I pensionati potrebbero essere costretti a dover restituire allo Stato da febbraio lo 0,1% dell’importo ricevuto nel 2015. È questa infatti la differenza tra l’inflazione programmata e quella effettiva su cui è stato calcolato l’adeguamento al costo della vita delle pensioni. Un’amara sorpresa soprattutto per chi percepisce pensioni già molto basse e fatica a arrivare a fine mese malgrado l’indice del caro-vita non morda più il freno come qualche tempo fa.
Il caso è stato denunciato dallo Spi-Cgil, rilevando come nel decreto «Milleproroghe» di fine anno non ci sia stato l’intervento con cui si doveva risolvere la questione. In questo modo — dice il sindacato dei pensionati della Cgil che lancia un appello al governo Gentiloni — tutte le pensioni avranno una perdita di valore. Analizzando la situazione nel dettaglio, nel caso di una pensione al minimo la perdita sarà di 6,50 euro all’anno e di 13 euro per una da mille euro. «Cifre – precisano dallo Spi-Cgil – che possono sembrare di poco conto ma che incidono in particolare sulle pensioni basse». Lo scorso anno, come si ricorderà, l’esecutivo intervenne rimandando questa restituzione a quando l’economia fosse stata effettivamente in ripresa, neutralizzandone così gli effetti negativi. «Anche quest’anno il governo si era reso disponibile a intraprendere la stessa strada, ma per ora non lo ha fatto — fa notare il sindacato —. Chiediamo quindi al ministro del Welfare, Giuliano Poletti, di intervenire urgentemente per evitare che si penalizzino ancora una volta milioni di pensionati italiani».
Inoltre, sempre sul fronte previdenziale, l’Inps annuncia che quest’anno tutte le prestazioni pensionistiche saranno pagate il primo giorno bancabile del mese, con la sola eccezione della rata di gennaio, il cui pagamento è stabilito al secondo giorno bancabile del mese (e quindi oggi ndr ). L‘Istituto, guidato da Tito Boeri, spiega che il decreto «Milleproroghe» modifica un decreto legge del 2015 che ha unificato le date di pagamento delle prestazioni Inps, Inpdap ed Enpals. «In base a tale modifica — sottolinea l’Istituto — viene ripristinato per il 2017 il pagamento al primo giorno bancabile del mese, con l’unica eccezione per gennaio». A febbraio e marzo le pensioni saranno pagate il primo del mese mentre ad aprile le Poste pagheranno il primo (è un sabato) e le banche il 3. A maggio le pensioni saranno pagate il 2 mentre a giugno saranno pagate il primo del mese. A luglio le Poste pagheranno il primo del mese e le banche il 3, mentre ad agosto e settembre il primo del mese. A ottobre e novembre le pensioni saranno pagate il 2 del mese sia dalle Poste che dalle banche, mentre a dicembre il primo sia dalle banche che dalle Poste.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 3 gennaio 2017