Rinnovo dei contratti, più investimenti per la sanità pubblica, sblocco del turnover, ed una programmazione del rinnovamento tecnologico oltre che la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Queste le principali richieste ai partiti in vista delle prossime tornate elettorali. Quanto alla passata legislatura, bocciatura senza appello per tutti e tre i passati premier, mentre va oltre la sufficienza la ministra Lorenzin.
Si è da poco chiusa la XVII legislatura e siamo ormai in piena campagna elettorale. Quotidiano Sanità ha interpellato i sindacati medici per tracciare un bilancio degli ultimi Governi, ma anche per veicolare le richiesta delle categorie alla politica in vista del prossimo election day del 4 marzo. In questa prima puntata del Forum rispondono Cisl Medici, Fials, Fvm e Snr-Fassid.
Quotidiano Sanità. la legislatura si è ormai conclusa. Quale bilancio per la sanità? Mi saprebbe indicare tre cose buone e tre cattive?
Corrado Bibbolino (Segretario nazionale Snr-Fassid): “Sicuramente la legge sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale, il testamento biologico e l’inizio della stabilizzazione dei precari. Mentre indico tra le cattive non aver inciso maggiormente con la stabilizzazione dei precari, aver allungato i tempi di commissariamento (in alcuni casi siamo alla fine ma sono stati 5 anni di inutili sofferenze), non aver fatto il possibile per uniformare al di là del risultato del referendum le 21 sanità diverse, tranne centralizzazioni vessatorie poco utili ad uniformare prezzi e modalità operative. L’unica uniformità realizzata è dovuta ad una qual certa arroganza che in tutte le regioni ha spostato dai tavoli amministrativi a quelli giudiziari ogni tipo di contenzioso. Sarebbe interessante un’ analisi sull’impennata della litigiosità e delle sconfitte aziendali nelle aule di tribunale. Chi patrocina si frega le mani”.
Giuseppe Carbone (Segretario generale Fials): “Il bilancio per la sanità rimane negativo in termini di definanziamento e di agenda governativa. Per il personale permane il blocco del turn-over che ha posto in ginocchio la sanità pubblica con condizioni di lavoro per gli operatori incompatibili con l’irrisorio incremento retributivo che si sta delineando con il rinnovo contrattuale e con i testi contrattuali dell’ARAN che presentano norme restrittive e riduzioni di garanzie derivanti dalle carenze organiche divenute ormai intollerabili.
Cose positive: stabilizzazione personale precario; responsabilità professionale; riordino Ordini professionali ed area delle professioni socio-sanitarie.
Cose negative: nuovi LEA per il mancato finanziamento; mancata attuazione comma 566, art. 22 del Patto della Salute 20 e Cabina di regia sindacati, Ministero e Regioni che avrebbero dato risalto alla gestione, sviluppo e fabbisogno del personale; la partita sul rinnovo contrattuale dove resta inaccettabile per la FIALS la proposta ARAN di demandare il percorso di sviluppo degli operatori ad una commissione paritetica”.
Aldo Grasselli (Presidente Fvm): “Una legislatura di 5 anni in cui 3 Presidenti del Consiglio si sono assecondati, poggiando grosso modo sulla stessa maggioranza, poteva dare risposte decisive per la sanità e per il welfare, che invece sono mancate. L’Incipit di questa legislatura è il suo marchio di fabbrica e la causa del suo deludente epilogo. Il presidente Renzi che annuncia al Senato la fine del bicameralismo e poi perde il referendum in totale distonia col paese. Una distonia tra Stato e Regioni che permane. Da questa legislatura sono venute cose buone (alcune leggi del Parlamento) ma ciò che resta nella memoria degli elettori è ciò che il Governo non ha saputo o voluto fare, nonostante l’impegno del Ministro della salute. Il programma di legislatura per la sanità si fa chiedendo ai cittadini quanto tempo attendono per una visita o un esame (basta telefonare a un CUP), oppure imparando che un ricercatore precario che studia come vincere il cancro guadagna molto meno di un vigile urbano, o chiedendosi perché il ministro del lavoro solleciti gli universitari a non disdegnare un 18 per laurearsi in fretta mentre il suo Governo non fa nulla per consentire di specializzarsi a tutti i nostri giovani laureati medici, veterinari, farmacisti e sanitari”.
Biagio Papotto (Segretario generale Cisl Medici): “Cose positive? Come professionisti della sanità, attenti alla salute dei cittadini, indichiamo in primis il mantenimento dei LEA, anche se è grande la preoccupazione per l’insufficienza dei fondi a disposizione delle regioni per garantire un livello accettabile. Un secondo aspetto – al di là di convinzioni individuali spesso cavalcate strumentalmente dalle forze politiche – è la recente legislazione per la vaccinazione obbligatoria. Uno stato intelligente è uno stato sano. La terza eredità positiva della legislatura – e anche qui parliamo senza voler analizzare le libertà individuali di scelta – è la legge sul testamento biologico, opzione ormai non più rinviabile, stanti le mutate condizioni sociali e culturali. Aspetti negativi (ce ne consenta almeno 4): 1) Il mancato aumento del finanziamento per il SSN, ormai da anni ridotto a livelli indegni di un Paese “civile”. 2)Un contratto di lavoro per la dirigenza medico-veterinaria che è assente da ormai oltre 10 anni. 3) Manca uno standard di personale che tenga conto del livello nazionale. Siamo alla “regionalizzazione” della sanità, pubblica e privata-accreditata. 4) Il mancato compimento della l. Gelli (la depenalizzazione dell’atto medico).
Quotidiano Sanità. Cosa chiederete alle forze politiche impegnate nella prossima campagna elettorale? Mi potrebbe indicare cinque priorità?
Corrado Bibbolino (Segretario nazionale Snr-Fassid): “Andare ad una contrattazione vera salariale e normativa. Non bastano le dichiarazioni tripartisan di solidarietà al SSN. Occorrono fatti concreti. Rinunciare definitivamente al precariato ed al caporalato sotto forma di outsourcing. Rinunciare allo pseudo dirigismo introdotto dalla 150/ 2009, ripristinando un colloquio sereno con sindacati che oltre al resto nel nostro caso rappresentano la dirigenza professionale. Nessuno grida più “Acqua alle corde” e gli obelischi crollano ovunque. Abbondiamo di strutture non sanitarie deputate a controlli, verifiche e supervisioni. A volte si ha l’impressione che per uno che lavora ce ne siano tre che giudicano quello che fa. Certo nel privato non è cosi: il rapporto è uno a cinquanta, non cinquanta a uno. Approfittare delle innovazioni della legge Gelli per ripristinare l’alleanza terapeutica tra medici e pazienti, cominciando da un recupero lessicale che elimini la parola malasanità riservandolo ai soprannomi dei personaggi di Gomorra. Programmare l’indifferibile rinnovamento tecnologico secondo criteri internazionali e non secondo le spinte demagogiche e localmente elettorali. Le statistiche parlano chiaro e sono impietose: Bartali avrebbe detto ‘l’è tutto sbagliato…’”.
Giuseppe Carbone (Segretario generale Fials): “Rispetto scadenze contrattuali e previsione nella legge di bilancio 2019 del finanziamento dei rinnovi contrattuali triennio 2019-2021 in rapporto all’IPCA o meglio all’inflazione reale; eliminazione art. 23 del d.l.vo 75/2017 che blocca al 2016 i fondi contrattuali accessori dei contratti aziendali e quindi anche la RIA oltre all’impegno a non varare leggi e disposizioni durante l’iter di vigenza dei contratti nazionali di lavoro che vadano a compromettere le politiche di contenimento degli organici e soprattutto il taglio ai fondi contrattuali accessori come è avvenuto dal 2010 sino ad oggi; lo sblocco del turn over eliminando la norma che proroga il tetto alla spesa per il personale dipendente (pari alla spesa per il personale registrata nell’anno 2004 diminuita dell’1,4 per cento) disposta dal 2010 sino ad oggi; legiferare il riconoscimento della libera professione per le professioni sanitarie; modifica sostanziale al d.lvo 165/2001 per dare maggiore potere negoziale alle OO.SS. rappresentative ed RSU in materia di rapporto di lavoro ed organizzazione del lavoro”.
Aldo Grasselli (Presidente Fvm): “Chiediamo un Piano Marshall per la sanità pubblica. Siamo ad uno stadio preagonico dell’SSN che impone una ricostruzione complessiva. Gli ospedali devono essere rigenerati, resi antisismici, accoglienti, impostati a modelli operativi moderni ed efficienti. La linea di produzione della ‘salute’ non è più quella del secolo scorso e le ‘fabbriche della salute’ non possono essere ancora quelle del 1900. Un progetto per ospedali nuovi (lanciato da Umberto Veronesi e Renzo Piano di quasi 20 anni fa) oggi più che mai urgente, in cui le risorse investite genererebbero lavoro, efficienza e risparmi. Occorre un piano di rinnovamento del capitale umano e specialistico della sanità: nei prossimi 5 anni si dimezzerà il numero dei medici e dei sanitari in servizio, ma non si discutono ipotesi per assumere i laureati senza specializzazione e fare in modo che si specializzino negli ospedali e nei servizi del territorio. Occorre un piano di investimenti in innovazione tecnologica ed informatica, e immaginare un modello efficiente di assistenza quotidiana dalla medicina di base e dalla sanità del territorio, che devono dare risposte diagnostiche e riabilitative rapide e complete senza passaggi inappropriati attraverso l’ospedale. Occorre fare prevenzione primaria per ‘mantenere sani i sani’ e risparmiare”.
Biagio Papotto (Segretario generale Cisl Medici): “Le 5 priorità che Cisl medici pone di fronte alla politica che verrà sono: 1) Qualisiasi maggioranza dovrà imprescindibilmente garantire un SSN pubblico, universalistico, come sancisce l’art. 32 della Costituzione. 2) Come ovvio ‘pendant’ dovranno esserci finanziamenti adeguati allo scopo. Dal 6,5 del PIL è vitale arrivare ALMENO all’8%, come negli altri Paesi civili. 3) Il Parlamento dovrà necessariamente “rivisitare” il Titolo V della Costituzione, per riequilibrare i poteri regionali ed evitare così una sanità ‘a velocità diverse’. 4) Occorre sbloccare il turn-over, con il conseguente stop al precariato e l’assorbimento negli organici di tanti colleghi sfruttati e mal pagati. Ci dovranno anche essere nuovi percorsi di formazione per le specializzazioni, con la previsione di quella in medicina generale. 5) La sicurezza nei luoghi di lavoro. Non fa quasi più notizia l’aggressione ad un medico. Non importa se si tratta di persone esasperate per l’attesa, o contrarie al vaccino, o maniaci che approfittano di colleghe sole in luoghi disagiati. Il medico dona la vita, non deve rischiarla”.
Quotidiano Sanità. Che voto metterebbe in pagella per Letta, Renzi, Gentiloni, Padoan e Lorenzin?
Corrado Bibbolino (Segretario nazionale Snr-Fassid): “La politica ed i sistemi complessi non si possono valutare come i giocatori delle partite di calcio, secondo Twitter e Facebook. Qualcuno ha provato a esercitare il governo della polis. Sicuramente l’approccio meccanicamente economico secondo indicatori manifatturieri ha contribuito a svilire, deprezzare e deprecare quanto fatto di buono dai tanti operatori che si sacrificano ogni giorno per realizzare uno dei migliori sistemi sanitari de mondo”.
Giuseppe Carbone (Segretario generale Fials): “Letta voto 5: ha avviato la stabilizzazione dei precari nel pubblico impiego;
Renzi voto 4: non ha mai posto nell’agenda di governo la sanità diversamente per la scuola;
Gentiloni voto 5: per aver concluso la stabilizzazione dei precari;
Padoan voto 3: per aver condizionato i rinnovi contrattuali con aumenti economici irrisori e aver assecondato l’emendamento nella legge di stabilità 2018 della RIA solo la dirigenza medica e sanitaria;
Lorenzin voto 6: unica costante del triplette Letta-Renzi-Gentiloni, che se da una parte ha dato dimostrazione di entusiasmo per il SSN, i dati relativi al finanziamento testimoniano che l’impegno non è stato sufficiente perché la programmazione sanitaria rimane subordinata al MEF. Un ministro che nelle fasi importanti non ha dato attuazione a quanto proposto: – comma 566 relativo all’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie; art. 22 Patto della Salute relativo allo sviluppo delle professioni sanitarie e fabbisogni, cabina di regia con i sindacati. Apprezzabile il suo impegno sulla recente legge sugli Ordini professionali”.
Aldo Grasselli (Presidente Fvm): “Le pagelle a chi ci ha governato le daranno il 4 marzo gli elettori. In sanità però le pagelle non riguardano solo il Governo ma anche il Parlamento (che ha fatto il possibile sino agli stop del governo) e le Regioni. E qui il tema è scottante: 20 regioni e 20 livelli assistenziali diversi. 20 modelli organizzativi e sempre più costi per i cittadini. Dopo le mega ASL si potrebbe pensare alle macro regioni, almeno si ridurrebbe il contenzioso con lo stato. Invece, in questo momento preelettorale sembra che tutte le variabili istituzionali siano azzerate, ogni schieramento si intesta “promesse temerarie” e sulla sanità pioveranno miracoli da ogni parte. Emerge l’amara constatazione che manca una realistica “politica per la sanità e la tutela della salute”. E come per la salute, anche della politica si nota l’importanza quando essa viene a mancare”.
Biagio Papotto (Segretario generale Cisl Medici): “Giudizi sui politici? Il più vero sarà dato dagli elettori, tra poco. Comunque: E. Letta: ha continuato a tagliare i fondi della Sanità, come i suoi predecessori. La situazione economica non era certo florida, ma poteva e doveva reperire altrove le risorse. Voto 4.
Renzi: siamo passabilmente convinti che per lui la sanità fosse solo un ‘fastidio’ e comunque dovesse venire dopo la scuola, le banche e tanti altri slogan. Voto: 2.
Gentiloni: come Platone con Socrate, ha continuato in pratica la ‘gestione Renzi’, con il positivo aspetto di aver almeno portato a termine qualcosa. Voto: 5.
Padoan: ha proseguito nella sua tenace opera di ‘tener chiusi i rubinetti’, anche se i soldi dati a pioggia come propaganda elettorale e i contributi all’industria si trovavano, eccome… Voto: 4.
Lorenzin: un ministro che ha mostrato attenzione, ha aperto ove possibile tavoli di confronto. Purtroppo ha economicamente avuto ‘le ali tarpate’ dalle regioni e dal min. Padoan, ma il suo impegno merita un 7 pieno“.
08 gennaio 2018