Non risulta solo nel formaggio prodotto con latte crudo in una malga di Coredo. Il batterio Escherichia coli che ha ridotto in gravissime condizioni una bimba trentina di due anni e mezzo (non quattro come già scritto) è stato riscontrato anche nell’acqua derivata dalla sorgente «Presa Malga» di Coredo che, in seguito alle analisi, è stata dichiarata non potabile dal Comune di Predaia.
Acqua contaminata
La sindaca Giuliana Cova giovedì ha infatti firmato ed emesso un’ordinanza «contingibile ed urgente» per vietare «l’utilizzo ai fini potabili» di quell’acqua a servizio delle malghe di Coredo che viene bevuta, usata per usi domestici e per abbeverare il bestiame. Questo dopo che le analisi hanno appurato «la qualità non conforme ai requisiti di potabilità». L’acqua, nuovo particolare emerso, sarebbe infatti contaminata da Escherichia coli, riscontrato in quantità sopra i limiti, in violazione quindi dei parametri microbiologici e chimici. La stessa acqua di cui si serve anche la malga finita sotto i riflettori dell’azienda sanitaria trentina e dei Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) dei carabinieri, dopo che a fine giugno ha servito il suo formaggio, prodotto con latte crudo, alla famiglia della bimba ora in condizioni molto critiche. La piccola, a cui è stata riscontrata la sindrome emolitico-uremica (Seu), malattia causata appunto dal batterio Escherichia coli, rimane intubata nel reparto di terapia intensiva della clinica pediatrica dell’azienda ospedaliera di Padova. Il quadro clinico è grave ma stabile, tanto che la prognosi rimane riservata. Da quanto ricostruito la famiglia si era fermata a mangiare in quella malga di Coredo alcune settimane fa, a fine giugno. La bimba, forse di nascosto dai genitori, avrebbe assaggiato il formaggio fresco che è il primo sospettato dall’Azienda sanitaria trentina. Nella nota diffusa giovedì l’Azienda ha infatti spiegato come all’origine dell’infezione della minore «ci sarebbe verosimilmente il consumo di alcuni prodotti caseari — in particolare un formaggio fresco — in una malga situata sul territorio dell’ex Comune di Coredo». I primi sintomi sarebbero comparsi però solo a luglio, quando la piccola era in vacanza lontano da casa: il tempo di incubazione è infatti, di solito, di dieci giorni. Ora, solo la scienza è in grado di dare risposte certe sulla corrispondenza o meno del ceppo del batterio trovato nel formaggio con quello che ha portato la bambina trentina in un letto di ospedale. Bisognerà infatti attendere l’esito delle analisi affidate all’istituto zooprofilattico delle Venezie per confermare quello che sembrerebbe più di un forte sospetto, come anticipato appunto dall’Azienda sanitaria. Lo stesso istituto zooprofilattico sarà inoltre chiamato a svolgere specifiche analisi anche sull’acqua contaminata.
Inchiesta e sequestro di 450 tome
A fare chiarezza, attribuendo la causa della malattia, il «fattore colpevole» e le eventuali responsabilità, sarà la Procura di Trento che ha già aperto un’inchiesta. A carico di ignoti. Ipotizzando il reato di lesioni gravissime colpose e la violazione dell’articolo 5 della legge 283 del 1962, in particolare per quanto riguarda l’impiego, la vendita e la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari «con cariche microbiche superiori ai limiti». Il pm Maria Colpani ha delegato per le indagini i Nas che hanno già proceduto ad effettuare una verifica sulla sorgente e sull’acqua derivata e un sopralluogo in malga, dove sono state sequestrare tutte le forme di formaggio rinvenute, 450 tome in tutto. Già tra l’altro sottoposte a fermo sanitario. I tecnici dell’Unità operativa di igiene e sanità pubblica veterinaria e dell’Unità operativa di igiene alimenti e nutrizione del Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria avevano infatti sospeso la produzione e la somministrazione del formaggio della malga. Analisi a campione verranno effettuate anche sulle tome sotto sigilli. Ed è quasi scontato che gli inquirenti vogliano anche andare a ritrovo della produzione. Il lavoro dei Nas è infatti alle prime fasi: come da prassi i militari spazieranno infatti in una serie di controlli e verifiche che passeranno, è scontato, anche attraverso l’acquisizione della relativa documentazione. Tutto per ricostruire le fasi precedenti fino ad arrivare a fine giugno quando la bimba avrebbe consumato il formaggio. Di lì a una decina di giorni, quando era in vacanza, i sintomi che hanno portato al ricovero in ospedale. E l’attenzione degli investigatori certo sarà posta anche nelle fasi più recenti.