Sono in molti, anzi moltissimi, a ricordare Barbara Capovani, dentro e fuori l’ospedale. Il primo pensiero va alla famiglia, ai tre figli, la più giovane quasi maggiorenne, che in questi giorni sono rimasti ore davanti al reparto dell’ospedale di Cisanello, accanto a loro i colleghi di una vita come Alfredo Sbrana: «Colpiva l’incredibile passione che metteva nel lavoro, nella disponibilità che ogni giorno aveva nel voler aiutare gli altri, è una tragedia indicibile».
Ma fioccano anche i ricordi di chi l’ha conosciuta fuori dalla corsia, così emergono le passioni per la corsa, per la vita all’aria aperta con il suo cane e la politica ai tempi del liceo Galilei: «Barbara era un pilastro della scuola, ed era impossibile non conoscerla – scrive Sergio Bontempelli – insieme a Guido Carpi e a tanti altri e altre, era una delle animatrici della lista di sinistra degli studenti. Per noi più piccoli era un punto di riferimento importante. A volte non capivamo bene cosa succedeva, cosa aveva deciso l’assemblea, cosa aveva deliberato la lista, cosa bolliva in pentola: in quei casi, bisognava per forza andare da Barbara. Perché Barbara trovava sempre il tempo (e la pazienza) di rispondere alle nostre domande. Era anche quella che spiegava meglio le cose, che ce le faceva capire: per noi era una specie di seconda professoressa. Era una ragazza solare, intelligente, sensibile, e molto dolce».
Dopo il liceo, la laurea in Medicina, trent’anni fa e l’impegno costante che l’ha portata alla guida del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Santa Chiara. «Fino all’ultimo ho sperato, nonostante tutto ho sperato – scrive Maria Valeria Della Mea – ora solo il silenzio, la nostalgia del tuo sorriso quando ci incontravamo, l’immagine di te che corri, la consapevolezza del tuo immenso valore umano e professionale, e una tristezza infinita. Un’ultima carezza dolce a te, un abbraccio ai tuoi cari».
Pochi chilometri separano la sua casa nel centralissimo Corso Italia dal terzo edificio dell’ospedale che si affaccia su piazza dei Miracoli, li percorreva ogni giorno in bicicletta e proprio mentre si era chinata per togliere il lucchetto Gianluca Paul Seung l’ha colpita con una spranga alla testa. Un colpo vigliacco che non le ha lasciato scampo.
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