Lunedì scorso era stato un retroscena giornalistico, ieri mattina è stata una dichiarazione diretta. Ma il risultato non cambia: per due volte nel giro di una settimana, prima nella ricostruzione di Repubblica e poi ai microfoni di Canale Italia , Silvio Berlusconi ha (ri)lanciato Luca Zaia come candidato premier. Immediata, e irritata, la reazione del Carroccio, che ha subito affrontato il caso in consiglio federale: «Se qualcuno pensa di creare zizzania all’interno della Lega facendo nomi, ha sbagliato a capire», ha tuonato il segretario Matteo Salvini.
Nelle parole di Berlusconi, i maliziosi vedono un infido dispetto a Salvini, i benevoli invece vi scorgono un sincero apprezzamento per Zaia. Tant’è, eccole: «Se Berlusconi non potrà tornare in campo — ha detto il leader di Forza Italia, parlando di sé — il centrodestra dovrà trovare qualcuno al suo interno. Il governatore del Veneto Luca Zaia si sta comportando molto bene. Dico Zaia o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti».
Tutti tranne che i leghisti, a giudicare dalla piccata replica di Salvini: «Sono orgoglioso che altri si debbano rivolgere a uomini della Lega per ipotizzare il futuro premier, questo mi riempie di gioia e di orgoglio, sono orgoglioso di quello che Luca sta facendo in Veneto. Ma a differenza degli altri, noi siamo una squadra». Scuro in volto, nella diretta Facebook da Milano, il governatore del Veneto ha liquidato la possibile candidatura con un certo fastidio: «Basta con questa manfrina. Amministrare una Regione non è semplice: è una questione di impegno quotidiano e di credibilità. Quindi per me resta una manfrina. Per quel che mi riguarda, da militante della Lega, noi un candidato ce l’abbiamo già ed è Matteo Salvini». Va detto che Zaia, ex ministro delle Politiche Agricole nel governo Berlusconi IV, ha mantenuto ottimi rapporti con l’ex premier. Ma i fedelissimi riferiscono che teme di essere strumentalizzato nella guerra di nervi interna al centrodestra. «Pur apprezzando le attestazioni di stima, per cui ringrazio cortesemente — ha sottolineato il trevigiano — debbo anche dire che questa storia sta penalizzando noi veneti. Noi siamo in una fase cruciale della nostra amministrazione perché stiamo facendo delle riforme epocali. Ma vedo il cambiamento dei nostri interlocutori perché dietro ogni iniziativa si nasconde sempre il dubbio, il retropensiero: tu fai qualcosa “finalizzato a”. Il mio messaggio allora è: lasciateci, lasciatemi, governare in pace.Voglio portare l’autonomia».
Al riguardo oggi il presidente lombardo Roberto Maroni chiederà al premier Paolo Gentiloni certezze sull’election day: «Deve dare una risposta, o è sì o è no, poi decideremo la data». Già definito è invece l’incarico all’europarlamentare veronese Lorenzo Fontana di coordinatore dei leghisti nel mondo.
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 28 febbraio 2017