia delle Idee». Un’occasione che ha consentito a tanti giovani ricercatori di presentare i propri progetti non solo al mondo scientifico, ma anche ad imprenditori interessati ad investire nel settore sanitario.
La Stampa – 8 luglio 2013