«Addio alla specificità del Bellunese». Lo afferma il Pd Veneto, che con comunicato fa sapere che «in riva al Canal Grande, la maggioranza del governatore Luca Zaia toglie alla Provincia di Belluno le competenze nella gestione della caccia e della pesca, aprendo di fatto le porte al turismo venatorio». Sempre secondo il partito democratico «25 anni di gestione esclusiva del settore non sono bastati a convincere i consiglieri pro-Zaia a non attuare una forma di centralismo regionale».
Secondo la presidente della provincia Daniela Larese Filon «è vero, la Regione, con un provvedimento di palazzo Ferro Fini, si è presa queste competenze. Questo perché si vuole istituire un corpo regionale di guardie regionali». Insomma, dice il Pd: da una parte tanto si è fatto perché la Provincia avesse una dimensione amministrativa specifica, con l’inserimento di una clausola di garanzia all’interno dello statuto Veneto; dall’altra la maggioranza attorno a Zaia si porta a casa delle funzioni che hanno, peraltro, una natura territoriale. E non solo il Pd la pensa così. Il senatore Giovanni Piccoli, di Forza Italia, fa sapere che «revocare le deleghe alla Provincia non solo è un passo indietro ma è anche un atto di miopia politica. La Regione riveda la propria posizione in contrasto con la legge 25 sulla specificità e lo Statuto di autonomia. Contrariamente si farà il gioco di Roma. Non si può pretendere l’autonomia da Roma e toglierla al contempo ai territori. Venezia non si comporti come una Roma della Laguna». In sintesi: difficile chiedere più autonomia, quando non si è in grado di concederla. Ma forse non è così semplice.
Secondo l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin le cose stanno così: «La scelta di istituire il Servizio regionale di vigilanza ambientale che riunisce guardie provinciali e ispettori in un unico corpo diretto e organizzato dalla Regione con compiti di vigilanza, oltre che ambientali, anche in materia agroalimentare, faunistica e venatoria, nasce dall’esigenza di dare risposte a un servizio che viceversa, a seguito della Legge Delrio, sarebbe comunque dovuto essere smantellato dalle Provincie». Poi, in via informale, la mette così: «Ma come? La legge Delrio ha fatto fuori i forestali; noi li abbiamo salvati, e ci prendiamo pure le critiche. Sottolineo che anche il deputato del Pd Roger De Menech è un forestale. Abbiamo salvato anche lui».
E ancora. «Dov’era tutta questa gente quando si scriveva la Delrio? Perché non hanno protestato, allora? Peraltro, la pianificazione amministrativa sulla caccia resta alla Provincia; passa alla Regione la vigilanza, sennò il corpo scompariva. La realtà è che tutta questa agitazione ha una matrice politica». Gli fa eco il consigliere regionale della Lega Nord Gidoni: «Speriamo che si riesca a modificare la Delrio altrimenti le Provincie non saranno più in alcun modo in grado di operare». Secondo infine il gruppo consiliare (comunale) «Insieme per Belluno» (quello del sindaco Jacopo Massaro) «caccia e pesca devono, dopo l’estromissione da parte della Regione Veneto, tornare di stretta e indiscussa competenza della provincia di Belluno».
Il Corriere del Veneto – 16 dicembre 2016