“Chi ha di più deve contribuire di più”: questa la filosofia del ministro della Salute in vista della riforma di ticket ed esenzioni. In arrivo i nuovi Lea. Novità anche per le nomine dei Dg delle Asl: “Potremmo ispirarci alla Puglia”.
Sulle farmacie? “Ora consultazione ampia con le categorie”. Aids? “Rispetteremo l’ABC dell’Onu: Abstinence, Be faithful, Condom”. Ecco i programmi di Renato Balduzzi
Per ticket ed esenzioni si cambia. In vista del nuovo Patto per la salute tra Governo e Regioni, la partita dei ticket sarà il piatto forte insieme ai nuovi Lea. E tutto dovrà essere fatto entro il 30 aprile 2012, pena lo scatto automatico dei provvedimenti previsti dalla manovra di luglio che prevedono per l’appunto nuovi ticket, tetti alla spesa ed altre misure necessarie per tenere la spesa entro i limiti imposti da quella manovra: vale a dire quasi 8 miliardi in meno rispetto al tendenziale della spesa sanitaria del Ssn.
Su questo e altro, a partire dalle liberalizzazioni dei farmaci, si è confrontato il ministro della Salute Renato Balduzzi in questa intervista di Paolo Russo, apparsa oggi su La Stampa, e qui pubblicata in una versione più estesa curata dall’autore per Quotidiano Sanità.
Ministro Balduzzi, partiamo dalla liberalizzazione dei farmaci che, alla fine, è stata molto ammorbidita rispetto al decreto originario. Ma il Premier ha detto che supererete le resistenze. Magari reintroducendo subito le norme nel decreto “milleproroghe”?
Non c’è niente da prorogare e credo che il “milleproroghe” debba rimanere effettivamente tale. Sui farmaci serve una consultazione approfondita con tutte le categorie interessate ma è chiaro che quello del decreto salva-Italia è solo l’avvio del discorso liberalizzazione dei farmaci. Anche se abbiamo introdotto già ora norme importanti a tutela della sicurezza dei cittadini, innanzitutto prevedendo che anche fuori della farmacia ci sia sempre un farmacista a dispensare il farmaco.
Intanto avete avviato con le Regioni il confronto per rinnovare il “Patto per la salute”. Sul tappeto c’è anche il problema della sostenibilità economica del sistema sanitario.
E’ chiaro che se le ombre della recessione fossero confermate dovremmo rivedere anche l’impianto del sistema che, a condizioni economiche costanti, può essere preservato. Anche perché non dobbiamo dimenticare che il nostro è uno dei migliori servizi sanitari del mondo, anche in termini di economicità. La posizione per ora concordata al tavolo con le Regioni è quella che questo è un modello equo e sostenibile a patto venga rispettato il criterio della “appropriatezza” delle prestazioni perché non tutto quello che è disponibile è sempre utile.
Ossia?
Ad esempio se ho bisogno di un ricovero urgente devo chiedermi se è sufficiente un day hospital piuttosto che rimanere in ospedale tre giorni, occupando un posto che potrebbe essere utile per altre urgenze ed esponendomi inutilmente anche al rischio di una infezione ospedaliera. Bisogna trovare un punto di equilibrio tra utilità ed economicità della prestazione sanitaria.
Questo vuol dire che è in arrivo un nuovo sistema di ticket sulle prestazioni inappropriate?
Anche questo è al centro del confronto sul nuovo Patto per la salute. Ma la rimodulazione dei ticket deve avvenire sulla base di tre criteri: equità, trasparenza ed omogeneità, considerazione della composizione del nucleo familiare. Anche se poi il sistema potrà variare un po’ da regione a regione, anche perché ognuna ha le sue regole di compartecipazione alla spesa. Ma i criteri dovranno essere uguali per tutti.
Con i nuovi ticket arriverà anche un nuovo sistema di esenzioni?
Anche questo basato su quei tre criteri. Non è detto ad esempio che l’esenzione per patologia debba continuare ad essere svincolata dal reddito. Stessa cosa per le esenzioni in base all’età. Bisognerà poi prevedere più fasce di reddito calcolate in base alla composizione del nucleo familiare, considerando non solo il numero di componenti ma anche la presenza di anziani o disabili. Semplificando: chi ha di più deve contribuire di più, chi ha meno deve dare meno.
Altro pilastro che state rivedendo è quello dei livelli essenziali di assistenza che lo Stato dovrebbe garantire a tutti. Ci sarà una cura dimagrante?
L’ultima versione dei Lea è composta da circa seimila prestazioni. Applicando il criterio dell’appropriatezza e con un lavoro di cesello facciamo uscire quelle oramai obsolete, ma entrano nuove cure per le malattie rare, la tutela della disabilità e l’epidurale, che servirà anche a contrastare l’inappropriatezza di molti parti cesari. Comunque il numero di prestazioni garantite dal servizio pubblico non può aumentare all’infinito. C’è anche un problema di tenuta finanziaria e se il vecchio provvedimento è fermo da mesi all’Economia vorrà pur dire qualcosa.
Lei ha parlato anche di rivedere il rapporto tra la politica e i vertici delle Asl. Come?
Non mettendo in discussione il fatto che i direttori generali vengano scelti dalle Regioni, visto che la sanità rappresenta i tre quarti dei loro bilanci. Ma prevedere criteri più rigidi di selezione e di trasparenza delle nomine, questo si perché tra l’altro non è incompatibile con il rapporto fiduciario che deve esserci tra DG e regione. Su questo ho trovato i gruppi parlamentari favorevoli. Il modello di riferimento potrebbe essere proprio quello sperimentato con l’Agenas in Puglia, dove una commissione indipendente di esperti ha selezionato i candidati già opportunamente formati per poi lasciare la scelta finale alla Regione.
La Relazione sullo stato sanitario del Paese mostra un aumento delle malattie infettive, Hiv in testa. Con quali armi pensate di contrastare il fenomeno?
Proseguendo lungo la strada intrapresa da anni che punta su nuove terapie ma soprattutto sulla prevenzione, facendo proprio l’A B C del programma delle Nazioni Unite: Abstinence, Be faithful, Condom. Che in italiano si traduce in esercizio responsabile della sessualità. Da promuovere soprattutto tra i giovani.
Paolo Russo – quotidianosanita.it – 19 dicembre 2011