Il regolamento europeo sul benessere dei cani e dei gatti presentato lo scorso dicembre è ora all’esame del Parlamento italiano. Tra le prime osservazioni, gli eccessivi oneri di spesa per il riconoscimento degli allevamenti
Nella giornata di mercoledì 21 febbraio, la XIV Commissione permanente della Camera sulle Politiche dell’Unione Europea ha iniziato l’esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità. L’onorevole Calogero Pisano (Noi Moderati) ha illustrato la relazione del Governo, individuando alcune criticità, tra cui eccessivi oneri di spesa per allevatori e Asl, non associati a un reale beneficio per gli animali.
La proposta di regolamento
Il 7 dicembre 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento relativo al benessere di cani e gatti, articolata in 27 capi e 7 articoli, che definisce un quadro comune dell’Ue per garantire norme minime per l’allevamento, la detenzione e l’immissione sul mercato di cani e gatti allevati o detenuti in stabilimenti, nonché migliorarne la tracciabilità sul mercato – anche quando gli animali sono messi in vendita o offerti in adozione tramite piattaforme online –, garantire condizioni di parità tra gli operatori, promuovere le competenze degli addetti alla custodia degli animali e integrare le norme esistenti per l’importazione di cani e gatti.
In assenza di un quadro comune a tutta l’Unione, infatti, ci sono notevoli differenze tra le normative dei diversi Stati membri in merito alle norme riguardanti la definizione della soglia tra allevatori professionisti e non professionisti, l’età minima e massima di riproduzione, l’identificazione e la registrazione di cani e gatti, nonché in relazione alle difficoltà di attuazione delle norme nazionali in un mercato in cui gli animali circolano liberamente.
Per questi motivi, il Consiglio e la Commissione Ue hanno studiato le differenze tra i regimi degli Stati membri in materia di allevamento e commercio ed elaborato una proposta di regolamento con l’intento armonizzazione le normative nazionali e il mercato interno. Gli ambiti di applicazione sono svariati e, più in particolare includono prescrizioni in materia di alloggiamento e di riproduzione, il riconoscimento degli stabilimenti di allevamento, l’identificazione e registrazione di cani e gatti e banche dati nazionali, le vendite online.
Criticità
Il Regolamento prevede che, a decorrere da cinque anni dalla data di entrata in vigore, gli allevatori debbano essere riconosciuti dall’autorità competente prima di poter vendere i propri cuccioli. Il rilascio di un certificato di riconoscimento per uno stabilimento di allevamento da parte dell’autorità competente è subordinato allo svolgimento di un’ispezione preliminare che confermi il rispetto dei requisiti previsti. Le autorità competenti tengono un elenco degli stabilimenti di allevamento riconosciuti e lo rendono pubblico (art. 16).
In merito, il Governo italiano ha osservato nella relazione trasmessa alle Camere come la necessità di dover riconoscere, anziché solamente registrare (ciò non comporta alcun sopralluogo) come accade oggi gli allevamenti implica maggiori oneri per l’autorità competente (Asl) per l’effettuazione dei controlli propedeutici.
La posizione italiana
Nella relazione trasmessa dal Governo ai sensi dell’art. 6 della legge 234 del 2012, si fa presente che la delegazione italiana ha già avanzato alle istituzioni europee alcune osservazioni riferite:
- alla concordanza di definizioni tra la proposta in questione, il vigente regolamento sulle malattie animali trasmissibili e la normativa italiana (per esempio, le norme relative agli operatori, agli addetti alla custodia);
- alle caratteristiche strutturali previste per gli allevamenti in ordine a misure, temperature, etc.
Inoltre, il Governo osserva che la normativa italiana garantisce già, in via generale, condizioni più restrittive e attente al benessere animale: l’identificazione e registrazione dei cani è in vigore già da molti anni; c’è concordanza anche per quanto riguarda le nuove disposizioni sull’identificazione e registrazione di altri animali da compagnia, sulle condizioni di detenzione e sulla formazione degli operatori. - Tuttavia, alcune tra le norme proposte potrebbero comportare per gli allevatori significativi oneri di spesa non associati a un reale beneficio per gli animali. Tra queste, in particolare, le misure in termini di temperature e alloggiamento. In merito, il Governo annuncia l’intenzione di proporre che tali misure (metri quadrati e gradi centigradi) abbiano carattere indicativo di buone pratiche e non cogente. Infine, nella sua relazione ha anche suggerito di aggiungere nuovi indicatori, sia fisici che comportamentali, di benessere, basati sulle condizioni degli animali.
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