Sotto la spinta degli adeguamenti all’inflazione s’impenna la spesa per pensioni a carico dell’Inps. Che nel 2023 ha sfiorato i 270 miliardi, 269,6 per la precisione, invalidità civili incluse, con una crescita del 6,34%. A evidenziarlo è la relazione sull’attività svolta lo scorso anno dell’ente, che è stata presentata ieri, dalla quale emerge anche una significativa crescita delle entrate contributive. Che hanno raggiunto i 214,6 miliardi: +4,44% sul 2022 e +4,65% rispetto alle previsioni.
Nel dossier si sottolinea anche il balzo del 39,2%, sempre rispetto alle stime originarie, degli accertamenti dell’Istituto sulle entrate contributive, che sono lievitati rispetto all’obiettivo iniziale da 1,76 miliardi a 2,45 miliardi. A salire sono stati, in particolare, gli accertamenti sulle prestazioni indebite (+19,19% rispetto al target di partenza).
Complessivamente, nel 2023 le prestazioni erogate dall’Inps, a cominciare dai 17,8 milioni di trattamenti pensionistici e dai 3,6 milioni di invalidità, sono ammontate a 317 miliardi. Sono stati erogati per le prestazioni temporanee (assegno unico, Naspi, bonus, etc) 38,6 miliardi (+10,16%) con una crescita del 12% per la Naspi e del 38% sull’Assegno unico introdotto nel corso del 2022. I lavoratori assicurati sono risultati 26 milioni mentre le imprese assicurate sono state 1,8 milioni. I pagamenti hanno raggiunto i 396,8 miliardi, con una crescita del 7,36% (il dato risente degli adeguamenti all’inflazione), mentre le riscossioni hanno toccato i 395,8 miliardi: +4,43% sull’anno precedente.
Per il direttore generale dell’Inps, Vincenzo Caridi, si tratta di numeri significativi che «testimoniano una capacità realizzativa costante della tecnostruttura Inps che si affianca a quella progettuale e di sviluppo al servizio dei cittadini. È un’azione importante, nell’interesse delle fasce più deboli della popolazione e finalizzata a un salto di qualità del welfare pubblico».
Per quanto l’aumento complessivo del 4,44% dei contributi versati nelle diverse gestioni, questo dato, ha spiegato Caridi, è «dovuto all’aumento del tasso di occupazione, alle azioni di contrasto all’evasione contributiva, oltre alla riduzione di conguagli a vario titolo operati dai datori di lavoro». Nel 2023, infatti, secondo l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, si è registrato un saldo annualizzato positivo pari 523mila posizioni di lavoro. Ed è cresciuta di molto, sempre nel 2023, l’attività di accertamento sulle entrate contributive e sulle prestazioni indebite. «È un fatto, non parole, il numero record di occupati registrato dall’Istat e trainato proprio dall’incremento dei contratti a tempo indeterminato – ha sottolineato il ministro del Lavoro, Marina Calderone -. Ed è un fatto la crescita dei contributi versati all’Inps da lavoratori e datori di lavoro, a dimostrazione della vitalità e dinamicità del lavoro oggi in Italia, così come dell’estensione di quello regolare».
Particolarmente positivo, poi, è l’esito delle attività di sistemazione dei conti assicurativi individuali e la gestione del contenzioso. Inoltre, l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale ha migliorato ulteriormente l’efficacia dell’azione individuale: la produttività individuale è stata infatti più alta dell’11,5 % rispetto allo standard. Nel 2023 l’indice di produttività (aree di produzione) ha raggiunto 138,25, contro il 136,73 del 2022, e l’obiettivo annuo 2023 pari a 124.
Il Sole 24 Ore