Per il Partito Democratico: «La maggioranza va in tilt». Un pasticcio, per la Lista Tosi: «El tacòn xe pèso del sbrego ». Un’epigrafe, per il Movimento 5 Stelle: «Oggi è morta l’Azienda Zero». Con tale varietà d’immagini ieri i diversi gruppi di opposizione in consiglio regionale hanno commentato l’esito della seduta della commissione Sanità, sulla carta convocata no-stop dalle 10 alle 20, ma di fatto terminata già dopo un’ora e mezza, grazie a quello che a Ferro Fini è ormai stato ribattezzato «il lodo Fracasso» (da Stefano, consigliere dem): sospensione della discussione relativa alla riforma sanitaria e rinvio del punto in attesa di ulteriori chiarimenti. Ma lo zaiano Fabrizio Boron, che ha presieduto i lavori fino al novantesimo, respinge le accuse del dopo-partita: «Parlano i verbali ufficiali e in quelle carte tutte queste accuse non ci sono, anzi semmai c’è una certa disponibilità della minoranza a ragionare su riduzione delle Usl ed accentramento amministrativo».
La verità, forse, martedì prossimo. Per quel giorno Pd, tosiani e M5S hanno chiesto, e contano di ottenere, uno schema comparato sulle diverse fattezze che potrebbe assumere il sistema sanitario regionale a seconda delle differenti ipotesi normative. Spiegano infatti da Palazzo che fra bozza originaria, maxi-emendamento della maggioranza e circa duecento proposte emendative (in gran parte dell’opposizione ma anche dell’asse di governo), la discussione «comprende ormai sette testi di riferimento».
Un epilogo dettato dall’assenza di chiarezza sulla fatidica Azienda Zero, la nuova governance della sanità abbinata alla riduzione drastica delle Ulss (da 21 a 7, su base provinciale). Il progetto originario accentrava nell’Azienda tutti i compiti extrasanitari – spesa, appalti, personale, servizi, logistica, servizi sociali – cosi da eliminare i doppioni esistenti e consentire alle Ulss di dedicarsi esclusivamente all’attività di cura; con una gerarchia che affidava ai direttori generali della sanità e del sociale il potere decisionale, riservando al manager dell’Azienda Zero la responsabilità esecutiva-gestionale.
Un piano innovativo e certo discutibile, ispirato comunque ad una sua logica ora stravolta dal maxi emendamento presentato dai consiglieri leghisti all’insaputa del direttore della sanità Domenico Mantoan – presente ai lavori insieme agli assessori Luca Coletto e Manuela Lanzarin – e in dissidio con gli alleati di Forza Italia. Clima teso, battibecco tra Boron e Coletto (che poi minimizzerà i contrasti), incertezza sulla fisionomia e i compiti dell’Azienda e sullo stesso numero delle Ulss (è spuntata l’ipotesi di una deroga che ne garantirebbe due al bacino di Padova e Verona) e gruppi di opposizione lesti a passare all’attacco.
I sette testi di riferimento attuali sono troppi per non far girare la testa, a giudicare dal resoconto della riunione effettuato dalle minoranze. Dicono i dem Claudio Sinigaglia, Alessandra Moretti, Bruno Pigozzo, Stefano Fracasso e Orietta Salemi: «Abbiamo assistito ad un vero e proprio sbandamento della maggioranza, incapace di stabilire in modo univoco e con chiarezza cosa sia l’Azienda Zero: una nuova Ulss o un nuovo ente della Regione? Ma anche per quanto riguarda la figura del direttore del Sociale c’è confusione: in un articolo della proposta viene previsto ed in un altro viene abrogato. Persino sul numero delle Ulss previste c’è divisione».
Aggiungono i tosiani Andrea Bassi, Giovanna Negro, Maurizio Conte e Stefano Casali, in riferimento ad uno scambio di battute fra l’assessore Luca Coletto e il dirigente Domenico Mantoan: «Uno scontro di pareri, nemmeno tanto velato. Tutto è nato dalla richiesta di chiarimento a Coletto ad una affermazione emersa nel verbale della scorsa seduta, dove l’assessore ha dichiarato che l’Azienda Zero è una Ulss. La replica di Mantoan non si è fatta attendere: “L’ente di governance non è una Ulss, ma un’azienda con poteri speciali”. I due si sono messi a discutere animatamente su chi avesse ragione fino a far saltare la commissione Sanità e tutti aspettiamo che si mettano d’accordo su cos’è in realtà l’Azienda Zero».
Rincara la dose il pentastellato Jacopo Berti: «Un teatrino dell’assurdo. L’assessore ha iniziato la seduta leggendo l’articolo uno, comma uno, del testo che aveva in mano, che però era diverso dal testo che era stato consegnato a tutti i componenti della commissione. I tecnici presenti non sapevano di cosa si stesse parlando e non si sa neppure chi sia l’autore delle modifiche». Al riguardo Bassi azzarda un’ipotesi: «Siccome si è capito inequivocabilmente che i contenuti del maxi-emendamento non erano stati definiti né dal direttore Mantoan né dal presidente Zaia, è evidente che lo stesso è stato scritto dall’assessore Coletto con la collaborazione di Boron e di alcuni consiglieri di maggioranza».
Proprio il numero uno della commissione Sanità, però, non ci sta a sentir evocare spaccature nell’asse zaian-leghista, che una riunione di area avrebbe tentato di ricomporre lunedì. «La maggioranza – puntualizza Boron – si è già espressa in maniera unitaria con il progetto di Zaia e con il maxi-emendamento seguito all’ascolto del territorio, mirato a dare garanzie sul ruolo di consiglio e giunta, conferenze dei sindaci, direttori del Sociale. Sappiamo anche noi che alcune criticità devono essere risolte, ma si tratta di nodi giuridici, non di principio. È proprio per chiarirli che abbiamo accolto la richiesta del rinvio, anche perché era accompagnata dall’impegno ad un’opposizione costruttiva».
Testo tratto da Mattino di Padova e il Corriere del Veneto – 18 novembre 2015