E i cacciatori di Valli del Pasubio insorgono. L’urogallo torna fra le polemiche. Il presidente di Acv: «Nel nostro ambiente ha creato tensione la notizia del bracconiere in azione Ci sono almeno 4 esemplari vivi»
Il gallo cedrone torna a governare il Novegno. Dopo la segnalazione del Laboratorio Didattico Ambientale del Tretto sulla scomparsa dell´ultimo urogallo rimasto sulla montagna scledense, ne riappare un altro. E i cacciatori di Valli del Pasubio, colpiti nell´orgoglio dalla voce che dava la colpa ad un bracconiere della loro zona dell´uccisione dell´unico esemplare, testimoniano il ripopolamento del territorio del mitico urogallo, cantato da Mario Rigoni Stern. Lunga vita dunque al principe dei tetraonidi, che continua a vivere e cantare con l´inconfondibile “tech-toch” tra le pendici del Novegno e di malga Ronchetta.
Con buona pace di tutti, ambientalisti e seguaci di Diana, preoccupati più che mai per la sua presunta scomparsa, c nonostante l´immunità faunistica.
«Proprio così –afferma Giacomino Scocco, storico rappresentante del mondo venatorio valleogrino e oggi presidente dell´Acv (Associazione cacciatori veneti) –. Nel nostro ambiente, le voci della sparizione del volatile hanno creato tensione e irritazione e nella mattinata di qualche giorno fa sono andato con un guardiacaccia sul Novegno per un´attenta verifica e abbiamo visto e fotografato il volatile, forse allontanatosi dalla zona perchè disturbato dai numerosi escursionisti che visitano la montagna e spesso non vedono l´ora di immortalare sulla pellicola il gallo cedrone e altri animali. Comunque i recenti censimenti hanno registrato nell´area la presenza di quattro o cinque urogalli, fra maschi e femmine, particolarmente seguiti e vigilati».
Aggiunge Dorino Stocchero, agente della polizia venatoria provinciale e da decenni profondo conoscitore della realtà faunistica delle vallate dell´Agno e del Leogra : «La presenza dei galli cedroni risulta da alcuni anni in calo nell´intero arco alpino per le mutate condizioni ambientali, però, grazie ai controlli, la vita di questi animali è abbastanza tranquilla. E del resto in alcune nostre zone è stata riaperto,dopo due anni, il prelievo del gallo forcello, da non confondere,sia chiaro, con l´urogallo, e questo testimonia, assieme alla forte presenza di caprioli e camosci, un ambiente di qualità». Secco il commento di Ivano Cornale, di Recoaro,presidente del Comprensorio alpino 1 e del direttore della riserva di Valli, Corrado Roso: «Certe notizie creano forte disagio fra i veri cacciatori, che si sentono in qualche modo screditati». E altrettanto telegrafica la precisazione del comando berico della polizia provinciale, che non ha riscontri sulla fine tragica dell´esemplare. Tuttavia c´è chi dice di essere certo dell´informazione. Forse le parti stanno parlando di esemplari diversi.
Il Giornale di Vicenza – 27 ottobre 2012