Dopo un totoministri in cui la Salute non è stata davvero protagonista, nella lista del Governo di Enrico Letta la casella del ministero della Salute è stata occupata da Beatrice Lorenzin, 32° inquilino di Lungotevere Ripa – settimo come ministero della Salute, prima del 2001 ministero della Sanità – nei 53 governi che si sono succeduti dal 1958 a oggi, senza contare la pausa in cui la Salute è stata accorpata nel Welfare. Beatrice Lorenzin è il quinto ministro della Sanità-Salute donna dopo Tina Anselmi, Mariapia Garavaglia, Rosy Bindi, Livia Turco. Un’ascesa rapidissima in Forza Italia e nel Pdl: consigliera comunale a Roma, poi coordinatrice nazionale dei giovani. Leggi di seguito tutti i nodi che attendono il neo ministro
Candidata Pdl nelle elezioni per il governatore del Lazio, Beatrice Lorenzin parlando di sanità aveva detto: «Un buon governatore deve togliere la politica dalle scelte scientifiche e sanitarie. L’abuso della politica nelle scelte mediche ha procurato non pochi danni».
Da giovanissima, una passione per il giornalismo lasciata ben presto per il tuffo nella politica, Beatrice Lorenzin, 42 anni, deputata Pdl, è romana, diploma di liceo classico e iscritta a Giurisprudenza (seppure «mai laureata»), è una parlamentare già alla seconda legislatura.
GAVETTA IN PERIFERIA – Ma la gavetta se l’è fatta a metà degli anni Novanta prima a Ostia, dove era stata eletta al consiglio municipale. Poi il gran salto in Campidoglio – unica donna nell’aula Giulio Cesare all’epoca di Veltroni sindaco – con i voti trovati uno ad uno nelle periferie della Capitale. Prima della politica, aveva lavorato al quotidiano «il Giornale di Ostia», occupandosi, ancora, delle pagine dell’hinterland romano. Poi l’iscrizione a Forza Italia dove ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è coordinatore regionale del movimento giovanile e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio.
RAPIDA ASCESA – Un’ascesa continua: nel 2005 la nomina a coordinatrice regionale e l’anno successivo l’incarico di coordinatore nazionale dei giovani del partito. Poi contribuisce a fondare «Vedrò», il «think tank» promosso da Berlusconi. Insomma, una vita per la politica. Nel 2013 è inizialmente candidata alla presidenza della Regione Lazio, ma lascia in seguito il posto a Francesco Storace, già presidente della regione Lazio dal 2000 al 2005. Alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 viene riconfermata deputata alla Camera dei Deputati nelle liste del Pdl. Il 27 aprile 2013 viene nominata dal neo Presidente del Consiglio On. Enrico Letta, Ministro della Salute.
Su Facebook, la play list dei preferiti dalla neo-ministro spazia dai Pink Floyd, The Police, Barry White a Rino Gaetano. In rete la si trova anche soprannominata la «Meg Ryan» di Roma anche se su Twitter la sua nomina è già contestata: «Di sanità non si è ma occupata», scrivono già i suoi detrattori. (informazioni tratte da Sole sanità e Corriere.it)
Tutti i nodi per il neo ministro Lorenzin. Dal ticket ai nuovi Lea
Prima di tutto la spesa sanitaria da tenere sotto controllo. Ma forse da limare ancora. Magari facendo scattare i 2 miliardi di ticket dal 2014 per “finanziare” l’ammorbidimento dell’Imu. Poi la partita con le Regioni (Patto salute, Lea, ecc.). E ancora i contratti e le convenzioni con il personale e le farmacie.
Non c’è dubbio che al primo posto delle preoccupazioni del neo ministro Betarice Lorenzin vi sarà la questione economica. E sì, perché nonostante la sanità italiana abbia ormai raggiunto livelli di spesa inferiori alla maggior parte dei suoi partner europei (- 34% nei confronti dell’Europa a dieci), è inutile nascondersi dietro questo dato.
Se l’aria che tira è quella che, dal premier Letta al neo ministro dell’Economia Saccomanni, passando per gran parte dell’Esecutivo, sembra confermarsi in un “taglio obbligatorio” alla spesa pubblica per recuperare risorse per il rilancio dell’economia, è fuor di dubbio che, poca o tanta che sia, la spesa sanitaria rischia di entrare nel tritacarne dei tagli.
Se poi aggiungiamo che bisognerà trovare subito risorse per rivedere l’Imu (non sappiamo ancora in che misura ma un intervento è certo) si capisce bene che, solo per fare un esempio, appare molto in salita la strada di un “congelamento” definitivo dei nuovi ticket sanitari (2 miliardi dal gennaio 2014) per ora fermi per un cavillo costituzionale ma che ci vorrebbe ben poco per riattivare.
Quindi la prima grana per Lorenzin sarà fare i conti con tutto ciò, partendo comunque da un taglio attorno ai 30 miliardi di euro fino al 2015, operato già dal combinato disposto delle manovre Tremonti-Monti, e contro il quale le Regioni, tutte, si sono sempre dichiarate ostili tanto da bloccare il rinnovo del Patto per la salute e qualsiasi altro accordo importante in materia sanitaria tra Governo e Regioni.
In questo scenario si aggira poi il fantasma dei nuovi Livelli di assistenza ancora una volta bloccati dall’Economia per incertezza sui saldi derivanti dall’aggiustamento del paniere del Ssn messo a punto da Balduzzi a fine anno ma non ancora licenziato da via XX Settembre.
E poi gli standard ospedalieri, che dovrebbero regolare il taglio dei posti letto per portare l’indice al 3,7 per mille abitanti come stabilito dalla Spending Review montiana, introducendo anche nuovi criteri di organizzazione e valutazione degli ospedali, anch’essi al palo per il mancato accordo con le Regioni che, se non si risolve la partita economica generale della sanità, non vogliono sentir parlare d’altro, come abbiamo visto.
Poi ci sarà da gestire la partita dei pagamenti dei debiti di Asl e ospedali, facendo fruttare bene i 14 miliardi messi a disposizione dal decreto Grilli, considerando però che l’ammontare reale di tali debiti sappiamo sfiorare i 40 miliardi, tant’è che Regioni e aziende sanitarie hanno già messo le mano avanti sulla reale portata del provvedimento ai fini del rilancio di questo settore dell’economia.
E poi la grande partita, di cui si parla ancora poco, ma che prima o poi dovrà pur avviarsi, del rinnovo di contratti e convenzioni con i settecentomila operatori del Ssn cui vanno aggiunti tutti gli accordi con gli altri attori del sistema. Prime tra tutti le farmacie, in attesa anch’esse della nuova convenzione e soprattutto della riforma del sistema di retribuzione che non dovrebbe più basarsi sulla sola percentuale derivante dalla vendita dei farmaci.
E poi per Lorenzin c’è ancora aperta la grana intramoenia, sempre in agenda nonostante l’ennesima riforma Balduzzi, insieme a quella, ancor più complessa, della riorganizzazione delle cure primarie (anch’essa oggetto di un nuovo intervento del suo predecessore) che deve ancora accendere i motori.
Cosa farà Lorenzin? E’ ovviamente troppo presto per dirlo. Ma è certo che per lei non sarà comunque una passeggiata. (Quotidiano Sanità)
Ecco tutti i nomi e gli incarichi dei ministri che fanno parte del governo guidato dal presidente del Consiglio Enrico Letta
Interni e Vicepremier- Angelino Alfano
Difesa – Mario Mauro
Esteri – Emma Bonino
Giustizia – Anna Maria Cancellieri
Economia – Fabrizio Saccomanni
Riforme istituzionali – Gaetano Quagliariello
Sviluppo – Flavio Zanonato
Infrastrutture – Maurizio Lupi
Poliche Agricole – Nunzia Di Girolamo
Istruzione, Università e ricerca- Maria Chiara Carrozza
Salute – Beatrice Lorenzin
Lavoro e Politiche sociali – Enrico Giovannini
Ambiente – Andrea Orlando
Beni culturali e Turismo- Massimo Brai
Coesione territoriale – Carlo Trigilia
Politiche comunitarie – Anna Maria Bernini
Affari regionali, sport e turismo – Graziano Delrio
Pari opportunità, sport, politiche giovanili – Iosefa Idem
Rapporti con il Parlamento – Dario Franceschini
Integrazione – Cecile Kyenge
Pubblica Amministrazione- Giampiero D’Alia
27 aprile 2013