La storica azienda Agricola Berica di strada Rovigana chiude definitivamente: 180 lavoratori dal primo novembre sono in cassa integrazione straordinaria sino ad aprile 2021. Se l’azienda non verrà acquisita i lavoratori, per la maggior parte donne, rischiano il il licenziamento. Tutto è cominciato nell’aprile del 2019 quando lo storico macello di pollame ha annunciato una crisi finanziaria che ha colto di sorpresa i lavoratori, costantemente impegnati in straordinari.
Nessun segnale
Storia finita
Il mercato attuale infatti privilegia strutture come gli incubatoi, gli allevamenti e i mangimifici, a scapito delle strutture più complesse e più costose come lo storico macello di strada Rovigana. «Con la giornata di ieri, domenica primo novembre, si conclude la storia dell’Agricola Berica», commentano il sindacato Fai Cisl Padova Rovigo. «Dal primo novembre tutti i lavoratori sono stati posti in cassa integrazione straordinaria fino al 30 aprile 2021».
Dopo l’acquisizione di una parte degli asset startegici di Vicenza e Ca’ Oddo, da parte del gruppo Veronesi con l’impegno, davanti alla Regione, di assumere 50 dipendenti a tempo indeterminato, nessuna azienda del settore si è più fatta avanti con una proposta d’acquisto del macello di Monselice, dove sono occupati la maggioranza dei lavoratori. «La Fai Cisl Padova Rovigo», commenta il segretario Gilberto Baratto, «ha sperato fino all’ultimo momento in qualche proposta di acquisizione, ma ad oggi, da quello che sappiamo, non ne è arriva nessuna. Abbiamo lavorato con la Regione Veneto ad un progetto importante per la riqualificazione dei lavoratori, per consentire alla maggior parte di essi di trovare una ricollocazione nel mondo del lavoro, anche tenendo conto delle problematicità che il territorio presenta sotto il profilo dell’occupazione».
Commissario giudiziale
«Come Fai Cisl lavoreremo perché questo patrimonio di professionalità non vada disperso, nella speranza che qualche azienda possa presentarsi per acquisire il macello di Monselice». Ma non è ancora detta l’ultima parola, i sindacati si dicono fiduciosi sull’impegno del commissario giudiziale per trovare entro il 30 aprile una soluzione contro la bomba sociale che metterebbe in crisi 180 lavoratori, per lo più donne.