Riunione straordinaria con le organizzazioni agricole di Masaf e Ministero della Salute. I nuovi focolai confermati tra gli allevamenti sono in tutto 25 (16 in Veneto e 5 in Lombardia, a cui si aggiungono 11 in allevamenti “rurali”). Confagricoltura chiede al Governo di velocizzare gli indennizzi e di risolvere alcuni problemi burocratici per chi alleva i volatili con contratti di soccida. In Veneto a fare il punto direttamente con gli allevatori è stata Coldiretti, promotrice di un incontro che ha messo a confronto gli imprenditori del settore avicolo con la sanità regionale veterinaria.
Si è tenuta recentemente una riunione straordinaria convocata dal Ministero dell’Agricoltura (Masaf) e dal Ministero della Salute (Msal) sugli ultimi casi di influenza aviaria che hanno coinvolto alcuni allevamenti italiani, nel quadro di un più ampio allarme mondiale sull’espansione della malattia.
I nuovi focolai confermati tra gli allevamenti sono in tutto 25 (16 in Veneto e 5 in Lombardia, a cui si aggiungono 11 in allevamenti “rurali”); 25 sono, invece, i focolai tra le specie selvatiche (11 in Veneto e 10 in Emilia Romagna).
- Focolai in Italia | PDF (Ultimo aggiornamento: 23/11/2022)
- Positività nei selvatici in Italia | PDF (Ultimo aggiornamento: 23/11/2022)
- Mappa focolai | PDF (Ultimo aggiornamento: 23/11/2022)
L’influenza aviaria è originata dai 15 sottotipi di virus aviari, tra questi c’è H5N1, circolante dal 1997, che è stato identificato come il più preoccupante proprio per la sua capacità di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un periodo di almeno 10 giorni. Da qui la necessità di importanti misure di profilassi.
Ha preso parte all’incontro Confagricoltura, rappresentata dal presidente nazionale della Sezione Avicola, Simone Menesello, che ha chiesto al Governo di accelerare il passo su tre aspetti dell’emergenza che restano ancora irrisolti.
Il primo punto è la liquidazione dei danni indiretti, relativi al 2021 e il 2022, che gli allevamenti non hanno ancora ricevuto. È stato chiesto che le risorse stanziate (40 milioni di euro) vengano erogate nel più breve tempo possibile, anche superando alcune difficoltà che stanno mettendo a confronto gli operatori nel caso di contratti di soccida. In secondo luogo è necessario che il Governo definisca i criteri per la ripartizione equa degli indennizzi relativi ai danni subìti evitando ogni incomprensione.
Confagricoltura, infine, ha chiesto di strutturare meglio gli impianti dedicati alle operazioni di smaltimento delle carcasse degli animali a causa dell’emergenza.
Confagricoltura – con riferimento agli ultimi focolai – evidenzia in una nota che si tratta di “cifre molto ridotte rispetto a quelle della precedente ondata che interessò 800mila capi; ciò anche a dimostrazione dell’efficacia delle misure di profilassi sanitaria e di lotta al virus attraverso abbattimenti mirati e operazioni di smaltimento”.
“C’è l’assoluta necessità di avere più impianti di smaltimento autorizzati nelle zone circostanti ai focolai così da ridurre al minimo il trasporto delle carcasse infette – dichiara Menesello -. Sul riconoscimento dei danni causati dall’aviaria fino ad oggi chiediamo tempi certi e celeri per le aziende. Auspichiamo, inoltre, che per le emergenze del settore primario venga istituito un fondo dedicato, che consenta di intervenire tempestivamente e semplificando le procedure per la concessione dei ristori”.
INFLUENZA AVIARIA, COLDIRETTI VENETO INCONTRA REGIONE, IZS E ALLEVATORI
“L’ALLERTA RESTA ALTA, SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO
Influenza aviaria, massima attenzione in tutto il Veneto per difendere gli allevamenti avicoli e arginare la diffusione del virus con le opportune misure di biosicurezza e prevenzione. Per ora la situazione è sotto controllo e costantemente monitorata dalla rete di sorveglianza ma l’allerta resta alta, in particolare nelle zone più sensibili e più colpite dall’epidemia lo scorso anno. A fare il punto direttamente con gli allevatori è stata Coldiretti Veneto, promotrice di un incontro che ha messo a confronto gli imprenditori del settore avicolo con la sanità regionale veterinaria.
Un incontro necessario per chiarire i dubbi che inevitabilmente, ad un anno esatto dalla scorsa epidemia, ricorda Coldiretti Veneto, pongono molte incertezze al futuro di questo settore e degli allevatori stessi.
Un confronto molto franco, dal quale è emerso che è stato fatto tesoro degli errori del passato e allo stesso tempo sono stati riconosciuti il notevole lavoro e gli importanti investimenti affrontati dagli allevatori per aumentare ai massimi livelli le misure di biosicurezza.
Il servizio veterinario della Regione con la dottoressa Francesca Russo e l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie rappresentato dalla dottoressa Antonia Ricci e dal dottor Calogero Terregino hanno chiarito che il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 sta colpendo in modo molto aggressivo tutte le specie dei selvatici e la carica virale creatasi, inevitabilmente, colpisce alcuni allevamenti. Al momento c’è solo questo livello di diffusione del virus, il sistema sta funzionando e non c’è una diffusione massiccia tra gli allevamenti.
I numeri dei focolai, rispetto allo scorso anno, danno certamente dei segnali assai positivi, ma la fase critica non è ancora del tutto passata, ricorda Coldiretti Veneto. Attualmente i focolai in Veneto sono 16, su un totale di 24 in Italia, di cui 6 sia in provincia di Verona che di Treviso, due in provincia di Rovigo e uno nelle province di Padova e Venezia. Dei 23 casi di positività rilevati tra la fauna selvatica in Veneto ne sono stati censiti 6. Nella nostra regione sono state istituite le zone di sorveglianza e di ulteriore restrizione proprio per monitorare e contenere la diffusione del virus.
Durante l’incontro si è fatto il punto anche sul vaccino, indicato come una possibile via d’uscita all’emergenza. Il virus dell’aviaria non è solo un fatto veneto, ormai dilaga in tutta Europa e anche in Nord America, e l’utilizzo del vaccino, che un team di livello europeo, capitanato proprio dal dottor Terregino, sta sperimentando, sarà probabilmente un’ulteriore arma che il sistema avicolo avrà a disposizione per arginare il più possibile le future epidemie.
Infine è stata presentata un’accurata analisi dei dati, relativi allo scorso inverno, sulle modalità di diffusione del virus il cui esito ha chiarito al meglio i rischi connessi alla fase di trasporto e di gestione degli animali infetti.
Coldiretti Veneto, dal canto suo, continuerà il dialogo con la sanità regionale per un sempre più proficuo confronto e una fattiva collaborazione con l’obiettivo di sostenere il settore avicolo veneto e i suoi allevatori in un frangente in cui l’attenzione resta ai massimi livelli per evitare che si ripeta l’epidemia che lo scorso anno ha provocato danni per mezzo miliardo di euro al settore e l’abbattimento di oltre 14 milioni di capi avicoli.