Alessandro Mondo. Ora la situazione andrà chiarita con il Tesoro. A maggior ragione, considerato che la questione riguarda non solo il Piemonte ma la quasi totalità delle Regioni. Nel nostro caso, ne va del futuro del Piemonte».
La voce di Sergio Chiamparino è, come sempre, pacata. Anche così, tradisce la preoccupazione per le possibili ricadute della sentenza della Corte dei Conti e poi della Corte Costituzionale sul modo in cui le Regioni hanno utilizzato nel recente passato i fondi erogati dallo Stato per permettere loro di saldare gli arretrati della pubblica amministrazione con imprese e fornitori. Come ricorda l’assessore regionale al Bilancio Aldo Reschigna, nel 2013 la giunta guidata da Roberto Cota utilizzò 2,5 miliardi di quelle risorse – impropriamente, secondo la magistratura contabile – anche per ripianare il disavanzo.
Presidente Chiamparino: cosa si rischia?
«È tutto da stabilire. Prima ancora, da capire. Noi avevamo potuto risalire la china solo perché io ero stato nominato commissario straordinario di governo, con i poteri del caso».
In sostanza?
«Lo status di commissario straordinario, con i conseguenti poteri, mi aveva permesso di sanare quella situazione: finita nel mirino della Corte dei Conti e oggetto di una sentenza poi avvalorata dalla Corte Costituzionale. Sempre in qualità di commissario, ho potuto usare fondi del decreto 35 anche nel 2015».
Questa volta correttamente, cioè per saldare fornitori e imprese?
«Sì, parliamo di 1,7 miliardi».
Ora si rischia un passo indietro?
«Se quella soluzione regge, si potrà applicare ad altre Regioni. Se invece non regge più, allora possiamo chiudere i battenti e arriverà un commissario da Roma. Il Piemonte ha già pagato tutto quanto doveva, non possiamo rifarci carico di quelle somme».
Sta dicendo che rischiamo la bancarotta?
«Sto dicendo che non si tratterebbe di trovare un centinaio di milioni ma di recuperare miliardi: la situazione non sarebbe gestibile».
Come si fa a sapere se la situazione regge o meno?
«La Corte Costituzionale, nella sentenza di luglio, non menziona i poteri di cui sono stato investito: il che fa presumere che li avalli. Ma bisogna andare a fondo. Ripeto. È un problema che riguarda il Piemonte e al tempo stesso di livello nazionale: se esteso a tutte le Regioni, vale complessivamente 20 miliardi».
Un problema che si aggiunge ai tagli previsti dalla legge di stabilità: 3 miliardi solo per la Sanità…
«Calma. Il Patto per la Salute, oltre ai trasferimenti previsti per il 2015, prevedeva per la Sanità 5 miliardi nel 2016 e 2 miliardi nel 2017. Come Regioni abbiamo rinunciato ai fondi per quest’anno, una scelta di responsabilità, ma rivendichiamo gli altri. Altrimenti ci spieghino come pagheremo i farmaci salvavita e tutti gli altri servizi. Sa come andrebbe a finire?».
Come?
«Il Piemonte, nonostante gli sforzi, non uscirebbe dal piano di rientro del debito sanitario concordato con il governo e altre Regioni rischierebbero di entrarci. Per questo non intendiamo rinunciare a quelle risorse. E sia chiaro: ogni risparmio sulla Sanità andrà reinvestito nella Sanità».
La Stampa – 24 agosto 2015