La Direzione generale Agricoltura della Commissione Ue ha sottoposto agli stati Membri un Report sull’avicoltura biologica elaborato dal Gruppo di esperti per la consultazione tecnica sulle produzioni biologiche (Egtop – Expert Group for Technical Advice on Organic Production).
Il Ministero delle Politiche Agricole si è riunito il 26 febbraio scorso esprimendo un parere sostanzialmente favorevole sulle proposte di modifica della legislazione comunitaria attualmente in vigore per quanto concerne l’allevamento degli avicoli con metodo di produzione biologico. Infatti, saranno modificati sia il reg. CE 834/2007 che il reg. 889/2008 che disciplinano l’agricoltura biologica ed in tali provvedimenti saranno inserite le nuove norme per gli avicoli.
In merito al documento Egtop, Coldiretti esprime perplessità per la scelta di consentire nell’avicoltura biologica gli allevamenti multistrato sebbene limitati a tre livelli, incluso quello a terra, e con la previsione di un limite massimo per metri quadri del tasso di densità del pollame. Questi sistemi di allevamento sono realizzati su più piani, consentono di non tenere in gabbia le galline, ma presentano una densità di allevamento maggiore rispetto all’allevamento a terra sfruttando lo spazio in senso verticale.
L’uovo prodotto da una gallina in un allevamento biologico con sistema multistrato, che non ha mai razzolato a terra e all’aperto, non ha alcuna caratteristica nutrizionale ed organolettica diversa da quella di un allevamento convenzionale. Del resto, il sistema di allevamento multistrato è proprio dell’avicoltura convenzionale e decisamente poco compatibile con i principi base della zootecnia biologica che pone standard di benessere animale più elevati rispetto al convenzionale e la possibilità il pollame di poter vivere parte della sua vita in spazi aperti è elemento imprescindibile.
Il documento, quindi, almeno in questa parte non risponde secondo Coldiretti all’obiettivo di introdurre nuove norme che impongano, in biologico, sistemi di allevamento davvero estensivi ponendo fine al tentativo da parte di alcuni Stati membri del nord Europa di produrre carni biologiche con sistemi di allevamento che, per motivi economici, non si differenziano nettamente dal metodo di produzione biologico. Ammettere strutture di allevamento multistrato, non consentirà, quindi, di porre le basi per metodi di allevamento più moderni e funzionali rispettosi dei principi che caratterizzano il metodo di produzione biologico in zootecnia.
Per quanto concerne i periodi di accesso agli spazi aperti il documento Egtop propone di modificare l’art. 14 del reg. CE 889/2008. In particolare l’accesso continuo giornaliero all’aria aperta dovrebbe essere previsto il prima possibile durante l’anno a condizione che le condizioni fisiologiche e fisiche (ad es. metereologiche) lo consentano ad eccezione di restrizioni temporanee imposte dalle autorità veterinarie e dovrebbe riflettere il differente spazio vitale delle diverse categorie di pollame.
La produzione avicola con metodo di produzione biologico, in Italia, è di 2.824.978 capi (dati Sinab 2012) e rispetto al 2007 (1.339.415 capi) si è più che raddoppiata. Il trend è in continuo aumento, tanto che nel 2012 il settore ha registrato un +0,4% rispetto al 2011.
Il Punto Coldiretti – 20 marzo 2014