La circolazione illegale di specie selvatiche è uno dei principali fattori di rischio di perdita della biodiversità e di diffusione di zoonosi. Proprio partendo da questa constatazione, la Commissione ha adottato un nuovo piano d’azione UE che, aggiornando il primo piano varato nel 2016, si propone oggi di porre fine al commercio illegale di specie selvatiche, come annunciato nella Strategia sulla biodiversità per il 2030.
Questo piano d’azione rivisto verrà proposto alla CITES COP19, l’evento previsto per fine novembre a Panama sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES). Quattro le priorità del nuovo piano che si è posto il 2027 come orizzonte temporale:
- Prevenire il traffico di specie selvatiche e affrontarne le cause profonde, riducendo la domanda dei consumatori di animali selvatici oggetto di commercio illegale, sostenendo mezzi di sussistenza sostenibili nei paesi di origine e combattendo la corruzione a tutti i livelli;
- Rafforzare il quadro giuridico e politico contro il traffico di specie selvatiche;
- Applicare le normative e le politiche per combattere efficacemente il traffico di specie selvatiche, migliorando il tasso di individuazione di attività illegali all’interno dell’UE;
- Rafforzare il partenariato globale dei paesi di origine, di consumo e di transito contro il traffico di specie selvatiche.
Nuovo piano, cosa cambia
Rispetto al precedente piano del 2016, la versione aggiornata prevede nuovi strumenti legali e politici. Primo fra tutti, un inasprimento delle normative dell’UE che disciplinano il commercio di specie selvatiche. Un altro sarà quello di concentrarsi maggiormente sulla salute sul commercio di specie selvatiche, applicando l’approccio One Health. Maggiore attenzione, infine, anche al traffico online di specie selvatiche, con la futura adozione della legge sui servizi digitali.
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