Lo ha detto ieri al Senato intervenendo sul Def. Per il senatore democratico, presidente della Fnomceo, “la sanità ha già svolto i suoi compiti a casa”. “Il Ssn non può sopportare ulteriori politiche di definanziamento pubblico, salvo scontare inaccettabili cadute dell’universalismo e dell’equità di accesso alle prestazioni”.
“Il Servizio sanitario nazionale non può sopportare ulteriori politiche di definanziamento pubblico, salvo scontare inaccettabili cadute dell’universalismo e dell’equità di accesso alle prestazioni”. Così ieri il senatore del Pd e presidente della Fnomceo Amedeo Bianco intervenendo in Aula al Senato durante l’esame finale del Def 2013.
Per Bianco, la spesa sanitaria italiana si è presentata all’appuntamento con la stretta finanziaria sui bilanci pubblici, “con una dinamica di crescita fortemente ridimensionata nell’arco temporale 2007-2012, registrando un tasso medio di crescita dell’1,7 per cento, che è lontano da quel 6,4 medio che aveva caratterizzato il periodo 2000-2006”.
“Nelle prossime settimane – ha detto Bianco – il Consiglio Ecofin dell’Unione europea sancirà l’uscita del nostro Paese dalle procedure di eccesso di deficit. I dati del DEF ci dicono che la nostra sanità ha svolto, come si diceva qualche mese o anno fa, i suoi compiti a casa. La spesa pubblica del settore relativa al 2012 è, in valore assoluto, di poco superiore a quella del 2009; per il 2013 è indicata una crescita della spesa sul 2012 di circa lo 0,2 per cento, mentre dal 2014 al 2017 è indicata una crescita con un tasso medio dell’1,9, a fronte di una contestuale previsione di crescita del PIL nominale più alta”.
“Questo differenziale – ha precisato l’esponente del Pd – porta ad una stima della spesa sanitaria pubblica sul PIL in decrescita, raggiungendo nel 2017 il valore del 6,7 per cento, che rafforzerebbe la nostra posizione nell’Unione europea a 15 tra i Paesi a più bassa spesa, in termini percentuali sul PIL e assoluti procapite”.
Per Bianco, “Hanno dunque prodotto risultati sui saldi contabili le pesanti misure messe in atto dai Governi Berlusconi e Monti, che, in combinato disposto, hanno determinato, nell’arco temporale 2010-2014, un definanziamento pubblico del Servizio sanitario nazionale per cumulativi 25-30 miliardi di euro (questo secondo diverse stime)”.
“A fronte di ciò – ha aggiunto – condivido quanto ormai da più parti autorevoli e terze viene detto: il Servizio sanitario nazionale non può sopportare ulteriori politiche di definanziamento pubblico, salvo scontare inaccettabili cadute dell’universalismo e dell’equità di accesso alle prestazioni. E al riguardo, ricordo quanto dichiarato dal presidente Errani, che, nel rappresentare il pensiero unanime delle Regioni e delle Province autonome, ha chiesto che il finanziamento dei servizi sanitari regionali erogati nel 2012 resti tale anche per il 2013, evitando il taglio netto di un miliardo e denunciando l’effetto devastante sulla tenuta dei sistemi della previsione relativa al 2014 di ulteriori due miliardi di compartecipazione dei cittadini ai costi delle prestazioni”.
“Sono saliti i ticket – ha concluso Bianco – è salita la pressione fiscale, sono salite le aliquote regionali, soprattutto nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro, e le cifre sono molto vicine a quelle dell’IMU sulla prima casa”.
Quotidiano sanita -7 maggio 2013