Presentata da una società tedesca la richiesta per tre «digestori» in un’area di Villa Motte, al confine con Ronco. Bonvicini: «La Regione lo appoggia perché riduce il problema nitrati, non inquina, non emana odori». Caloini: «Si rischia una situazione analoga alle cave»
Un impianto a biomasse: una società tedesca è interessata a Palu’ Palù. A Palù sorgerà un impianto a biomasse in cui saranno trattate le deiezioni animali di una discreta fetta di allevamenti della Bassa? L’interrogativo circola tra i residenti, preoccupati per eventuali ricadute sul territorio. Il progetto è stato avanzato in Regione da un’azienda tedesca specializzata nella costruzione di impianti a biomasse, la Caspari, e riguarda un’area antistante Villa Motte, tra il capoluogo e il confine con il Comune di Ronco all’Adige, contrassegnato dal fosso Storto.
«Da informazioni ufficiose, l’azienda ha fatto richiesta in Regione per ottenere l’autorizzazione all’impianto», confermano il sindaco Francesco Farina e l’assessore all’ecologia e ai lavori pubblici Alessandro Bonvicini. «A quanto abbiamo capito, verrebbero trattate esclusivamente deiezioni animali per ricavarne concime e biogas. Si tratta di un impianto che la Regione appoggia», aggiunge Bonvicini, «per ridurre il problema dei nitrati e, nello stesso tempo, ricavare energia verde senza inquinare ed emanare odori. Senza, insomma, fare danni all’ambiente».
Al momento, però, il procedimento «è in alto mare», puntualizza l’assessore. «L’azienda sta attendendo le autorizzazioni necessarie per la viabilità: l’impianto, che si estenderà su una superfice di undici ettari, sarà dotato di tre «digestori», cioè le vasche a tenuta stagna nelle quali avviene il processo biochimico di trasformazione delle sostanze organiche in gas e concime, «e coprirebbe il fabbisogno di una dozzina di Comuni», spiega l’assessore, «movimentando una quindicina di camion al giorno, traffico sovradimensionato rispetto alla portata delle strade della zona, piuttosto strette».
Bonvicini assicura che il Comune si sta muovendo sul doppio fronte dell’impatto ambientale e viabilistico: «Qualora l’impianto venga autorizzato, si parla entro ottobre, vogliamo sia a impatto zero. E prima di procedere faremo incontri informativi con la popolazione».
Sono previsti benefici per il Comune? «Stiamo vedendo cosa se ne può ricavare».
Le parole dell’assessore non tranquillizzano però la capogruppo di Rinnovo e impegno, Stefania Caloini: «Da tempo la ditta ha presentato domanda in Regione, presumibilmente su consenso preventivo del sindaco. Quindi le informazioni alla popolazione andavano date subito. Rischiamo di trovarci in una situazione analoga a quella delle cave di ghiaia, fortunatamente scongiurata: anche alle Motte la falda corre a un metro di profondità. Non siamo pregiudizialmente contro gli impianti a biomasse, ma primo da tutelare è l’equilibrio ambientale».
Qualche mese addietro l’amministrazione incluse nell’ordine del giorno del Consiglio la proposta di includere Palù nel Piano cave regionale. Proposta poi ritirata tra le polemiche della minoranza, che accettò di far parte di una commissione tecnico-politica di fattibilità. Risultato: i tecnici esclusero le cave perché, appunto, a Palù la falda quasi affiora dal terreno. Così la maggioranza desistette dai suoi propositi.
«L’amministrazione è trasparente a parole ma non nei fatti», attacca la Caloini, rimarcando «viabilità inesistente verso l’impianto» e distanze tra i «digestori» e le contrade Rizza e Casotti, «varianti tra i 500 e i 200 metri soltanto, con venti dominanti che portano in paese. Vero che, quando i digestori funzionano, rimangono chiusi, ma è altrettanto vero che serve caricarli e svuotarli. In questi frangenti dove vanno a finire gli odori?».
La capogruppo aggiunge un’ultima motivazione a sostegno del no all’impianto: «Sorgerebbe nelle vicinanza di Villa Motte, tutelata dalla Belle arti perché del ‘500, e dello storico mulino della prima risaia nata a Palù sempre a metà del secolo scorso».
L’Arena 13 settembre 2011