Mille posti di lavoro in bilico a causa del nuovo bando dei servizi di ristorazione nelle Asl del Veneto, un maxi appalto da 300 milioni diviso in sei lotti che per cinque anni più due assegna la fornitura di 18mila pasti e 9mila colazioni al giorno tra ospedali, mense per i dipendenti e distretti. Solo gli ospedali realizzati in project financing come l’Angelo a Mestre e Santorso nel vicentino sono esclusi. «Chiusura delle cucine negli ospedali, centinaia di posti di lavoro cancellati, migliaia e migliaia di pasti trasportati quotidianamente su camion», denunciano i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil che annunciano una giornata di mobilitazione e domani spiegheranno in conferenza stampa i dettagli dell’operazione che segna di fatto il debutto dell’Azienda Zero come centrale unica degli appalti. Il bando scadrà a fine mese e introduce il sistema del «cook and chill» in luogo della lavorazione dei pasti in loco. In pratica, i cibi vengono preparati con diversi giorni di anticipo poi posti in abbattitore e surgelati. Alla consegna il pasto viene rigenerato e servito caldo. Attualmente il sistema in vigore nelle cucine degli ospedali è quello del caldo-freddo, vale a dire che il cibo è trasportato a destinazione fumante (la temperatura convenzionale è 65 gradi) o freddo tra zero e quattro gradi centigradi (temperatura da frigorifero). Il cambio di sistema prelude ad un unico centro di cottura dal quale poi, attraverso camion, pranzi cene e colazioni saranno portati a destinazione in tutte le strutture sanitarie del Veneto. La clausola sociale prevede garanzie di continuità lavorativa ma a patto che siano rispettate le ragioni tecnico-organizzative dell’azienda vincitrice dell’appalto. E che da parte dei lavoratori ci sia «disponibilità», generica e non altrimenti definita. Significa che chi lavora adesso nelle cucine degli ospedali sarà posto di fronte ad una scelta: o cambiare sede di lavoro, accettando una destinazione anche molto lontana da quella attuale, mettendo in conto che a fronte di contratti per 15-18 ore settimanali si rischia di farne il doppio di viaggio; oppure rinunciare all’impiego. Un problema simile si porrebbe anche per il lavaggio delle pentole e delle stoviglie, visto che preparazione dei pasti e consumo possono avvenire a centinaia di chilometri di distanza. «Fortemente allarmate, le organizzazioni sindacali, che hanno indetto uno sciopero ed una manifestazione regionale a Venezia, chiedono al presidente Zaia di rivedere il progetto», dicono Cgil Cisl e Uil di settore. Le preoccupazioni dei sindacati sarebbero confermate da un recente incontro col direttore regionale della Sanità Domenico Mantoan, a quanto pare deciso a chiudere le cucine ospedaliere perché di difficile gestione dal punto di vista della manutenzione e del rispetto delle norme igienico-sanitarie.
Mo.Zi. – Il Corriere del Veneto – 21 marzo 2017