di Roberto Turno. Un benchmark tra tutte le regioni migliori per i conti e i fondamentali di gestione nel 2012, per fare poi il «benchmark del benchmark». Nel pasticciaccio della legge di stabilità le regioni, almeno quelle del Nord, speravano che potesse finire anche il cambio delle regole attuali per la determinazione dei costi standard sanitari.
Il tam tam tra i governatori è andato avanti sotto traccia in queste settimane, in parte (ma solo in parte) attutendo le resistenze soprattutto del Sud. E secondo alcuni anche dei ministeri dell’Economia e della Salute. Ma la mancata convocazione della Stato-regioni di domani, dalla quale si attendeva anche il via libera al riparto dei 107 miliardi del 2013 per la sanità, rischia seriamente a questo punto di far saltare anche solo la possibilità di inserire la riforma almeno già nella manovra di bilancio per il prossimo anno. Riforma (eventuale) che allora – situazione politica permettendo – potrebbe finire in uno dei classici provvedimenti che puntualmente arrivano a ridosso di Capodanno. La bozza dell’ultima ipotesi regionale
Benchmark tra asl e ospedali, punto e a capo. L’ospitalità nella legge di stabilità della riforma per cambiare le regole del gioco sui costi standard sembra essere diventata solo una speranza. Almeno al momento. Anche a dispetto delle dichiarazioni fatte una settimana fa da più governatori dopo l’ultimo incontro tra il Governo e le regioni. I tempi infatti si assottigliano sempre di più: la prossima Stato-Regioni sarà spostata alla settimana prossima, mentre per la legge di stabilità si avvicina il momento della scelta degli emendamenti, prima in commissione Bilancio, poi in aula. Dove la ex legge Finanziaria è attesa teoricamente da lunedì prossimo, salvo non improbabili rinvii. Come dire: per la formalizzazione dell’eventuale emendamento sui nuovi costi standard sanitari gli spazi diventano di ora in ora sempre più stretti. Col risultato che un ripescaggio della riforma potrebbe avvenire solo con un diverso veicolo legislativo magari di fine anno.
Insomma, un rompicapo. Che si accompagna anche ai tempi per l’accordo tra Governo e regioni sul «Patto per la salute», che Beatrice Lorenzin contava di incassare entro fine anno, se non addirittura sotto Natale: il fatto è che la trattativa non è affatto decollata e per l’intesa finale circola sempre più l’ipotesi di un rinvio addirittura verso la fine di gennaio. Stessa sorte, ovvero tempi diluiti anche se stavolta sembrerebbe soltanto di una settimana, per il riparto dei fondi sanitari di quest’anno: dalla Salute (e dall’Economia) non è ancora arrivata alcuna proposta. Proposta che, peraltro, i governatori dovrebbero poi discutere fra di loro per far quadrare un benchmark che altrimenti, se applicato alla lettera, rischierebbe di penalizzare troppo alcune regioni “vecchie”. Come, si dice, la Liguria e forse anche la Basilicata. Di qui la necessità di operare alcune correzioni di rotta, utilizzando quote di premialità accantonate dagli esercizi precedenti. E questo perché anche le regioni cosiddette “ricche”, che in questi anni hanno in parte ceduto qualcosa per quelle più in difficoltà, ormai non ce la fanno più a perdere quote di finanziamento. E il benchmark, purchè sia, diventa oggi per loro un salvagente indispensabile. Con buona pace per la solidarietà, almeno quella che c’era stata fino all’anno scorso.
Il Sole 24 Ore sanità – 11 dicembre 2013