Forti contrarietà e preoccupazione sul progetto di legge regionale che prevede la creazione dell’«Azienda zero» e la riduzione da 21 a 7 del numero delle Ulss sono state espresse ieri mattina, nel corso dell’audizione congiunta in V commissione, dall’Intersindacale della dirigenza medica e veterinaria del Veneto. Per Fvm erano presenti il segretario regionale Franco Cicco (componente Sivemp) e il vicesegretario regionale Alberto Pozzi (componente Smi). Fvm ha condiviso con le altre sigle le perplessità per un progetto di accentramento dei poteri nell’Azienda zero senza precedenti in ambito sanitario. Pur comprendendo la volontà regionale di una “ridefinizione” e di una ritaratura del modello veneto, i rappresentanti della Federazione veterinari e medici hanno lamentato il mancato coinvolgimento preventivo delle parti sindacali e sociali a fronte di una riforma di così vasta portata.
Rimarcando come essa sia stata approntata senza definirne le modalità attuative e le eventuali ricadute lavorative e di contesto organizzativo. Il segretario regionale Fvm, Franco Cicco, come rappresentante dei veterinari pubblici veneti, ha espresso profonda preoccupazione per gli scenari che potrebbero verificarsi con la radicale revisione degli ambiti e della organizzazione delle Ulss. I servizi veterinari verrebbero ad operare, infatti, in contesti territoriali estremamente vasti e di maggiore complessità rispetto a quelli attuali. E il rischio, ha detto ancora Cicco, è quello di un loro svilimento che pregiudicherebbe l’attività di tutela in sanità pubblica e sicurezza alimentare.
Indispensabile, quindi, che il Sivemp-Fvm, in quanto interlocutore privilegiato per la sanità pubblica veterinaria, sia direttamente coinvolto nei processi decisionali che porteranno ad eventuali nuovi assetti. Più nel dettaglio il segretario regionale ha chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico della sanità veterinaria pubblica per definire un nuovo modello organizzativo, oltre che maggior attenzione per il territorio e per i servizi veterinari delle Ulss, a cui dovranno essere garantiti risorse e organici adeguati ai compiti e alle attività svolte, in linea con quelli delle Regioni con patrimonio zootecnico e agroalimentare pari a quello del Veneto. Cicco ha evidenziato inoltre la necessità di un Servizio veterinario regionale idoneamente strutturato, all’altezza della complessità da gestire e che sia efficace punto di riferimento e di coordinamento dell’attività dei servizi territoriali.
Per parte sua Alberto Pozzi, vicesegretario Fvm, ha sottolineato come destino perplessità “l’accentramento delle funzioni d’indirizzo, programmazione e gestione economica sanitaria in un unico soggetto giuridico con funzioni di autocontrollo, che superano e sminuiscono il confronto ed il parere delle parti sociali e degli Enti locali”. Quanto alla ridefinizione degli ambiti territoriali delle Ulss, mancano nel progetto di legge, ha aggiunto Pozzi, “elementi chiarificatori e predittivi circa le ricadute del nuovo modello organizzativo sull’evoluzione delle relazioni sindacali, sulla gestione del personale e delle procedure selettive nonché sulla gestione delle risorse dei fondi contrattuali”. Il rischio, ha evidenziato ancora il vicesegretario Fvm, è che la mancata condivisione nella progettazione legislativa con le componenti sindacali di categoria possano in futuro generare situazioni di conflitto. Smi-Fvm, ha concluso Pozzi, quindi, auspica una rivisitazione dell’attuale bozza di legge e l’ampio coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nella successiva decretazione attuativa del nuovo modello di governance sanitaria.
Molto critici anche i rappresentanti regionali di Aaroi, Cimo, Anaao e Fassid. Una riforma, quella in discussione, che metterebbe a rischio, secondo i medici, lo storico e collaudato modello di Ssr del Veneto. Le sigle intervenute hanno sottolineato come il progetto di legge 23 esprima “una forte deriva verticistica aziendalistica” in ambito sanitario che “sembra privilegiare i manager rispetto ai bisogni, alle richieste e alle aspettative di salute dei cittadini”. L’Azienda zero e il suo direttore generale verrebbero poi ad avere un potere fino ad oggi mai visto nella sanità italiana, dato che questa figura gestirebbe da sola 8,5 miliardi di euro l’anno.
Per non parlare dei possibili profili di illegittimità anche costituzionale, esaminati in due autorevoli pareri legali che sono stati consegnati alla commissione. Dove, tra l’altro, si sottolinea come la proposta in esame potrebbe portare a un’indebita ingerenza nelle specifiche competenze attribuiti al Consiglio e alla Giunta regionale, “unici soggetti tributari delle ‘politiche’ e della programmazione in materia socio-sanitaria”. Critiche anche sulla formulazione della proposta di riduzione del numero delle Ulss «per la limitatezza ed inappropriatezza dei criteri utilizzati, solamente di tipo territoriale con grossolana coincidenza con l’ambito provinciale».
Le voci del mondo medico e degli operatori proseguiranno ancora durante le prossime due settimane. “Al termine della tornata di ascolto dei vari stakeholder”, ha detto il presidente della V commissione Fabrizio Boron, “sarà riportato in Commissione il testo del Pdl con l’inserimento dei correttivi più appropriati tra quelli proposti durante le audizioni”. Il Presidente della Commissione ha poi confermato l’ipotesi di tempistica dell’Azienda Zero: il Pdl arriverà in aula di Consiglio entro la prima metà di novembre.
7 ottobre 2015 (a cura Ufficio stampa Sivemp Veneto)
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