Si preannuncia come la riforma epocale della Sanità veneta, che entro fine anno dovrebbe cambiare radicalmente l’attuale assetto del sistema, fermo alla legge regionale del 14 settembre 1994. In un solo colpo le Usl scenderanno da 21 a 7, una per provincia, resteranno l’Istituto oncologico veneto, le due Aziende ospedaliere di Padova e Verona e alla Segreteria per la Sanità e il Sociale subentrerà l’Azienda Zero. Tutto ciò con un’unica manovra contenuta nel progetto di legge firmato dal governatore Luca Zaia e al vaglio del consiglio regionale il mese prossimo. Quando cioè si concluderanno le audizioni di sindaci, medici, sindacati, associazioni dei malati e dei consumatori in V commissione Sanità, oggi impegnata nell’ascolto delle ragioni di Codacons, veterinari, anestesisti, ospedalieri e del primo cittadino di Bassano, Riccardo Poletto.
In più Fabrizio Boron, presidente della V commissione, e Manuela Lanzarin, assessore al Sociale, stanno incontrando le parti sociali pure sul territorio perché, dice il primo, «tutte le osservazioni saranno recepite».
Ma se è chiaro a tutti il taglio delle Usl, che si vorrebbe far coincidere con le nuove nomine dei direttori generali in scadenza il 31 dicembre prossimo, meno scontato è il significato dell’Azienda Zero. Cos’è? Lo spiega Zaia nell’introduzione al testo di legge: sarà il soggetto che unificherà e centralizzerà in sé le funzioni di programmazione sociosanitaria, coordinamento e governance del Servizio sanitario regionale e di gestione tecnico-amministrativa. Forte di personale attinto dalle liste di mobilità di Regione e Usl, composta da un Collegio sindacale e da un direttore generale nominato dal governatore per un mandato non superiore ai cinque anni e a sua volta incaricato di scegliere direttore sanitario e amministrativo più lo stesso Collegio sindacale, l’Azienda Zero assumerà il «comando» del settore. E quindi: stabilirà la programmazione finanziaria; determinerà gli obiettivi dei dg; stabilirà le politiche relative a investimenti, acquisti (centralizzati), risorse umane e tecnologiche; definirà e monitorerà i costi standard; istituirà l’Ufficio relazioni col pubblico; gestirà i flussi informativi e il controllo interno alle Usl, ne coordinerà gli uffici legali e ne disegnerà gli indirizzi in materia contabile. Inoltre si accollerà la Gestione sanitaria accentrata, cioè la quota del Fondo sanitario che ogni anno la Regione non distribuisce alle aziende ma tiene da parte per risanare il bilancio consultivo complessivo e per altre esigenze (prevenzione, per esempio); gestirà i flussi di cassa per garantire il fabbisogno; redigerà il bilancio consolidato preventivo e consultivo del Sistema sanitario regionale.
In particolare poi, il Collegio sindacale — tre persone nominate dal dg — controllerà la regolarità amministrativa e contabile, vigilerà sull’osservanza delle leggi, verificherà la regolare tenuta della contabilità e la corrispondenza del bilancio con i libri contabili e accerterà ogni tre mesi la consistenza di cassa. La ratio della riforma? «Risparmiare, vista anche la riduzione delle risorse da parte del governo centrale, e spendere meglio — scrive Zaia — evitando doppioni e incrementando i servizi. Vogliamo continuare a garantire ai veneti una sanità di eccellenza».
«Così il controllo della sanità veneta sarà concentrato nelle mani di un’unica persona, il dg dell’Azienda Zero — obiettano i Comuni e il centrosinistra —. Rischioso, anche perché spariscono il ruolo delle Conferenze dei sindaci e il direttore del Sociale, fondamentale per mantenere l’attuale assetto Socio-sanitario che caratterizza il sistema veneto». Obiezioni accolte dalla V commissione, disposta a sostenere il mantenimento del ruolo dei sindaci e il direttore del Sociale. Però sul potere dell’Azienda Zero non si discute. L’unico limite è contenuto nello stesso pdl, che prevede la nomina da parte dell’esecutivo di Palazzo Balbi di un Comitato di indirizzo composto da cinque soggetti «rappresentativi del Sistema sanitario regionale e universitario», chiamati a «verificare la conformità dell’azione dell’Azienda Zero alla programmazione e a riferire alla giunta stessa».
E le Usl, che fanno? «Viene riservata loro l’erogazione sul territorio di prestazioni diagnostiche, terapeutiche e assistenziali, sociosanitarie e di integrazione ospedale-territorio — recita la proposta di riforma —. Devono garantire un’organizzazione capillare di sportelli e servizi, per agevolare gli utenti nell’accesso alle prestazioni sanitarie». Insomma, si occuperanno dei servizi al cittadino. Quanto alla loro nuova conformazione geografica, «avranno estensione corrispondente al territorio provinciale di riferimento, a seguito della fusione delle attuali Usl insistenti sul medesimo territorio».
E allora, le Usl 1 di Belluno e 2 di Feltre diventeranno l’Usl 1 Dolomitica; la 7 di Pieve di Soligo, la 8 di Asolo e la 9 di Treviso si riuniranno nella nuova Usl 2 Marca Trevigiana; le Usl 10 di San Donà, 12 Veneziana, 13 di Mirano e 14 di Chioggia si fonderanno nell’Usl 3 Serenissima; le Usl 18 di Rovigo e 19 di Adria diverranno l’Usl 4 Polesana; le Usl 15 di Cittadella, 16 di Padova e 17 di Este formeranno l’Usl 5 Euganea; le Usl 3 di Bassano, 4 di Thiene, 5 di Arzignano e 6 di Vicenza daranno vita all’Usl 6 Berica; le Usl 20 di Verona, 21 di Legnago e 22 di Bussolengo saranno la nuova Usl 7 Scaligera. Tutte con sede nei rispettivi capoluoghi.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 6 ottobre 2015