Quattro temi al ministro della Salute Beatrice Lorenzin: responsabilità professionale, formazione pre e post laurea, Ecm, riforma dell’Ordine. Un tema fondamentale al ministro dell’Università Maria Chiara Carrozza: «l’insufficiente “commutazione” tra sistema formativo pre e post laurea del medico e mondo del lavoro, rappresentato nel nostro caso nazionale, in larghissima parte, dal Servizio sanitario nazionale».
Sono gli argomenti di due lettere – pubblicate sul sito della Federazione – che Amedeo Bianco, nella sua veste di presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FnomCeO) ha inviato nei giorni scorsi ai ministri di Salute e Università per sollecitare quelli che la federazione giudica tempi caldi della professione e dare la disponiiblità della FnomCeO a incontri e a un lavoro comune.
Al ministro della Salute. Per quanto riguarda l’agenda del ministro Lorenzin, Bianco chiede di:
1) dare una soluzione legislativa compiuta ed efficace alla responsabilità professionale che sta sperperando risorse pubbliche ma soprattutto devastando il delicato rapporto fiduciario cittadini – professionisti – istituzioni sanitarie;
2) rivisitare tutto l’impianto della formazione pre e post laurea delle professioni mediche e sanitarie, affinché si realizzi una più efficace sinergia tra formazione e mondo del lavoro. Se è vero che va corretto quel collo di imbuto in cui, limitatamente ai prossimi 5 – 10 anni, andranno ad infilarsi migliaia di giovani medici che, in ragione delle attuali normative, non avranno accesso alla formazione post laurea e quindi al lavoro, è altrettanto vero che la soluzione non sta solo nella quantità ma anche nella qualità dell’offerta formativa post laurea che, è opportuno ricordare, è prevalentemente professionalizzante e cioè improntata all’ “imparare facendo”;
3) accompagnare la continua evoluzione dei saperi e delle competenze verticali, supportare la necessità di un sapere e di una competenza trasversale nelle organizzazioni complesse dei processi di assistenza e cura, è il principio costituente del nostro sistema ECM, che pur tra limiti e ristrettezze e non sopiti scetticismi, resta un elemento qualificante del nostro sistema sanitario pubblico e privato. Irrobustire il sistema, renderne forte l’appeal culturale e l’affidabilità verso i professionisti e le istituzioni sanitarie costituisce un forte e oggettivo stimolo allo sviluppo della qualità e alla crescita della partecipazione nonché un elemento di garanzia verso i cittadini. Eravamo e siamo convinti e tenaci sostenitori del sistema che, nonostante tutto, oggi è, per architettura giuridica, diffusione su territorio, assegnazione di responsabilità e di autonomie, all’avanguardia in Europa.;
4) far compiere “gli ultimi 100 metri” alla riforma dell’Ordinamento degli Ordini delle professioni mediche e sanitarie, portando a termine quel processo di ammodernamento di queste istituzioni secolari chiamandole ad un governo autonomo e responsabile della qualità e dell’eticità dell’esercizio professionale con il fine unico di garantire gli interessi pubblici connessi alla tutela della salute individuale e collettiva.
Al ministro dell’Università. Il problema posto dal presidente FnomCeO è più complesso. «A un iter formativo già di per sé di lunga durata – scrive Bianco riferendosi ai medici – si aggiungono ulteriori tempi, quali ad esempio il tirocinio pre abilitazione ed i concorsi per l’accesso alle specializzazioni. Tutto questo percorso precede un altro, quello della formazione specialistica, oggi prolungatosi per l’aumento di durata dei corsi. Anche in questa fase si ripetono criticità: modalità di selezione, attribuzione degli specializzandi alle varie scuole con relative graduatorie ed infine, fatto nuovo, la rigidità dei finanziamenti rispetto al potenziale in crescita delle domande».
Secondo le stime illustrate da Bianco, negli ultimi quattro anni, si è registrato un aumento degli accessi alle Facoltà mediche, passati dai 6.500 agli oltre 10.000 di quest’anno che, al netto di fenomeni di dispersione stimati tra il 10% ed il 15%, e a partire dal 2016-2017, ci saranno 8/9mila neolaureati che, a regole vigenti, avranno a disposizione tra i 3.500 e 4.000 contratti di formazione e non oltre 7/800 accessi alle scuole di formazione specifica di medicina generale di competenza regionale.
«In buona sostanza – scrive – nei prossimi 4/5 anni produrremmo, se qualcosa non cambia, un’area di oltre 20mila giovani medici senza offerta formativa e senza possibilità di lavoro, in conto e per conto del Servizio Sanitario Nazionale e, stante attuali norme di accreditamento istituzionale di molte Regioni, presso strutture sanitarie private».
«Riteniamo questo scenario insostenibile per i giovani, per la nostra Sanità ed il nostro Paese, da correggere con soluzioni efficaci e compatibili. Sulla base di queste considerazioni – conclude Bianco – Le chiedo un incontro, dichiarandoLe fin da ora la nostra collaborazione ed il nostro impegno».
Il Sole 24 Ore Sanità – 25 maggio 2013