Le famiglie italiane restano più ricche e meno indebitate che nel resto dell’Europa, ma si sono impoverite negli ultimi anni. È questa la fotografia tracciata da Bankitalia
Nel supplemento al bollettino statistico su “La ricchezza delle famiglie italiane”. Secondo i dati diffusi oggi da Via Nazionale, infatti, alla fine del 2010 la ricchezza complessiva, in termini reali (a prezzi costanti) è diminuita dell’1,5% rispetto alla fine del 2009. E se si torna all’inizio della crisi finanziaria, cioè dalla fine del 2007 – quando è stato raggiunto il massimo di 8,9 miliardi – il calo della ricchezza è stato del 3,2 per cento. La ricchezza netta complessiva a prezzi correnti, invece, è rimasta invariata tra la fine del 2009 e quella del 2010.
Il trend negativo prosegue anche nel 2011
Le stime preliminari sul 2011, suggeriscono i tecnici di Via Nazionale, confermano poi la tendenza negativa. È vero, sottolinea infatti Bankitalia, che «nel primo semestre 2011 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe leggermente aumentata in termini nominali (0,4%) per effetto di un aumento delle attività sia reali (1,2%) sia finanziarie (o,4%)», ma «tenuto conto dell’andamento degli indici di prezzo» nei primi sei mesi dell’anno «si conferma unan moderata tendenza flettente della ricchezza netta in termini reali».
Agli italiani piace il mattone
Alla fine del 2010, secondo i dati di Bankitalia, la ricchezza lorda delle famiglie italiane era pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400mila euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,2% della ricchezza lorda e le attività finanziarie il 37,8 per cento. Sempre a fine 2010 le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3% delle attività complessive. Alla fine del 2010, circa la metà della ricchezza della famiglie era detenuta in abitazioni (circa 4.950 miliardi di euro). «In termini nominali – emerge dai dati Bankitalia – la ricchezza abitativa è aumentata dell’1% rispetto alla fine del 2009 (-0,5 per cento in termini reali). L’aumento delle attività reali (1,1%) è stato compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (0,8%) e da un aumento delle passività (4,2%)».
Ricchezza concentrata in poche mani
La ricchezza delle famiglie italiane, si legge poi nel report di Bankitalia, è concentrata nelle mani di pochi, con il 10% dei nuclei familiari più ricchi che possiede quasi la metà (45%) della ricchezza complessiva. «La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza e, all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata». Alla fine del 2008, spiega Via Nazionale, «la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10% cento della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco deteneva quasi il 45% della ricchezza complessiva».
Cambia il portafoglio: più liquidità, meno titoli di Stato e azioni
Il calo della ricchezza ha inoltre determinato un cambio di rotta nei portafogli finanziari delle famiglie italiane: più liquidità, meno azioni e meno titoli di Stato, in particolare italiani: Secondi i dati di Via Nazionale,le famiglie hanno premiato i depositi in conto corrente e il risparmio postale, le cui quote di ricchezza finanziaria sono ulteriormente cresciute rispetto al 2009 (rispettivamente di 0,2 e 0,4 punti percentuali). Rispetto al 2009, invece, la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani si è ridotta di quasi un punto percentuale così come quella detenuta in azioni e partecipazioni (un punto percentuale), completamente ascrivibile alla riduzione della quota di titoli italiani. Per Bankitalia è continuata, invece, la «ripresa, seppur debole, della ricchezza detenuta dalle famiglie in fondi comuni d’investimento dopo la caduta del 2008».
Bene il confronto con l’Europa
Nonostante il calo della ricchezza, però, gli italiani vincono il confronto internazionale. Le famiglie della penisola mostrano, infatti un elevato livello di ricchezza, pari, nel 2009, «a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti)». Continua a restare basso anche il livello di indebitamento: l’ammontare dei debiti è pari all’82% del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone é del 130%, nel Regno Unito del 170%).
Ilsole24ore.com – 14 dicembre 2011