È l’operazione finanziaria dei record, e rischia di fare storia. Mentre l’accordo transatlantico per il commercio Ttip sembra insabbiarsi sempre di più, qualcuno ha deciso di procedere autonomamente ad un’operazione monstre sulle due sponde dell’Atlantico. Bayer si mangerà Monsanto per 66 miliardi di dollari (circa 59 miliardi di euro) e diventerà uno dei maggiori gruppi dell’agrochimico mondiale. Si tratta della più grande cifra mai sborsata da un’azienda tedesca per comprarsi una concorrente straniera.
In un’intervista che esce oggi sull’Handelsblatt, l’ad di Bayer, Werner Baumann, ha voluto far sapere che si è trattato di un negoziato «intenso»ma basato «sulla fiducia». In realtà a maggio il management di Monsanto si era mostrato fortemente contrario alla vendita ai tedeschi – soprattutto l’amministratore delegato, Hugh Grant. E va ricordato anche che il colosso delle sementi avrebbe rischiato l’Opa ostile, come era emerso chiaramente con l’ultimo rilancio di Bayer prima dell’offerta migliorativa di ieri. Ma ieri Baumann era insieme a Grant, a New York, e nell’intervista ha parlato di un giorno «storico » per Bayer e ha voluto sottolineare che «contribuiremo insieme a superare una delle maggiori sfide del futuro: come nutrire una popolazione mondiale che sta crescendo esponenzialmente ».
Bayer-Monsanto è anche un’operazione destinata a scatenare polemiche in Germania, dove il colosso americano maggiormente identificato con l’agricoltura transgenica e con pesticidi sospettati di essere cancerogeni come il Glyphosat, è detestata dagli ambientalisti. Tuttavia, i guai maggiori potrebbero arrivare dagli asettici uffici delle autorità di controllo sulla concorrenza, più che dalle piazze degli ecologisti. In teoria, un “niet” dell’Antitrust potrebbe arrivare da ogni Paese dove le due aziende sono presenti. In particolare, le autorità americane potrebbero prendersi molto tempo e trascinare la suspence per tutto il 2017, temono gli esperti del settore. Ma i tedeschi hanno fatto sapere ieri di essere fiduciosi su un via libera. In una conference call con gli investitori, Baumann ha rivelato ieri di avere avuto «qualche contatto con i regolatori per spiegare come funzionerà questo matrimonio » e di averne tratto «un feedback incoraggiante», ma «non più di questo». L’ottimismo dei vertici si basa sulla considerazione che i due giganti si sovrappongono poco. Il 60% del giro di affari di Monsanto è negli Stati Uniti, dove Bayer è meno presente. I tedeschi dominano invece sul mercato europeo ed asiatico. I due gruppi hanno anche un core business speculare: Bayer ha mostrato sinora un’interesse molto maggiore per i pesticidi piuttosto che per le sementi; per Monsanto è vero il contrario. L’unico punto debole, sostiene qualcuno, è la produzione di cotone, dove Bayer-Monsanto detiene il 70% delle quote di mercato americane.
L’annuncio è arrivato dalle due multinazionali, che hanno precisato di aver raggiunto un accordo, dopo mesi di rilanci e trattative serrate, anzitutto sul prezzo. A maggio Bayer aveva approfittato del crollo del prezzo delle sementi e della debolezza del titolo Monsanto per offrire 122 dollari per azione, ma il management ha respinto quella proposta e due rilanci successivi. Ieri è emerso che il colosso di Leverkusen è pronto a pagare 128 euro per ogni titolo e ha fatto sapere che i vertici hanno sottoscritto l’intesa «all’unanimità». Altri due miliardi sono stati promessi dai tedeschi se dovessero cambiare idea o se l’operazione dovesse subire la bocciatura dell’Antitrust. Il nuovo polo vale circa 60 miliardi di euro di fatturato all’anno.
Il settore dell’agrochimica si conferma quello maggiormente in movimento. Basti pensare alla fusione Dow-Dupont e al takeover di Syngenta da parte del colosso statale cinese Chemchina.
Repubblica – 15 settembre 2016