Difficile immaginare che ai computer piacciano il vino, il calcio femminile, le feste dell’uva, i concorsi pianistici, le regate sul lago, le gare campanarie, la tradizione dell’ospitalità. Alla fine il loro compito è “ruminare” dati, in gran quantità e a gran velocità, per poi spremerne il succo concentrato in un solo numero. È possibile allora provare a selezionare, in base alle evidenze statistiche, quale potrebbe essere il “borgo più felice d’Italia”, cioè il paese dove la qualità della vita risulta migliore? Sì, si può. Il verdetto? Nella classifica del benessere è Bardolino, 6.800 abitanti, in provincia di Verona, a staccare nettamente tutti.
Così a primeggiare in questo campionato del Bil è il paese dell’omonimo e apprezzato vino dal colore rosso rubino e dal gusto asciutto, di una squadra di calcio femminile che è ai vertici in Italia, il paese dove si celebrano la festa del Chiaretto, dell’uva e del Novello e dove le strutture ricettive sono in grado di abbracciare più di 15mila turisti. Bardolino ha raggranellato il numero indice più elevato, pari a 100, lasciandosi alle spalle Brunico, a quota 91,1, e un altro borgo gardesano, ma sulla sponda bresciana, come Sirmione, fermo a 90,5. Insomma, un podio tutto nordestino (vedi classifica dei primi 100 nella tabella a fianco).
Ma come si è arrivati a questo risultato? «L’analisi – spiega Michele Bacco del Centro studi Sintesi, che ha realizzato la ricerca “La classifica dei borghi felici” – è stata affrontata in due fasi. Partendo dagli 8.100 comuni italiani, in una prima fase è stata effettuata una scrematura attraverso una serie di 20 parametri e comunque rispettando il criterio che la popolazione fosse superiore ai 3mila abitanti. Questa cernita ci ha portato a selezionare 260 comuni». A questo punto è doverosa una precisazione: i venti indicatori utilizzati dal Centro studi Sintesi sono quelli legati alla qualità della vita in versione Stiglitz–Fitoussi, cioè qualcosa che tende a superare l’ormai sessantenne e acciaccato Pil (Prodotto interno lordo, cioè un indicatore basato soprattutto sul reddito) sostituendolo con il più giovanile e accattivante Bil (benessere interno lordo). Quindi, spazio alle variabili del benessere economico e sociale, all’ambiente, agli indicatori di felicità. «Nel concreto – aggiunge Bacco – per ciascun indicatore sono stati esclusi gli outlier (ovvero comuni con valori troppo alti o troppo bassi nelle variabili considerate), eliminando in questo modo le realtà territoriali che verosimilmente apparivano “poco sostenibili” sotto il profilo delle tematiche ispiratrici della qualità della vita».
A questo punto – ecco la seconda fase – i 260 piccoli comuni sopravvissuti «sono stati analizzati sulla base di 49 indicatori suddivisi in otto aree tematiche: condizioni di vita materiali; istruzione e cultura; partecipazione alla vita politica; rapporti sociali; in/sicurezza; ambiente; attività personali e salute. Abbiamo utilizzato i dati riferiti all’ultimo anno disponibile e le principali fonti statistiche, dall’Aci all’Istat. Il peso degli indicatori è stato quindi valutato sulla base dell’area territoriale di riferimento della fonte, applicando un peso inversamente proporzionale all’ampiezza dell’area di riferimento del dato. Infine, per aggregare i diversi risultati ogni variabile è stata sottoposta a un processo statistico di standardizzazione». Un percorso statistico complicato. E se è vero che il Centro studi Sintesi sta a Mestre e che ai primi quattro posti ci stanno altrettanti borghi del Triveneto, la classifica finale vede al quart’ultimo posto la veneziana Jesolo. Un’ultima curiosità: qual è il duecentosessantesimo comune più felice, che ovviamente non può essere considerato l’ultimo d’Italia, bensì il centro non capoluogo dove si vive “meno meglio”? È Fasano, in Puglia, che ha raccolto un numero indice pari a 43,6. Poco meno della metà di Bardolino
Ilsole24ore.com – 6 giugno 2011