Solo un miracolo avrebbe potuto salvare la vita a Tommaso Fabris, lo studente diciassettenne di Tezze sul Brenta (Vicenza) ucciso da una rara forma di meningite batterica fulminante che l’ha colpito sabato scorso. La velocità e la violenza con cui si è estesa l’infezione non gli hanno lasciato scampo. Si tratta di meningite di tipo B, mentre il ragazzo aveva assunto le vaccinazioni contro i ceppi A e C, proposte dal piano regionale alla sua classe d’età. Quella contro il ceppo B è gratuita solo per i ragazzi nati nel 2015.
Il post di Bassetti
Il decesso dello studente del Liceo scientifico «Da Ponte» di Bassano, grande appassionato di basket, è stato ufficializzato dall’Usl Pedemontana ieri pomeriggio, martedì 28 febbraio, ma le ultime, flebili, speranze di riuscire a salvarlo si erano già spente a metà mattina quando, attorno alle 10.30, una commissione medica aveva iniziato la doverosa procedura per la dichiarazione di morte cerebrale. «Il vaccino avrebbe evitato la forma letale della patologia — scrive su Facebook il dottor Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova —. In Italia purtroppo c’è stata una riduzione della copertura vaccinale, passata dal 74,94% del 2019 al 58,5% del 2021. A furia di cattiva informazione sui vaccini da parte dei soliti ciarlatani, questi sono i risultati».
L’attacco e i sintomi
Inutili gli sforzi messi in campo per tre giorni dai medici dell’ospedale San Bassiano, che fin dalle ore successive al ricovero del giovane l’hanno sottoposto alla necessaria terapia antibiotica. Tommaso Fabris era arrivato al Pronto Soccorso di Bassano sabato sera, dopo che la notte precedente si erano manifestati i primi malesseri. Terminato come sempre l’allenamento, dopo cena il ragazzo era andato a dormire, ma durante la notte era stato svegliato da alcuni episodi di vomito e da una febbre altissima, scesa solo dopo le prescrizioni della Guardia medica. Nonostante la temperatura sotto controllo, Tommaso continuava ad avvertire una spossatezza inconsueta e dolori alla testa sempre più difficili da sopportare. La comparsa di macchie sulle gambe ha convinto i genitori ad accompagnarlo al Pronto Soccorso dove ogni cura, purtroppo, si è rivelata inutile. Vane sono state anche le tante preghiere di familiari e amici, che lunedì sera si erano riuniti sotto le finestre dell’ospedale per una veglia di speranza. Con loro lo striscione «Forza Tommy».